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17 Lug

Michele Spotti. Amo il podio e Francesca

La bacchetta, Michele Spotti, ai trenini e alle macchine, preferiva una bacchetta. Nato a Desio, un amore per la lirica coltivato in famiglia, oggi è uno dei giovani direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione. Sul podio del Festival della Valle d’Itria il Maestro si racconta con simpatia e garbo.

Bambino come s’immaginava da grande?

«Ho desiderato, sin da quando ricordo, di voler essere un direttore d’orchestra. Avevo una predilezione per le discipline umanistiche e lo sport, ma il mio sogno era il podio».

E poi cos’è successo?

«L’ho realizzato e lo sto realizzando con determinazione, costanza e, soprattutto, passione».

Doveva debuttare con Rigoletto all’Opèra de Lyon, poi saltata, dopo Martina Franca sarà anche al Rossini Opera Festival. Dispiaceri, speranze o altro ancora?

«La mancata esecuzione, a sei ore dalla prima, di Rigoletto è stato un colpo tremendo, per circa sei settimane avevamo vissuto prove intense. La chiusura dei teatri con i conseguenti annullamenti di contratti importanti quali Hannover e Nancy hanno creato dispiacere e, inizialmente, un senso di smarrimento per una situazione che si faceva sempre più buia. Grazie a Francesca, mia moglie, e al sostegno psicologico di tutti i miei amici e collaboratori sono riuscito a reagire, a riprendere lo studio. Mi sono “goduto” un periodo di riposo, studio, preparazione artistica. Quando mi hanno chiamato per il festival di Martina Franca e per il Rossini Opera Festival di Pesaro si è riacceso in me il fuoco sacro per guardare con speranza il futuro prossimo e lontano».

Fra i compositori che più hanno segnato finora la sua carriera a quali è più grato?

«Per il repertorio operistico, Rossini è in cima alla lista. Un amore ricambiato che mi sta dando soddisfazioni; Verdi è uno dei motivi principali per cui sono diventato direttore d’orchestra. Fra i miei prediletti Mozart, testimone del mio debutto nella lirica. Per il repertorio sinfonico nutro una passione folgorante per Stravinskij, Beethoven e Haydn. In generale amo tutto ciò che studio e la lista è lunghissima».

Ha 26 anni ed è già sposato da due. Colpo di fulmine o frutto di una lunga riflessione?

«Ahimè ne ho già 27, un colpo di fulmine. Il matrimonio è stata una scelta per canalizzare il nostro amore in una direzione precisa voluta da entrambi, è qualcosa di straordinario».

Quanto è importante Francesca nella sua vita d’artista?

«E’ un’eccellente oboista, ha studiato con artisti del calibro di Francesco Di Rosa. Ha la cattedra di oboe al liceo musicale di Catania e ha un orecchio sensibile, avendo suonato molto in orchestra il suo parere è oro colato, l’ascolto sempre».

E la Sicilia, dove si è trasferito?

«Per quel poco che riesco a goderne è una regione splendida con persone solari e posti incredibili. Clima e cibi ottimi ne fanno una specie di paradiso nel quale ho l’occasione di rifocillarmi tra una produzione e l’altra. Ha un potenziale inespresso che potrebbe ulteriormente darle lustro».

Come trascorrete il tempo libero?

«Tempo? A parte gli scherzi, abbiamo parecchi hobbies, amiamo immergerci nella natura con trekking e nuotate. Ci piace viaggiare, ascoltare concerti e perché no, esplorare i dintorni dei luoghi dove lavoro. Un’altra passione che ci accomuna è la buona cucina, la combinazione lombardo-sicula è un’arma vincente per ottenere piatti interessanti».

Crede nel caso o nel destino?

«Entrambi. Nella vita ci sono combinazioni dove non puoi credere che non siano frutto di un disegno predisposto. Nella buona o cattiva sorte è importante avere una forte personalità per superare ogni momento difficile».

Se fosse un mago quale magia creerebbe?

«Ne ho due, una artistica e una pratica. Vorrei incontrare personaggi storici, musicisti, compositori, e chieder loro la ragione di alcune scelte. Una magia particolare: quando sono solo vorrei trovare le camicie stirate perfettamente».

Chi è. Appena ventisettenne, è tra i più brillanti direttori d’orchestra della sua generazione. Ha iniziato suonando il violino, ma la direzione d’orchestra, la bacchetta e il podio erano nel suo destino. Ha debuttato a soli venti anni al Mancinelli di Orvieto, dirigendo Le nozze di Figaro. L’anno successivo era già in giro per i teatri italiani, a macinare esperienze preziose come le cento repliche del Barbiere di Siviglia per conto dell’As.Li.Co. Con alcuni teatri, come l’Opera di Hannover, ha rapporti già continuativi. Tra gli impegni più recenti, opere di Rossini, Donizetti e Cimarosa, ma anche Hänsel und Gretel, Barbe-bleue e la prima mondiale de La cucina di Andrew Synnott. Ha diretto nei teatri di Saint-Etienne, Montpellier, Lyon ma anche al Festival della Valle d’Itria e al Wexford Opera Festival. Ha iniziato il 2020 in musica già a Capodanno, dirigendo la Nona di Beethoven alla Staatsoper Hannover. Nello stesso teatro tedesco ha diretto per la prima volta La Bohème, nel gennaio 2020. La chiusura dei teatri a causa della pandemia lo ha sorpreso il 13 marzo all’Opéra de Lyon, il giorno stesso in cui avrebbe dovuto dirigere per la prima volta Rigoletto. A seguire ci sono stati altri rinvii e cancellazioni, pertanto la sua agenda è in continuo aggiornamento. Torna a dirigere comunque già questa estate: dal 14 luglio al l’1 agosto è al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca con Il borghese gentiluomo, musiche di scena di Richard Strauss per la commedia di Molière; il 16 e il 18 agosto dirige due concerti al Rossini Opera Festival, uno di rarità rossiniane affidate alla voce di Juan Diego Flórez, l’altro con il trio di buffi Alfonso Antoniozzi, Paolo Bordogna e Alessandro Corbelli.

Grazia Lissi, fotografa e giornalista, inizia a lavorare a Parigi, effettuando reportage e ritratti di personaggi, attori, scrittori, artisti. Sue le foto del libro Diario di bordo di Vasco Rossi (Mondadori). Ha realizzato la mostra fotografica e il volume L’ora della luce. La preghiera dei monaci (Ancora). Con il biblista Bruno Maggioni ha pubblicato il libro Solo il necessario. Per Longanesi ha pubblicato Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro Paese, vincitore premio Circolo dei Lettori al Premio Biella Letteratura Industria 2016. Collabora con diversi periodici e con Qn-Il Giorno, Treccani Atlante, ilsole24ore.com. È nata a Como dove vive.

La foto di Michele Spotti in copertina è di Marco Borrelli

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