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29 Ago

Quaranta opere di Filippo La Vaccara in mostra a Milano

La chiarezza, l’essenzialità, la levità: sono questi gli elementi distintivi del lavoro di Filippo La Vaccara che la galleria Area\B di Milano presenta dal 28 settembre all’11 novembre 2022 nella mostra Filippo La Vaccara. Figura.

Curata da Ivan Quaroni, la personale dell’artista siciliano raccoglie circa quaranta opere, la maggior parte delle quali inedite. Tra sculture in ceramica e terracotta e dipinti su carta e su tela, anche di grandi dimensioni, il percorso espositivo alterna le tecniche e i soggetti prediletti dall’autore: scultura e pittura, paesaggio e figure.

Studio, Milano, 2019

Il terminefigura”, che dà il titolo alla mostra, asciutto e sintetico, si rivela funzionale alla descrizione delle opere di La Vaccara, per lo più costituite da forme di teste umane in terracotta modellate e plasmate nell’argilla, successivamente decorate a ingobbio o smalto, abbastanza indefinite da essere considerate un punto di partenza, un momento aurorale dell’immagine, piuttosto che una forma conclusa e definitiva.

Pur nella loro figuratività, le sue “teste” sono volti dai tratti sommari, mai riconducibili a una precisa identità, che possono essere considerati come dei ritratti di idee che corrispondono a tipologie psicologiche o personalità colte nella loro essenza. Non si conformano ad alcun modello stilistico, ma sono -come i suoi dipinti- il prodotto di un processo di decantazione concettuale e formale.

Giulia, 2021, terracotta engobbiata

«Le sue visioni assumono la forma di dipinti rarefatti, quasi aerei, dove compaiono poche e isolate figure umane o paesaggi silenti, tracciati con sapienti campiture e rapidi tratti di pennello. E dove lo spazio è assai maggiore dell’ingombro occupato da figure e oggetti, così da orientare lo sguardo dell’osservatore verso ciò che è essenziale», spiega il curatore Ivan Quaroni.

Quel che si vede sulla superficie delle tele o nel modellato delle teste di La Vaccara è semplice e chiaro: il suo lavoro è pura sintesi che vuole lasciare spazio alla percezione dell’osservatore. Attraverso un linguaggio formale sempre improntato alla delicatezza, l’artista dà vita a figure dalla linea sottile che provengono dalla combinazione di pensiero ed esperienza in una zona franca tra il vissuto e l’immaginato.

Non manca inoltre la volontà di calare le sue “visioni” nel contesto del quotidiano: fin dagli esordi nel campo della scultura esegue infatti scatti delle sue opere, non solo nei luoghi espositivi o nel suo studio, ma anche in contesti estranei, in posti già caratterizzati da una storia come spazi pubblici, architetture industriali, piazze, autobus e fermate della metropolitana. Questa sua ricerca di un rapporto diretto con la realtà lo porta a creare un cortocircuito tra la dimensione ideale e quella concreta ed esperienziale. Ed è questo stesso stimolo ad averlo spinto a produrre una serie di grandi teste indossabili, che talvolta lui stesso veste, modellate in cartapesta dipinta.

La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Vanillaedizioni, con testo critico di Ivan Quaroni.

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