Jazz è libertà, creatività, istintività, e Paolo Fresu l’ha sempre saputo. Inizia giovanissimo lo studio dello strumento nella Banda Musicale di Berchidda – un piccolo paese in provincia di Sassari ora conosciuto in tutto il mondo come la “città del Jazz” grazie al festival Time in Jazz che dal 1988 riunisce i protagonisti della scena nazionale e internazionale – e dopo varie esperienze di musica leggera scopre quella che poi sarà la sua vita, il jazz, iniziando nel 1980 l’attività professionale con una registrazione per la RAI sotto la guida del M° Bruno Tommaso e frequentando i seminari di Siena Jazz. Da qui la sua carriera spicca il volo: arrivano riconoscimenti prestigiosi (tra i tanti, il Django d’Or come miglior musicista di jazz europeo e l’Arrigo Polillo per Live in Montpellier, miglior disco dell’anno); incisioni con etichette internazionali (ad oggi sono oltre 450); progetti e concerti in giro per il mondo da solista e come ospite di grandi organici (Grande Orchestra Italiana, Orchestra Nazionale Jazz, NDR Elbphilharmonie Orchester, Italian Instabile Orchestra, l’Orchestra Sinfonica della Rai, l’Orchestra dell’Arena di Verona, I Virtuosi Italiani per citarne solo alcuni); l’insegnamento e tanti altri progetti di originale bellezza.
Più si conosce Fresu e più si capisce che non è un musicista jazz ma un “Musicista” con la M maiuscola che non distingue tra generi musicali ma rende suo ogni pezzo che suona, dandogli nuova vita. Esattamente come il programma che presenterà questa sera, insieme alla cantante Petra Magoni e all’Orchestra de I Virtuosi Italiani diretta da Paolo Silvestri, per l’attesissimo concerto promosso dalla Società del Quartetto di Milano ai Bagni Misteriosi per la Festa della Musica. Il programma è indiscutibilmente “alla Fresu”, alternando musiche di Bach, Tartini, Frescobaldi, Bellini e…David Bowie! Durante la nostra conversazione, il Maestro mi spiega che «BBB è un progetto costruito espressamente per Milano. Un triplice omaggio a David Bowie, Vincenzo Bellini e Bach» e mi chiede se «esiste un modo migliore per un tributo alla storia della Musica di tutti i tempi». Gli rispondo che non c’è tributo migliore né artista migliore per questa settimana e, in particolare, per questo 21 giugno.
In quale momento della sua carriera ha iniziato a percepirsi come artista?
«Mi sono sentito artista nel momento in cui ho percepito di esserlo. Nel senso che ho scelto di suonare il jazz perché era la musica della libertà e degli (apparenti) perdenti. Artista è colui che va oltre l’apparente pensiero estetico che permea a volte la musica e che offre un senso emozionale, politico e sociale».
Dove sta andando il jazz?
«Lo chieda a qualcun altro. Per quanto mi riguarda sta camminando in velocità e soprattutto non si gira indietro per vedere dove sono in compagni di viaggio. I qualcun altro sono quelli convinti che il jazz sia morto…».
Il jazz, oltre a regalare al pubblico emozioni straordinarie, può produrre cambiamenti nella società?
«Spero di si. Altrimenti non avrebbe senso l’avere scelto questa musica…».
Secondo lei c’è qualcosa che minaccia la “sua” arte, in questo caso il jazz ?
«Minaccia è un termine importante. La minaccia è quella del quotidiano ma non riguarda solo la musica e il jazz. Riguarda le nostre vite e le vite degli altri».
E c’è qualcosa che, al contrario, la esalta?
«La vita. E con essa la musica».
Ascolto e riascolto questa canzone scelta dall’Artista della Settimana. Il ritmo mi fa sorridere e le parole riflettere, la musica cura, e se questo fosse il mio ultimo giorno sulla terra mi fionderei a Milano per ascoltare Paolo Fresu, senza ombra di dubbio.
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