CASA CORBELLINI-WASSERMANN A MILANO, LA GALLERIA MASSIMO DE CARLO A LONDRA E PIÈCE UNIQUE A PARIGI OSPITANO LA MOSTRA PROMOSSA DALLA GALLERIA MILANESE E DEDICATA AL RITRATTO NELL’ARCO DI UN SECOLO.
La frase era del critico polacco Waldemar-George, che negli Anni Venti del Novecento aveva definito il “ritorno all’ordine” come un periodo di recupero della tradizione figurativa di stampo accademico, una volta terminata la stagione tumultuosa delle avanguardie storiche. Dopo cento anni la galleria Massimo De Carlo propone Portraiture One Century Apart, un ambizioso progetto espositivo che si dipana come un racconto per immagini ‒ che sarebbe molto piaciuto a Waldemar George ‒ fra tre sedi espositive europee: casa Corbellini-Wassermann a Milano, la galleria De Carlo a Londra e Pièce Unique a Parigi.
IL RITRATTO IERI E OGGI
Il soggetto della mostra è una riflessione sul ritratto come soggetto privilegiato di un confronto alla pari tra le opere di sette pittori storici italiani attivi durante il Ventennio e quattordici artisti internazionali delle ultime generazioni, provenienti da sette nazioni diverse. Un’operazione condotta con grande attenzione al dialogo tra le opere, tutte legate all’ambito della pittura figurativa, a tratti davvero sorprendente, che comincia negli ambienti rarefatti di Casa Corbellini-Wassermann, costruita da Piero Portaluppi tra il 1934 e il ‘36 come una sorta di manifesto della sua idea di architettura. Nei saloni caratterizzati da arredi essenziali, impreziositi da boiserie in legno e pavimenti in marmi policromi, i dipinti storici trovano la loro cornice ideale, che accoglie le opere contemporanee in un’atmosfera capace di unire Metafisica, Nuova Oggettività e Surrealismo: una mimesi perfetta che conferma una selezione attenta e oculata, grazie all’aiuto degli storici dell’arte Stefano Grandesso e Massimo Vecchia. Tra i momenti più alti spicca il dialogo tra Contessa genovese (1932-35) di Raoul dal Molin Ferenzona e Man Looking at a Bird (2001) di Lenz Geerk, entrambi carichi dell’inquietudine perturbante tipica della Neue Sachlichkeit tedesca, accostati al bassorilievo in bronzo Ice moon (2019) di Jean Marie Appriou, espressione di un Neosurrealismo fantastico e visionario. Nella sala da pranzo le due magnetiche Spose occidentali (2021) di Pietro Roccasalva dialogano con Ragazza con frutta (la sorella Margherita) (1924), una luminosa tela di Achille Funi con interessanti riferimenti al Postimpressionismo. Tra gli artisti più sorprendenti figura senz’altro Joanna Vos, autrice di Untitled (2021), un ritratto femminile dall’aspetto sognante, insieme a una grande tela che ricorda le languide e morbose atmosfere di Leonora Carrington intrise di un erotismo saffico e magnetico (Untitled, 2021), vicino ai gesti imbalsamati di alcuni dipinti di Balthus.
LA TAPPA ALLA GALLERIA DE CARLO A LONDRA
La mostra prosegue negli ambienti asettici della galleria di Londra, dove è il contemporaneo nella sua dimensione internazionale a dominare la scena, con un immaginario più estremo e sfaccettato, giocato su tre soggetti: il nudo, il doppio ritratto e la frammentazione del corpo femminile. Senza però togliere spazio né significato alle opere storiche, tra le quali spicca il Ritratto del chirurgo Gino Pieri (1931) del romano Luigi Trifoglio, quasi una rilettura in ambientazione medica del Ritratto di Silvana Cenni (1922) di Felice Casorati. Se la natura materica e gestuale della pittura, del tutto assente nella tappa milanese, è qui assicurata dai volti ammiccanti dipinti da Jenna Gribbon insieme ai nudi maschili e femminili di CeliaHampton, il raro tema del doppio ritratto trova uno svolgimento interessante nel confronto tra Ragazzi con violoncello (1925) di Alberto Ziveri e le ironiche tele di ambientazione popolare di Qin Qi, Xiao Lin (2017) e Ant & Sugar Cubes (2021). Impossibile non rimanere colpiti dal dialogo tra l’opera di Achille Funi Composizione con calchi (1937-38) e Oak cabinet with body fragments (2021), un mobile-scultura in legno di quercia di Daniel Dewar & Grégory Gicquel, senza dimenticare altri due ritratti femminili di rara e profonda intensità come Ritratto della contessa Marmont (1936) di Massimo Campigli e Nudo femminile sul divano (1929) di Cipriano Efisio Oppo.
DE CHIRICO E L’ARTE CONTEMPORANEA A PARIGI
La tappa parigina è affidata a un dialogo serrato tra una tela di sapore metafisico di Giorgio deChirico e le opere di Jenna Gribbon, Ludovic Nkoth, Lenz Geerk e Andrew Lamar Hopkins: mondi e culture diverse a confronto con il pictor maximus in un momento storico dove il ritorno all’ordine sembra essere tornato in auge, non più come una convinzione poetica basata su una scelta di campo come negli Anni Venti, bensì come una possibilità di raccontare il mondo con tele e pennelli.
Ludovico Pratesi
Da Artribune
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