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23 Dic

Il fascino bizzarro della caricatura, da Leonardo a Bacon

Dal 28 gennaio al 27 aprile 2023 Palazzo Loredan – Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ospita la mostra De’ visi mostruosi e caricature. Da Leonardo da Vinci a Bacon, a cura di Pietro C. Marani insieme a un comitato scientifico composto da Alessia Alberti, Luca Massimo Barbero, Paola Cordera, Inti Ligabue, Enrico Lucchese, Alice Martin, Alberto Rocca, Calvin Winner.

Obiettivo della mostra non è tanto indagare come e perché si sviluppi il singolare genere della caricatura, o meglio della deformazione e trasformazione dei tratti fisiognomici, quanto rendere evidente l’esistenza di una linea di continuità “settentrionale” in quest’ambito che, partendo dai “visi mostruosi” di Leonardo e dalle “pitture ridicole” dei lombardi, assunte le esperienze del naturalismo carraccesco, fiorirà in laguna nella prima metà del Settecento.

Giovan Paolo Lomazzo, Testa grottesca di donna volta verso destra, dettaglio (1560 circa; olio e tempera su tavola, 26 x 18 cm; Milano, Collezione privata) ©Vivi Papi

“De’ visi mostruosi non parlo, perché senza fatica si tengono a mente”, così si legge tra le annotazioni di Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico e nel Trattato della Pittura. In occasione dell’esposizione promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, i visitatori vedranno le tante “teste caricate” o “grottesche”, i volti deformi, le figure esagerate o caricaturali realizzate dai grandi artisti attivi in Italia settentrionale tra il XVI e il XVIII secolo.

Saranno esposte oltre 75 opere in prestito da musei e collezioni private internazionali, dal Musée du Louvre di Parigi alle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, dalle Gallerie degli Uffizi alla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Designmuseum Danmark alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al Sainsbury Centre for Visual Arts della University of East Anglia di Norwich. Presente anche un nucleo di diciassette disegni autografi leonardeschi, tra cui la nota Testa di Vecchia in Collezione Ligabue, prestati eccezionalmente dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, dalla Pinacoteca di Brera e, per la prima volta in Italia, dalla Devonshire Collections di Chatsworth.

Quinten Massys, An Old Man, about 1513. Oil on oak, 64.1 x 45.1 cm. Private collection © Photo courtesy of the owner

Il percorso espositivo parte da Leonardo da Vinci e giunge alla Venezia di Anton Maria Zanetti e dei Tiepolo, passando per Francesco Melzi, Paolo Lomazzo, Aurelio Luini, Donato Creti, Arcimboldo, ma anche Carracci e Parmigianino. Quello dell’alterazione o deformazione della fisionomia, che nel Novecento assume nuovi significati, è un tema evocato nel capolavoro di Francis Bacon dal titolo Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, esposto in chiusura.

“Anche questa esposizione ci induce a riflettere sulla nostra umanità”, afferma Inti Ligabue, Presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue. “In un modo certamente ’diverso’ rispetto a quanto fatto negli anni passati con le mostre di taglio archeologico, antropologico ed etnografico dedicate a culture e civiltà lontane, ma sempre aperti alla conoscenza e alla comprensione della società, dei suoi valori, delle sue espressioni culturali. È l’Uomo al centro dei nostri interessi; Venezia è il punto di partenza e di ritorno delle nostre esplorazioni e delle nostre ricerche e voglia di scoprire e di condividere è il motore della nostra Fondazione”.

Francis Bacon (1909-1992), Tre Studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965, olio su tela, insieme: 51 × 120,5 cm. UEA 37, Sainsbury Centre for Visual Arts, Norwich,UK © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved / DACS / SIAE

Per giungere alla caricatura, che si diffonde nel Settecento in laguna intrecciandosi con la grande tradizione musicale e teatrale veneziana, la mostra a Palazzo Loredan parte da Leonardo da Vinci. Se pure non possano definirsi caricaturali i disegni di Leonardo, ovvero diretti allo scherno, all’ironia o al sorriso, le sue “teste caricate”, l’esasperazione dei tratti somatici, gli studi fisiognomici dei caratteri umani e dei “moti mentali”, la strenua analisi della deformazione a rimarcare una volontà di realismo, ma pure doti morali o virtù particolari al di là dei difetti fisici o dei segni del tempo non possono non aver influenzato e ispirato questi esiti settecenteschi.

Si pensi all’immediata fortuna dei suoi studi, ai tanti imitatori e seguaci attivi in laguna come Giovanni Agostino da Lodi o Giovan Paolo Lomazzo, alle riproduzioni nei secoli successivi (tra tutte le stampe seicentesche dell’incisore boemo Wenceslaus Hollar che propone in formato 1:1 i disegni appartenenti alla collezione del XXI conte di Arundel) e soprattutto alla ripresa leonardesca cui si assiste a Venezia, nei primi decenni del XVIII secolo, presso i maggiori artisti e collezionisti come Anton Maria Zanetti, capostipite della caricatura veneziana, e il nobile Zaccaria Sagredo.

Quinten Massys, An Old Woman (‘The Ugly Duchess’), about 1513. Oil on oak 62.4 × 45.5 cm. Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947 © Photo The National Gallery, London

La nota su Zanetti che appare nelle pagine manoscritte anteposte all’Album Cini, di cui sono in mostra alcuni importanti fogli, segna per il curatore Pietro Marani la pista da seguire per proporre innovativamente una linea tosco-lombarda e propriamente leonardesca nell’ispirazione dell’artista, accanto alla nota formazione emiliana anch’essa ricordata in mostra attraverso i disegni e le grottesche di Creti, di Carracci (dalla Collezione del Duca di Devonshire anche l’unico disegno di Annibale Carracci proveniente dall’eredità Burlington) e della cerchia di Parmigianino. Come ricorda Marani, sappiamo della presenza di Leonardo a Venezia nel 1500, breve ma significativa che pare abbia influito sulla pittura di Giorgione e sui lavori di Dürer; sappiamo anche dell’arrivo acclamato in laguna, nel 1726 nella collezione di Zaccaria Sagredo, di cartoni originali di Leonardo provenienti dai Casnedi di Milano: un’acquisizione che lo stesso Zanetti riferisce nella sua corrispondenza; sappiamo infine che a Venezia Paolo Lomazzo, allievo ed erede dei manoscritti di Leonardo e guida degli artisti riuniti nell’Accademia della Val di Blenio, deve essere stato diverse volte. Sono soprattutto le amicizie, le frequentazioni parigine e milanesi, la ricca biblioteca dell’artista veneziano a motivare la conoscenza dei disegni di Leonardo, diretta e indiretta, e l’influenza del maestro su Anton Maria e sugli artisti della Serenissima. A parte il legame di Zanetti con i Trivulzio e la frequentazione del “clan Zanetti-Carriera” con l’ambiente milanese e con i patrocinatori dei Clerici, committenti di Gian Battista Tiepolo, determinante dovette essere la presenza a Venezia di Pierre Crozat nel 1716 e di Pierre Mariette nel 1718-1719, con i quali Zanetti entrò presto in confidenza. Furono loro a indurre il veneziano a fare un viaggio a Parigi nel 1720 insieme a Rosalba Carriera e ad Antonio Pellegrini, proseguito poi a Londra e nelle Fiandre; fu Crozat a possedere per alcuni decenni celeberrimi disegni a pennello su tela di lino di Leonardo, indicati precedentemente come lavori di Dürer ma riconosciuti dallo stesso Mariette come autografi del maestro; fu Pierre Mariette ad acquistare un famoso Album con copie delle caricature di Leonardo, al tempo ritenute originali, molte delle quali tratte dai disegni autografi di Leonardo conservati ora nella Collezione del Duca di Devonshire a Chatsworth, di cui sono esposti in mostra esemplari.

Leonardo da Vinci (1452-1519), Testa caricata e busto di profilo d’uomo verso sinistra, 1490 circa, punta metallica, penna e inchiostro seppia su carta, incollata su carta di supporto, 153 x 112 mm. Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca – Milano © VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA / MONDADORI PORTFOLIO / G. Cigolini

Possibile che di tutto questo non abbiano discorso i due francesi con Zanetti? La domanda aleggia nell’esposizione e nel catalogo edito da Marsilio: possibile che egli non abbia visto e “annotato” tali opere? Se a questo, sempre seguendo il ragionamento del curatore, si aggiunge che nell’inventario della biblioteca di Zanetti compare proprio una copia dell’Album Mariette, inciso nel 1730 dal Conte di Caylus, così come il Trattato della pittura di Leonardo nell’editio princeps, ovvero quella stampata a Parigi da Raphael du Fresne nel 1651, ma anche l’Idea del Tempio della Pittura del Lomazzo pubblicata nel 1590 a Milano, in cui egli ricorda i “visi mostruosi” del da Vinci, e il suo Trattato dell’arte della Pittura, tutti volumi ed edizioni esposti in questa occasione, allora gli indizi possono diventare prove.

I visitatori potranno divertirsi nel notare come il gesto sintetico e immediato di certe caricature di Giambattista Tiepolo, ma anche quelle stesse dello Zanetti, richiamino quella che può considerarsi l’unica vera caricatura di Leonardo esistente: quella di un “Chierico” in cui furbizia, arguzia e derisione si sposano perfettamente in pochi tratti, anch’essa eccezionalmente in mostra grazie alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana; e come nasi esagerati, menti sporgenti, seni prorompenti, teste con parrucche siano di matrice leonardesca o comunque rivelino prototipi poi ripresi e variati dagli autori leonardeschi come Melzi, Battista Franco, Lomazzo, Figino: tra tutti la “caricatura di uomo con cappello conico” che si ritrova nell’Homo ridiculo di ambito del Lomazzo prestato dall’Accademia Carrara di Bergamo, che trova un’eco nei lavori di Brambilla, Figino e Arcimboldo esposti in mostra.

Giovan Paolo Lomazzo (1538-1592), Testa grottesca di donna volta verso destra, 1560 circa, olio e tempera su tavola, 26 x 18 cm. Collezione privata, Milano © Vivi Papi

Da segnalare, l’olio su tela con Testa grottesca di donna (1560), attribuito a Giovan Paolo Lomazzo già dal Longhi, e la galleria di circa venti caricature tiepolesche: gobbi, prelati e macchiette di nobili signori di diverse datazioni, alcune già in Collezione Valmarana e poi Wallraf, altre provenienti dal Terzo tomo de caricature. Il dipinto di Lomazzo invece, “animalesco e ottuso”, derivante da un fortunatissimo disegno di Leonardo copiato e riprodotto più e più volte, mostra il seguito, anche in pittura, della strada avviata dal maestro, dove gli effetti della deformazione fisiognomica appaiono ancora con più evidenza e sembrano avvalorare l’interpretazione delle teste grottesche di Leonardo data da Gombrich (1954), in cui affiorerebbe il tema dell’inconscio e della raffigurazione autobiografica.

Giambattista Tiepolo (1696-1770), Caricatura di gentiluomo con parrucca, seduto, di profilo a destra, 1755-1760, penna e inchiostro nero, pennello e inchiostro nero diluito, su carta, controfondato, 165 x 140 mm. Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano © Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano

Ambiti che prefigurano i temi psicanalitici e visionari della pittura di Francis Bacon nei suoi ritratti. La mostra si conclude con un trittico dell’artista datato 1965: Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne prestati dal Sainsbury Centre-University of East Anglia di Norwich. Un invito a riflettere su come nel Novecento questa via dell’arte, di antica provenienza, prosegua assumendo nuovi significati, conducendo lo studio della natura umana alle destrutturazione, alla deformazione e alla manipolazione della forma, per manifestare l’interiorità e l’inconscio.

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