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27 Giu

I marmi della Collezione Henraux a Milano

La mostra Collezione Henraux 1960-1970 alle Gallerie d’Italia Milano, dal 10 giugno al 17 luglio, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Henraux e le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo ed è dedicata all’importante raccolta di opere scultoree in marmo realizzate dall’azienda marmifera toscana in un periodo unico della sua storia.

Nel corso di più di 200 anni di attività, Henraux è stata protagonista di innumerevoli progetti e collaborazioni nella cultura visiva internazionale. Fondata nel 1821 dall’ex ufficiale napoleonico Jean Baptiste Alexandre Henraux e dall’imprenditore versiliese Marco Borrini, il percorso dell’azienda si intreccia con importanti contributi nel mondo dell’arte, dell’architettura e del restauro.

Marino Marini al lavoro nei laboratori Henraux

È a partire dal secondo dopoguerra che Henraux allaccia un rapporto straordinario con le arti visive grazie alla lungimirante direzione di Erminio Cidonio, che nel 1956  assume la  carica di amministratore unico dell’azienda. In un contesto scosso da impulsi e necessità di rinnovamento, Henraux ridefinisce la propria identità imprenditoriale e culturale, cogliendo nel dinamismo e fervore artistico nazionale le opportunità in gioco tra sperimentazione scultorea e produzione industriale. L’incontro nel 1957 con lo scultore britannico Henry Moore, recatosi in Versilia per la realizzazione della monumentale opera astratta Reclining Figure destinata alla sede dell’UNESCO a Parigi, favorisce questo slancio e contribuisce a dar vita a un fiorente periodo di innovazione e ricerca artistica. In pochi anni Jean (Hans) Arp, Pietro Cascella, Rosalda Gilardi, Émile Gilioli, Jacques Lipchitz, Morice Lipsi, Joan Miró, Isamu Noguchi, Maria Papa Rostkowska, Giò Pomodoro, Antoine Poncet, Branko Ružić, François Stahly, Georges Vantongerloo e molti altri si recano a Querceta, frazione del comune di Seravezza, in provincia di Lucca, e realizzano le loro opere con le maestranze e i marmi di Henraux, contribuendo a un più ampio rilancio culturale dell’azienda e del suo territorio.

Henry Moore alle cave Cervaiole Henraux

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, il vigore di questa eccezionale esperienza inizia ad affievolirsi per mutate strategie aziendali e, poco dopo essere stata esposta nel 1972 presso il Cortile d’Onore di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, la collezione si disperde. Venticinque opere nel 1973 vengono acquisite dall’allora Banca Commerciale Italiana sotto la presidenza illuminata di Raffaele Mattioli, per poi confluire in quella che oggi è la raccolta d’arte moderna e contemporanea di  Intesa Sanpaolo. Le sculture sono distribuite in due spazi all’aperto, il Giardino d’Alessandro delle Gallerie d’Italia e il parco di una storica sede della banca a Parma.

“Collezione Henraux 1960-1970”, la mostra alle Gallerie d’Italia di Milano

Opere di (da sinistra): Antoine Poncet, Giò Pomodoro e Morice Lipsi

Il progetto espositivo della mostra Collezione Henraux 1960-1970, a cura di Edoardo Bonaspetti, direttore Artistico della Fondazione Henraux, si sviluppa in due momenti. Il primo appuntamento è ospitato nel Cortile Ottagono e nel Giardino d’Alessandro delle Gallerie d’Italia di Milano, dove sono esposte 7 delle 25 sculture Henraux in collezione Intesa Sanpaolo. L’intero nucleo, per l’occasione, è stato sottoposto a un importante e innovativo intervento conservativo. Questa iniziativa si configura quale anticipazione della grande mostra che si terrà a Querceta, presso la sede della Fondazione Henraux, dal 25 luglio al 18 settembre. La mostra di Milano, attraverso un percorso che, a partire dalla valorizzazione delle 7 sculture di Intesa Sanpaolo, presenta documenti, foto d’archivio, modelli e riproduzioni organizzati in nuclei tematici, racconta il vitale contesto in cui le sculture sono state create, la nascita della collezione Henraux e l’esempio straordinario di cultura d’impresa dato dall’azienda. Gli elementi dell’ allestimento sono realizzati in marmo – materiale estratto dalle stesse cave da cui proviene quello scelto all’epoca dagli artisti per le proprie sculture – e richiamano i processi creativi che dalla materia grezza portano all’opera d’arte, e a un rapporto unico e virtuoso tra natura, cultura e industria.

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