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22 Lug

Donatello e Michelangelo. La mostra al Castello Sforzesco

Ospitata nelle sale del Musée du Louvre di Parigi fino al 21 giugno scorso, apre al pubblico dal 21 luglio sino al 24 ottobre nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco la mostra “Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Castello Sforzesco, Musée du Louvre e realizzata grazie a Civita Mostre Musei, con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Padova, Museo d’Arte Medioevale e Moderna

Maria Maddalena. Guido Mazzoni, 1485-1489

Un affondo su oltre sessant’anni di storia dell’arte, dal ritorno di Donatello a Firenze nel 1453 fino alla morte dei più perfetti interpreti del Rinascimento, Leonardo e Raffaello, scomparsi rispettivamente nel 1519 e nel 1520. Sessant’anni durante i quali i maestri del Rinascimento hanno scavato la materia per far emergere “i moti dell’anima”, i tormenti e le tensioni, i palpiti, per rendere ancora più viva l’emozione. Sessant’anni di opere strappate al marmo, modellate nella terracotta, intagliate nel legno, fuse nel bronzo, in un percorso che trova il suo apice nella “Pietà Rondanini”, sulla quale Michelangelo lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1564.

Il percorso è stato studiato e progettato congiuntamente da Musée du Louvre e Castello Sforzesco, in particolare da Marc Bormand, conservatore al dipartimento delle sculture del Louvre; Beatrice Paolozzi Strozzi, direttrice del Museo del Bargello dal 2001 al 2014; Francesca Tasso, conservatrice responsabile delle Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco di Milano.

Le 120 opere esposte provengono dai più importanti musei del mondo: dal Metropolitan Museum di New York al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museo Nacional del Prado di Madrid al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dal Victoria&Albert Museum di Londra alla “Her Majesy the Queen Elisabeth II from the British Royal Collection”, oltre che, naturalmente, dal Musée du Louvre e dalle raccolte civiche del Castello Sforzesco.

Cristo alla colonnaInizio. Cristoforo Solari, inizio XVI secolo

Il cuore della mostra si colloca nella seconda metà del Quattrocento, quando i maestri del Rinascimento come Leonardo, Donatello, Raffaello, il Pollaiolo, Michelangelo, il Verrocchio, il Bambaia e molti altri ancora, lavoravano tra Milano, Venezia, Roma, Firenze, ma anche Ferrara, Padova, Bologna, allargando così la geografia del Rinascimento italiano, e dunque del percorso espositivo, verso il nord. Una regione vasta ma a quei tempi politicamente spezzettata da molti confini e diversi regni, all’interno dei quali il Rinascimento è germogliato con caratteristiche particolari: innovazioni fiorentine e tradizioni locali – senza dimenticare l’influenza dell’arte cortese fiamminga e della Borgogna – si sono infatti mescolate in ciascuno di questi focolai creativi, per dare il via a una straordinaria varietà di linguaggi artistici.

Il Rinascimento ha portato nell’arte italiana molte novità: oltre al grande impulso allo studio dell’anatomia, della prospettiva, dell’ottica, anche quello dell’anima fu oggetto di ricerca approfondita: dalla nascita della fisiognomica alla passione per il grottesco, che ha caratterizzato l’esperienza di alcuni artisti come Leonardo, si comprende come fosse nato in quel periodo un interesse nuovo nella rappresentazione: la figura umana ora non doveva più essere slegata dalle emozioni – furore o grazia, tormento o estasi che siano – ma profondamente legata all’anima, al desiderio, alla componente meno visibile del soggetto “uomo”.

Nell’interpretazione innovativa data dagli scultori di questo tempo, i movimenti dell’anima sono resi visibili attraverso l’attitudine dei corpi, e gli artisti indagano la loro psiche rappresentandoli a riposo, in movimento, mentre lottano o sognano, evidenziando le emozioni, tanto nell’ambito sacro che in quello profano, in un modo sia ferocemente espressivo che, al contrario, sublimemente dolce.

Milano, Pinacoteca di BreraReg. cron.1234

Uomo d’arme. Donato Bramante Monte Asdrualdo, 1487-1490 circa

Articolata in quattro sezioni (1. Guardando gli antichi: il furore e la grazia; 2. L’arte sacra: commuovere e convincere; 3. Da Dionisio ad Apollo; 4. Roma “Caput mundi”), la mostra sviluppa nelle Sale Viscontee pressochè lo stesso percorso ospitato al Louvre, a parte l’ultima sala che vedeva esposti a Parigi gli Schiavi (o Prigioni) e a Milano la Pietà Rondanini: entrambe opere di Michelangelo, entrambe inamovibili.

Le sezioni:

  1. Il furore e la grazia costituiscono il primo grande tema trattato nel percorso. L’interesse per le composizioni complesse e per l’esasperazione dei movimenti del corpo diventa prevalente in numerosi scultori e verrà documentato attraverso opere di Antonio del Pollaiolo, Francesco di Giorgio Martini o Bertoldo, fino ad arrivare a Verrocchio, Leonardo e Gianfrancesco Rustici, mettendo in gioco sia la complessità della forza muscolare e le torsioni del corpo maschile, sia l’effetto espressivo delle più intense passioni dell’anima. All’opposto, eleganti drappeggi permettono agli artisti di rivelare il fascinodella figura umana, la cui leggerezza è messa in valore dal movimento di abiti e di veli, in una pratica di svelamento che arriva poi alla rappresentazione della grazia attraverso il nudo, sia femminile sia maschile.
  2. Commuovere e convincere diventano le due parole chiave nella scultura religiosa: in seguito al lavoro compiuto da Donatello intorno al 1450, l’emozione e i moti dell’animo prendono posto al centro delle pratiche artistiche, nella volontà di toccare profondamente, persino violentemente l’animo dello spettatore. È quindi un vero teatro dei sentimenti quello che si dipana in Italia settentrionale tra 1450 e 1520, in particolare nei gruppi di “Deposizione del Cristo”, come quelli di Guido Mazzoni in Emilia e di Giovanni Angelo del Maino in Lombardia. Questa ricerca del pathos religioso s’incarna anche nelle commoventi figure di Maria Maddalena o di san Gerolamo che fioriscono in Italia in questa stagione.
  3. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, la riflessione instancabile sull’antichità classica si esprime nelle opere elaborate a partire dai grandi modelli classici come il “Laocoonte” o lo “Spinario”, muovendosi tra i due estremi dell’apollineo e del dionisiaco. Contemporaneamente a ciò che avviene nell’ambito della pittura – si veda lo stile dolce di Perugino o del giovane Raffaello – la scultura sviluppa la ricerca di una nuova armonia che trascende il naturalismo dei gesti e dei sentimenti estremi: si verifica questo in modo particolarmente evidente in Veneto e in Lombardia (con Riccio, l’Antico, il Moderno, Cristoforo Solari, Antonio Lombardo, fino a Bambaia), ma questa ricerca di bellezza espressiva s’incarna con uguale forza anche in Toscana (Jacopo Sansovino, Baccio da Montelupo, Andrea della Robbia).
  4. A partire dalla fine del secolo, si ritorna a Roma, caput mundi, dove Michelangelo è alla ricerca di una sintesi formale che integri la conoscenza scientifica del corpo, l’ideale assoluto di bellezza e la volontà di superare la natura con l’arte: questa sua ricerca è raccontata nel percorso che, dal classicismo giovanile del “Cupido”, e attraverso il titanismo degli “Schiavi” (o “Prigioni”, esposti a Parigi), approda all’ineffabile e al sublime della “Pietà Rondanini”, che può essere ammirata (solo) a Milano.
  5. I visitatori della mostra potranno approfondire il tema della Pietà grazie a una video-opera proiettata in loop nella Sala degli Scarlioni – dove si trovava la Pietà Rondanini prima della sua attuale collocazione – verso la fine del percorso di mostra. Il video riprende la rappresentazione teatrale “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori, monologo funebre dedicato a Maria di Nazareth, nella rilettura contemporanea della Compagnia Tiezzi-Lombardi.

Per permettere al visitatore di comprendere com’era la musica tra il XV ed il XVI secolo, a partire dalle ore 16 di mercoledì 21 luglio sarà disponibile, sui canali Facebook e YouTube del Castello Sforzesco e della Civica Scuola di Musica ‘Claudio Abbado’, il concertoZEPHYRO SPIRA. Chanson, Frottole e Villanesche nel primo Rinascimento“, eseguito e ripreso a porte chiuse dalla Civica Scuola di Musica ‘Claudio Abbado’.

Accompagna la mostra un prestigioso catalogo scientifico, edito in italiano e in francese, a cura di Officina Libraria, vincitore del Prix du catalogue d’exposition 2021.

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