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21 Ott

Giorgio de Chirico. Metafisica continua a Conegliano

La mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua”, in programma a Palazzo Sarcinelli fino al 25 febbraio 2024, porta, per la prima volta, un nutrito gruppo di capolavori del Maestro italiano nella città di Conegliano. Le prestigiose stanze rinascimentali di Palazzo Sarcinelli rappresentano la cornice architettonica ideale per l’esposizione delle opere di un artista che ha sempre saputo confrontarsi originalmente con il passato artistico italiano.
L’esposizione, a cura di Victoria Noel-Johnson, è organizzata da ARTIKA, in collaborazione con il Comune di Conegliano la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico. La totalità delle opere esposte proviene dalla Fondazione, la cui attività di gestione della casa-museo a Roma e il cui impegno costante nel mantenere viva e fruibile l’importante collezione di opere dell’artista hanno permesso agli organizzatori e al pubblico di entrare in diretto contatto con la grandezza di questo maestro assoluto della pittura italiana ed internazionale.


“Giorgio de Chirico. Metafisica continua” anticipa le celebrazioni del centenario del Surrealismo (1924-2024), movimento di cui de Chirico fu eletto precursore dal fondatore André Breton. Per quest’ultimo, come per altri surrealisti quali Max Ernst, René Magritte, Yves Tanguy e Salvador Dalì, la prima pittura metafisica (1910-1918) di de Chirico svolse un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del movimento dall’inizio degli anni Venti in poi.

Ad essere proposte sono 71 opere dell’artista e tra esse un’importante selezione dei principali soggetti di de Chirico, tra cui i Manichini senza volto e i Trovatori, le Piazze d’Italia e le Torri, gli “Interni ferraresi”, i Trofei, i Gladiatori, gli Archeologi, i Soli accesi e spenti e i Bagnanti misteriosi (serie Mythologie del 1934).


La mostra riserva un ampio focus alla stagione neometafisica (1965-1976 ca.) – di cui Fondazione de Chirico possiede la più importante e completa collezione al mondo – in cui l’artista torna a elaborare i temi che popolavano le opere del primo periodo metafisico (1910-1918). Oltre a presentare i motivi più noti, i prestiti selezionati metteranno in evidenza la gamma di tecniche in cui si è cimentato il maestro: pittura, disegno, acquerello, scultura e litografia. Come ormai ampiamente riconosciuto dalla critica attuale, tutti questi lavori possono essere considerati metafisici, in quanto sostenuti dal costante interesse per la Metafisica di de Chirico, in particolare per i due concetti nietzschiani dell’eterno ritorno e del dualismo apollineo-dionisiaco.

Considerato una delle figure principali dell’arte del primo Novecento, de Chirico ha influenzato in modo profondo non solo il surrealismo, ma anche una serie di movimenti di ampio respiro, tra cui il realismo magico, la Neue Sachlichkeit (nuova oggettività), la pop art, la transavanguardia e alcuni aspetti del postmodernismo. A ciò ha contribuito in maniera determinante la costante volontà di sperimentazione dell’artista, che nei suoi settant’anni di carriera (1908-1978 circa) non ha mai smesso di elaborare stili, tecniche, soggetti e colori diversi, in modo non dissimile dal coetaneo e amico Picasso. La natura apparentemente paradossale dell’opera di de Chirico è, per l’appunto, ciò che la rende ancor oggi – a oltre un secolo di distanza dalla scoperta della Metafisica nel 1910 – così fresca e attuale per gli artisti e il pubblico moderno.


Promossi per la prima volta nel 1913 da Apollinaire e Picasso (i due grandi mediatori tra modernismo e tradizione), i primi dipinti di de Chirico intonano un “canto nuovo” che affascina e, in parte, galvanizza l’avanguardiaa parigina degli anni Dieci, seguita dai surrealisti negli anni Venti.
“Elaborando un sistema pittorico di precisione matematica che distorce la realtà (attraverso l’uso illogico della prospettiva e della luce, unito all’accostamento irrazionale di oggetti comuni e fantastici in ambienti alterati e insoliti), l’artista produce scene di enigmatico isolamento o inquietante costrizione”, sottolinea Victoria Noel-Johnson, che della mostra è la curatrice. “Pervasa da un angoscioso presagio, l’atmosfera (o Stimmung, secondo il filosofo tedesco dell’Ottocento Nietzsche) della sua pittura mira a suscitare un senso di sorpresa, scoperta e rivelazione”.


Da più di un secolo Giorgio de Chirico affascina, sconvolge e inquieta artisti, estimatori ed appassionati dell’arte del Novecento. La sua produzione artistica è una summa dell’arte del secolo scorso, oltre che un’anticipazione profetica delle dinamiche espressive del nuovo millennio. A partire dal 1908, quando iniziò a dipingere sulla scia dell’entusiasmo generato dalla visione delle opere romantico-simboliste di Arnold Böcklin e Max Klinger, de Chirico non ha mai smesso di stupire. L’esaltazione e poi la lite con i surrealisti, l’aspra polemica in occasione della Biennale veneziana del 1948, passando per l’abbraccio di una visione stilistica classica e poi barocca, fino alla Neometafisica con la ripresa gioiosa dei temi degli anni Dieci, Venti e Trenta. Le evoluzioni, i ritorni e i colpi di scena offerti al grande pubblico da de Chirico si sono susseguiti senza alcuna sosta, facendo di lui uno degli artisti italiani più influenti degli ultimi cento anni. Tra i primi moderni a sbarcare negli Stati Uniti negli anni Trenta, de Chirico seppe accendere un riflettore sull’arte italiana della prima parte del Novecento, assai trascurata a livello internazionale in quel momento storico. Con la Neometafisica, de Chirico ripropose una citazione permanente dei suoi temi e dei suoi oggetti improbabili e misteriosi. Il continuo rimescolamento degli elementi e l’entusiasmo nella creazione di sempre nuove associazioni sembra un’anticipazione del meccanismo citazionistico del postmodernismo.

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