L’Accademia Verdiana del Teatro Regio di Parma, punto di riferimento per la formazione vocale e musicale, ha recentemente debuttato a New York, portando lì la sua duplice missione di scoprire e valorizzare nuove generazioni di cantanti. Nata da un’idea ambiziosa, realizzata in tempi record, l’iniziativa ha preso forma grazie al supporto degli International Friends of Festival Verdi, della Casa Italiana Zerilli-Marimò – che ha ospitato cinque giornate di masterclass e il concerto finale – e della Fondazione Prof. Roberto Massini ETS che ha garantito a ogni studente la possibilità di partecipare gratuitamente, con una borsa di studio di 500 dollari. In poche settimane sono arrivate quarantatre candidature da tutto il mondo, dagli stessi Stati Uniti fino all’Aia, America Latina ed Europa, tra tutti sono stati selezionati dieci cantanti “under 35”. Per loro l’Accademia Verdiana ha rappresentato un’esperienza «unica e impagabile» che ha offerto l’opportunità di esplorare il repertorio verdiano, approfondire le tendenze attuali nell’esecuzione dell’opera di Verdi e lavorare su pratiche esecutive storicamente informate soprattutto attraverso l’uso di edizioni critiche. Un programma impegnativo in relazione ai giorni a disposizione, ma reso accessibile dalla guida esperta di Francesco Izzo, direttore didattico dell’Accademia Verdiana e professore ordinario all’Università di Southampton, che ha rivelato essere «molto soddisfatto del livello complessivo dei dieci allievi che abbiamo selezionato e anche dello svolgimento del corso che ha offerto una prospettiva unica per quel che riguarda il panorama statunitense, combinando musicologia, prassi esecutiva e lavoro sulla tecnica vocale. Inutile dire che il successo è stato sancito soprattutto dalla presenza di una fuoriclasse come Eleonora Buratto, oltre alla squadra dell’Accademia Verdiana che comprendeva anche Jonathan Friend, David Lawton e Claudia Zucconi». E se molti si chiedono se vedremo questi allievi al Teatro Regio, Izzo risponde che «vari di loro hanno tutte le carte in regola per presentarsi a Parma. Le modalità andranno naturalmente studiate in base alla disponibilità di ruoli e altre opportunità che potremmo offrire». La sua filosofia, infatti, è quella di creare connessioni tra i programmi di formazioni e la programmazione del teatro.

Francesco Izzo ed Eleonora Buratto
Come sottolineato dallo stesso Izzo, la masterclass è stata arricchita dall’insegnamento e dalla preziosa esperienza di Eleonora Buratto. Io stessa ho potuto assistere a una giornata di lezioni con il soprano mantovano, ormai presenza fissa al Metropolitan Opera dal suo debutto nel 2016, che, nonostante fosse impegnata come Mimì nella Bohème (quella con la storica regia di Zeffirelli), ha dedicato tempo ed energia ad ogni allievo. Emozionante vederla nella veste di insegnante, un ruolo che sogna di abbracciare «con calma e nei prossimi dieci anni» ma che ha già dimostrato di sapere interpretare con grande abilità. Come confermato da Edwin Davis, talentuoso basso dell’Utica, Mississippi: «La sua capacità di spiegare concetti difficili in maniera chiara e comprensibile, usando esempi concreti e addirittura mostrandoli in prima persona è un dono raro. Non è solo un’insegnante di tecnica vocale, ma una vera pedagogista che sa come trasmettere le informazioni in modo che siano comprensibili anche per i più giovani e inesperti. La lezione più importante che ho appreso è stata quella di smettere di dubitare delle mie capacità. Ho imparato a non mettermi più in discussione riguardo al mio potenziale come artista. Ho finalmente compreso che non solo sono in grado di salire sui palcoscenici più importanti ma che sono destinato a farlo. Ho capito che questo è il mio percorso e che devo credere nelle mie capacità, senza alcun tipo di esitazione».
Un’Accademia che non rafforza solo le competenze artistiche ma anche la crescita personale. I dieci cantanti si sono mostrati un gruppo affiatato, sostenendosi a vicenda e creando un’atmosfera di collaborazione e spunti di riflessione che si raccolgono dalle testimonianze dei vari partecipanti, come quella di Maria Cenname, unica artista italiana selezionata, che ha apprezzato «L’opportunità di conoscere Eleonora, per me una delle esperienze più importanti. Vedere come una figura di tale calibro vive e affronta la sua arte ogni giorno mi ha ispirato enormemente. Non è solo una cantante di fama mondiale, ma una pedagogista straordinaria, capace di trasmettere la sua esperienza in un modo che è al contempo semplice e profondo. L’Accademia ci ha offerto l’opportunità di entrare in contatto con artisti affermati che lavorano a livello internazionale, questo è un valore inestimabile per noi giovani artisti. Non si tratta solo di apprendere dalle loro performance, ma anche di comprenderne il processo, di vivere l’esperienza della loro dedizione al mestiere, di vedere come affrontano il repertorio, come lo studiano, come lo vivono ogni giorno. È un’opportunità che mi ha permesso di crescere non solo artisticamente, ma anche mentalmente. Questo incontro con Eleonora e con gli altri maestri mi ha insegnato a guardare la mia arte da un nuovo punto di vista, ad affrontare le sfide con maggiore determinazione, a non smettere mai di imparare».
Esther Tonea, vincitrice del Metropolitan Opera’s Laffont Competition nel 2022, ha poi aggiunto: «Inizialmente, quando pensavo al repertorio verdiano, mi sembrava troppo, quasi intimidatorio, qualcosa da cui mi sarebbe stato difficile avvicinarmi, come se fosse un mondo a sé stante, con regole che non mi appartenevano. Ma, lavorando con Francesco e con Eleonora, ho imparato che, pur essendo un repertorio complesso, è qualcosa che può essere affrontato con rispetto, ma anche con vigile libertà interpretativa. La bellezza di come il repertorio viene trattato nell’Accademia è che non ci si sente mai esclusi, ma sempre inclusi in un processo di apprendimento che rende tutto accessibile. Ho imparato che ogni pezzo ha la sua essenza, la sua storia, e che non bisogna temerlo, ma rispettarlo, esplorandolo con passione e dedizione. Ora mi sento più sicura e pronta ad affrontare anche le sfide più impegnative con una nuova consapevolezza».
Il successo dell’esperimento è evidente sin da subito, ma una domanda sorge spontanea: continuerà? Non c’è bisogno di fare supposizioni perché, anche qui, Francesco Izzo risponde con chiarezza: «Troppo presto per annunciare impegni definitivi per il futuro. Tuttavia, la nostra intenzione è quella che il progetto continui. Va sottolineato che abbiamo un’Accademia Verdiana al Teatro Regio di Parma, un corso di perfezionamento che si svolge annualmente con una durata di nove mesi. Questo progetto a New York è quindi una naturale estensione di quel corso di Parma. La nostra speranza è che diventi una tradizione annuale e, appena sarà possibile, lo confermeremo. Al momento non possiamo dire con certezza, ma il desiderio e la determinazione ci sono tutti, soprattutto considerando com’è andata quest’anno. Poi vedremo nel dettaglio cosa si potrà fare e quando». Fingers crossed!
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