TOP
28 Set

Artista della Settimana. Filippo La Vaccara!

La chiarezza, l’essenzialità, la levità: sono questi gli elementi distintivi del lavoro di Filippo La Vaccara che la galleria Area\B di Milano presenta da oggi 28 settembre all’11 novembre 2022 nella mostra Filippo La Vaccara. Figura. Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di parlare con La Vaccara e di intervistarlo come “Artista della Settimana” in occasione di questa inaugurazione.

Opera di Filippo La Vaccara

Filippo nasce e studia a Catania ma da più di vent’anni vive e lavora a Milano – decisione presa per sentire sulla pelle le dinamiche dell’arte contemporanea – dove svolge una intensa attività con importanti gallerie della città, tra cui la Galleria Claudia Gian Ferrari, Galleria The Flat, Galleria Salvatore+Caroline Ala. E da oggi, a queste si aggiunge la Gallery Area\B «questa personale nasce dall’interessamento della direttrice Isabella Tupone verso la scultura, linguaggio non raro ma, oggi, molto meno praticato della pittura. Essenzialmente è stata la curiosità a dare vita a questo progetto che colloca la scultura al centro con dieci mega opere in terracotta, ceramica e cartapesta (quest’ultimo, tiene a specificare l’artista, è un materiale prezioso tanto quanto la ceramica) che affiancano disegni e dipinti, sia su carta che tela».

Opera di Filippo La Vaccara

Ci sono anche moltissime sculture di teste che non si conformano ad alcun modello stilistico, ma sono -come i suoi dipinti- il prodotto di un processo di decantazione concettuale e formale. I volti raffigurati appaiono familiari ma in realtà non sono riconducibili a delle identità precise tant’è che sono stati chiamati ritratti di idee, definizione assai bella..«la decantazione arriva in maniera totalmente inconscia, faccio un esempio: passo sopra un cavalcavia in una qualsiasi città, evento banale, vero? Eppure, quel posto mi torna alla mente sotto forma di quadro già abbastanza definito. Stessa cosa avviene con i volti; alcuni soggetti sono persone che conosco veramente, altri invece sono perfetti estranei che si concretizzano in ‘ritratti a distanza’, cioè vengono creati senza modello e all’insaputa della persona…un lavoro un po’ sciamanico!».

Una passione che si nota già all’inizio della sua carriera, negli anni ’90, nei suoi disegni «sì, in fondo le figure mi hanno sempre affascinato e negli ultimi anni questa passione si è manifestata soprattutto nella scultura che, tornando al discorso di prima, è il focus centrale della mostra. Ma amo lavorare con tante tematiche diverse come gli animali e i frammenti anatomici». Alcune delle opere in esposizione sono state create nell’era covid, come ha influenzato la sua produzione artistica? «Diciamo che il periodo attraversato mi ha dato la possibilità di stare in studio più a lungo e infatti, questi ultimi anni sono stati i più produttivi della mia carriera e penso che in qualche modo la pandemia abbia messo in evidenza la natura dell’artista: c’è chi ha mollato e chi, come me, ha proseguito nonostante le incertezze e le paure».

Opera di Filippo La Vaccara

Subito dopo Milano, sarà a Torino per un’altra mostra. Può svelare qualcosa ai nostri lettori? «Volentieri! Il 3 novembre parteciperò a The Others Art Fair di Torino con la Galleria Soquadro di Ragusa e un progetto a cura di Eleonora Aimone. Sarà una doppia personale. Insieme al palermitano Francesco Costantino presenteremo una selezione di sculture e dipinti».

Prima di rispondere alle domande della rubrica, La Vaccara mi anticipa che ama la sintesi e l’idea che il lettore possa leggere domande e risposte senza stancarsi.

In quale momento della sua carriera ha iniziato a percepirsi come artista?
«A 16 anni, al secondo anno del Liceo Artistico. Ho cominciato a capire che la pittura e la scultura sarebbero stati per me indispensabili».

Dove sta andando la scultura?
«Nelle sue molteplici possibilità, andrà ancora per molte diramazioni. Infinite. Non può esaurirsi qualcosa che per sua natura meraviglia e sconvolge».

Può la scultura da sola o applicata ad altre forme d’arte, produrre cambiamenti nella società?
«Si. La forma ha un impatto sulla psiche. I materiali, la luce che riflettono e quella che assorbono, hanno una risonanza, come la musica. A livello sottile agiscono. E possono dare un contributo al miglioramento dell’individuo, quindi, della società».

Opera di Filippo La Vaccara

Secondo lei c’è qualcosa che minaccia la “sua” arte?
«Cerco sempre di organizzare il lavoro in studio, in modo che tutte le minacce possibili (mancanza di tempo o paure di qualunque tipo) svaniscano, si affievoliscano, per proseguire… ».

E c’è qualcosa che, al contrario, la esalta?
«La bravura degli altri artisti mi entusiasma. Da loro cerco di apprendere qualcosa che mi può fare crescere».

Chiudiamo in bellezza con l’ultima musica ascoltata, un brano del 1983, “Legendary Hearts”, di Lou Reed.

Nessun Commento

Inserisci un tuo commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.