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19 Lug

A Roma il Pasolini riflesso di Ruediger Glatz

Palazzo delle Esposizioni ospita la prima mostra personale italiana del fotografo tedesco Ruediger Glatz, a cura di Alessio de’ Navasques: un corpo di oltre sessanta immagini in bianco e nero dedicate a Pier Paolo Pasolini. Attraverso una visione clinica, quasi scientifica, che sembra rievocare una certa tradizione fotografica tedesca fino all’esigenza poetica di resa del reale della Subjektive Photographie, Ruediger Glatz incontra il grande intellettuale italiano in un processo di avvicinamento, di rifrazione e riflessione. La mostra si chiama, appunto, Reflecting Pasolini e rimarrà aperta fino al 4 settembre 2022

In mostra, come in un ciclo di affreschi, la storia per immagini dell’esperienza performativa: una “stanza” temporale che riflette il magnetismo e i momenti più intensi dell’azione, l’espressività nella materia dei costumi, la sacralità austera nell’atmosfera del Mattatoio, l’intimità e il dialogo nel backstage. L’esposizione prolungata o multipla della pellicola ha permesso al fotografo sdoppiamenti e riflessi, che restituiscono il tempo-spazio sospeso della performance nella trasfigurazione dell’attrice. La luce imprime il riverbero di una “personificazione” che non tocca solo i diversi personaggi, ma anche Pasolini stesso. Il contrasto con il nero svela la fragilità e l’instabilità dell’azione, il carattere intrinsecamente aperto del progetto fotografico.

Ruediger Glatz, ON PPP, Il corvo di “Uccellacci e Uccellini”

Ruediger Glatz, ON PPP, Il corvo di “Uccellacci e Uccellini”

Quasi a voler colmare quel senso di vuoto, Glatz ha investito di nuove rappresentazioni e risemantizazzioni i riferimenti alla pittura primitiva di Piero della Francesca e Giotto ne Il Vangelo secondo Matteo, così come la poesia scenica nelle architetture del Quadraro e Centocelle in film come Mamma Roma o Accattone, o le ombre di Villa Feltrinelli sulle rive del lago di Garda, ultima residenza di Mussolini, a cui Pasolini si ispirò per il film Salò. Dai chiaroscuri di Glatz affiora la dimensione della strada, nella sua forza trasversale di luogo del racconto, a cui i personaggi pasoliniani si affidano nella narrazione, così come la superficie piatta delle facciate delle chiese San Felice da Cantalice e Don Bosco, che premono sull’azione dell’uomo e diventano proiezione del suo stesso destino.

Ruediger Glatz, ON PPP, La chiesa di San Felice da Cantalice a Centocelle

Ruediger Glatz, ON PPP, La chiesa di San Felice da Cantalice a Centocelle

Il fotografo ha ricercato quel punto di vista decentrato e marginale nell’idea pasoliniana di Roma come città-set, cercando quel fascino della verità anche nella rappresentazione del Tevere – luogo che ritorna della ritualizzazione del sacrificio di Accattone nella sua scommessa con la morte – sui cui argini rimangono attività fantasma e la nostalgia di ritrovi sociali ormai perduti. La sabbia, il paesaggio naturale delle dune di Ostia, conservano ancora il fascino di spazio aperto all’instabilità e alla trasgressione, intesa come capacità critica. L’essenza stessa dei luoghi, degli scorci solitari, della natura-cultura, come spazi denaturalizzati, ha generato così un personale atlante di miti ed emozioni, in una dimensione intima e letteraria, che ha portato Glatz a completare il suo viaggio nella casa bolognese, dove il poeta nacque, così come a visitare la Torre di Chia, ultimo amato rifugio dove scrisse Petrolio.

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