Non di solo pane e panelle si vive in Sicilia. Palermo e tutta l’area occidentale offrono una serie di eventi culturali improntati sulla contemporaneità, la sostenibilità e l’omaggio al passato greco. Mentre ad Agrigento la Valle dei Templi resta protagonista indiscussa della stagione estiva con spettacoli teatrali ed eventi culturali alla scoperta di un passato magico, a Trapani la città viene invasa dalle sculture giganti sostenibili dal collettivo Cracking Art. E a Palermo? La città si fa cornice barocca della rinascita del Salon alla Rizzuto Gallery, terra d’accoglienza per Anastasija Kolibaba – artista ucraina invitata per una residenza artistica a Palazzo Sant’Elia – e luogo di dialogo sul contemporaneo tra le sale di Palazzo Reale con la mostra .ЯƎ e il vello d’oro di Ryan Mendoza.
Alberto Burri, Saint Clair Cemin, Tony Cragg, Zhang Hong Mei, Anselm Kiefer: sono solo alcuni dei sedici artisti che per quest’estate saranno presenti nelle Sale Duca di Montalto a Palazzo Reale. Fino al 31 ottobre a cura della Fondazione Federico II, la mostra .ЯƎ esprime l’urgenza di una volontà per riaccendere la comprensione e la riscrittura della realtà. L’iper bombardamento di immagini del nostro tempo e il sempre più crescente mondo virtuale rende invisibile e assente il reale corpo del mondo, che si opacizza sempre di più fino a scomparire. L’overdose di immagini a cui siamo sottoposti, fa sì che il vero assente sia il reale corpo del mondo, che la nostra coscienza (per semplificare) opacizza fino a renderlo assente. .ЯƎ è un’esperienza pensata come invito implicito a trasformare la battuta di arresto forzata che l’Umanità ha subito in direzione di un recupero di dimensioni autentiche e responsabili che, da tempo si presentavano scarsamente umanizzanti e aliene.
Nelle sale del Palazzo, sempre con la curatela della Fondazione Federico II, si visita fino al 26 settembre The Golden Calf, di Ryan Mendoza (New York, 1971). La mostra è il risultato autentico di un percorso concettuale. Un gigantesco lavoro pregno di rimandi alla tradizione e alla contemporaneità, quasi interamente site specific per il luogo millenario in cui sono esposte le sue opere. In questo delirio organizzato qualche indizio, o punto di riferimento, si trova in due elementi diametralmente opposti. Il vitello d’oro, che dà il titolo alla mostra, simbolo biblico dei falsi idoli e dell’idolatria, a cui si contrappone il pipistrello: l’antieroe, che per Mendoza include la moltitudine degli emarginati e dei più deboli. Dietro quella forma che i più da sempre guardano con ritrosia, per l’artista c’è probabilmente il corpo delle inquietudini e dei conflitti della società. L’esposizione si concretizza in 42 opere tra dipinti, sculture e istallazioni. Opere che invadono il Palazzo, dalla facciata esterna al Cortile, dal piano nobile fino ai Giardini.
Tra le navate settecentesche dell’ex Cavalleria di Palazzo Sant’Elia è possibile visitare fino al 31 agosto la mostra conclusiva della prima residenza artistica e umanitaria organizzata dalla fondazione Sant’Elia nello storico palazzo di cui è stata ospite Anastasija Kolibaba (Odessa, 1994) in seguito all’invasione russa del suolo Ucraino lo scorso 24 febbraio; da qui la data indicata nel titolo della mostra, pensata dall’artista nella sua condizione straniante e surreale – l’abbreviazione SUR nel titolo – di esule. Tutte le opere, tranne una, sono state realizzate da Kolibaba nel Palazzo, e vivono delle suggestioni estetiche offerte dall’unicità e dallo splendore dell’architettura, dalla sua storia secolare, divenendo una metafora potente di un processo di morte e di rinascita. È la stessa artista a dichiarare che la mostra rappresenta uno studio dell’impatto della guerra sui processi socio-culturali e sul cambiamento della percezione dell’immagine del mondo, sia a livello personale che sociale, quando la consapevolezza della propria mortalità̀, la paura animale, la volontà̀ di sopravvivere obbliga a cambiamenti radicali, offuscando il confine tra metafora e realtà̀.
3. DA PARIGI A PALERMO, IL SALON ALLA RIZZUTO GALLERY
“Eccoci di nuovo alla nostra migrazione annuale, ormai appuntamento fisso. Di nuovo la pittura italiana torna verso il sole, la vita, i colori, il calore. Abbiamo capito quanto ci serve, abbiamo capito quanto ci fa bene. Per abbracciare con ancora più forza l’erotismo della visione, della magia e del mistero. Nuovamente. Sempre a Palermo, nel cuore della città, teatro perfetto di scorribande diurne e soprattutto notturne nei suoi quartieri, tra musei, bar, piazze lastricate di pietre grigie e rosse, per respirare tutta la vita che può entrare nei nostri polmoni. Palermo che per noi è mille chiacchiere, infinite sudate, mille incontri; unica scuola di arte e vita. Palermo che in anni ostili alla pittura ha rappresentato un luogo di resistenza all’omologazione e libertà. In quel cuneo di terra che sembra un lembo di Europa tirato verso il Nord Africa e il Medio Oriente”. – Antonio Grulli e Francesco De Grandi
Quando si pensa ai Salon parigini dell’Ottocento, viene spesso alla mente un immaginario antico e polveroso, in un certo senso legato quasi esclusivamente al mondo accademico. Ma se questo format venisse riattualizzato? Salon Palermo 2 ne è l’esempio perfetto. Alla Rizzuto Gallery, fino al 20 agosto, è possibile visitarlo. Con la curatela di Antonio Grulli e Francesco De Grandi, Salon Palermo è alla sua seconda edizione con una mostra collettiva sulla nuova pittura. A differenza del suo omonimo ottocentesco, dove le opere d’arte sono un universo a sé stante, nelle sale della Galleria le opere sono legate tra loro dall’adesione a una tradizione surrealista, o all’espressionismo europeo tra le due grandi guerre.
All’interno del parco Archeologico è possibile ammirare fino al 25 agosto Sotto e Sopra il suolo, vita e rigenerazione, evento creato e diretto da Rossana Danile e a cura di Giusy Emiliano. L’esposizione intende innalzare il livello di attenzione nei confronti del suolo, della sua tutela e del nostro modus habitandi, attivando un dialogo tra arte e scienza, tra agronomi e artisti. Attraverso il linguaggio visivo dell’arte contemporanea e dello storytelling multidisciplinare, il format intende promuovere gli obiettivi dell’Agenda 2050 per lo Sviluppo Sostenibile e le azioni del Parco della Valle dei Templi, in linea con quelle delle organizzazioni mondiali. La curatela e l’allestimento si concentrano, dunque, sulla narrazione: le installazioni degli artisti rappresentano il punto di incontro tra arte e scienza con l’obiettivo di immaginare uno spazio collettivo di conoscenza e connessione con il pubblico internazionale della Valle dei Templi. Emiliano indaga su temi ambientali attraverso artisti internazionali che si sono fatti portatori di temi legati al suolo e che si confrontano direttamente con il luogo ospite che porta con sé una narrazione millenaria carica di significati.
Un’altra iniziativa degna di nota è quella di Stoài. Storicamente la stoài era il porticato che circondava l’agorà, la piazza, il luogo in cui ci s’incontrava o si svolgevano alcune attività della Polis. Oggi, è lo spazio in cui gli dei fanno ritorno, invitati dall’arte a riaprire un discorso fra passato e futuro. Un luogo di esperienza che rievoca con cibi, musiche e danze il mitico incanto del mondo greco. Con la regia di Marco Savatteri, lo spettacolo Il simposio degli dei offre un’esperienza unica, quasi surreale. Una volta all’interno, lo spettatore si ritrova in un’epoca lontana e indistinguibile per vivere in prima persona un vero Simposio come facevano i Greci, mangiare come loro, sedersi, rilassarsi e poi scoprirsi protagonista di una performance interattiva, esperienziale, in un luogo che esprime e racconta la Sicilia, tra arte e mito.
5. STORIES, PLASTICA SOSTENIBILE E CREATURE MAGICHE NEL VERDE TRAPANESE
Il termine cracking è utilizzato per indicare la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica. È con questa accezione che nasce il movimento Cracking Art (1993): nel momento in cui il petrolio diventa plastica, il naturale lascia il suo posto all’artificiale, l’organico permuta in sintetico. Gli artisti che fanno parte di questo movimento hanno l’obiettivo di cambiare la storia dell’arte attraverso l’impegno sociale e ambientale grazie all’utilizzo di materiali plastici per mettere in evidenza il rapporto sempre più stretto tra naturale e realtà artificiale. E hanno preso possesso della città di Trapani. Chiocciole, conigli, gatti, rondini, elefanti, tartarughe e pinguini: sono oltre 40 le maxi-sculture dalle dimensioni più svariate visibili fino all’11 settembre, per la mostra Stories. In collaborazione con la Fondazione G. Whitaker, curata dal collettivo Cracking Art, è pensata e voluta gratuita e all’aperto, affinché possa essere alla portata di tutti. Quella che propone la mostra è un’invasione di sculture “sostenibili”, creature in dialogo con lo spazio urbano, che prendono possesso del luogo con lo spirito leggero e favolistico di un gioco meraviglioso. Grandissimi animali dalle tinte sgargianti rendono Trapani e Mozia gallerie d’arte a cielo aperto, uno speciale museo senza barriere dove centrale è il rispetto per la natura.
Silvia Rossetti
Da Artribune
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