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1 Gen

Italia Autentica. La percezione del Made in Italy

Il Made in Italy (MII) è il filo conduttore dell’intera rubrica, certo, ma oggi affronto un aspetto diverso, più tecnico, nato da una mia curiosità dopo aver letto della notizia di istituire un liceo dedicato, ma di questo parlo dopo.

Analizzo il MII non solo come produzione localizzata ma come percezione del prodotto nel suo insieme. L’avrete sentito dire anche voi che “il Made in Italy è il terzo marchio più noto al mondo”, e perché non crederci? Dopo tutto lo conoscono in tutto il mondo e questa tesi è stata ripresa da vari quotidiani e politici, recentemente anche dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il suo intervento all’assemblea di Confartigianato a Roma. Ma, approfondendo la cosa, ho scoperto che è un’informazione che circola da dieci anni; il mondo è molto diverso da allora e ovviamente esistono classifiche nuove e aggiornate, purtroppo un po’ meno ottimistiche.

Ho voluto capire da dove provenisse la classifica originale. Trovata subito sulla pagina di Wikipedia dedicata al Made in Italy, si legge che nel 2012 la KPMG censiva il MII «quale terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa» mentre nel 2017 Forbes lo metteva al 7° posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo.

Made In Italy - Foto e Immagini Stock - iStock

Secondo il Brand Finance Global 500, una delle principali società di consulenza al mondo nella valutazione dei marchi, il marchio con il valore più alto al mondo nel 2022 è Apple, seguita da Amazon e Google (nelle top ten: 7 brand sono americane, 2 cinesi e una della Corea del Sud).  Gucci, che nella classifica mondiale è al 108°posto, è il brand italiano di maggiore valore e Ferrari quello più forte seguito da Unipol e Poste molto attente alla collettività. Ma di “Made in Italy” non c’è traccia, e qui arriva anche una perplessità: com’è possibile confrontare la Coca Cola con il MII che rappresenta la creatività, la qualità, il lusso e l’Italian lifestyle in diversi settori, dall’abbigliamento all’agroalimentare? Sono due concetti completamenti diversi. È questa la ragione per la quale non appare nel censimento? Si è persa l’idea di base di cos’è il MII?

Altro dato poco felice è fornito dall’Anholt-Ipsos Nation Brands Index – che designa l’immagine di un nazione attraverso le risultanze di analisi di ricerca di mercato e il marchio – che mette il “marchio Italia” al quarto posto su 60 nazioni al mondo per credibilità e autorevolezza, dietro la Germania, Giappone e Canada. Medaglia di legno per l’Italia, ahimè.

Fdi punta al liceo del made in Italy. Il Pd propone più fondi per viaggi e  gite - Il Sole 24 ORE

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Mi sono interessata di quest’argomento qualche settimana fa quando, durante l’audizione di fronte alle Commissioni congiunte Cultura di Camera e Senato, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha ribadito la necessità di istituire il liceo del Made in Italy: «Questo liceo, a cui fa spesso riferimento il presidente Giorgia Meloni, sarebbe un vero e proprio arricchimento degli indirizzi scolastici atti a creare una classe dirigente preparata e pronta a diffondere e tutelare le eccellenze italiane nel mondo».

«…dobbiamo difendere quel marchio perché nel tempo della globalizzazione non competiamo sulla quantità del prodotto, ma c’è una cosa sulla quale nessun altro compete con noi: la qualità del prodotto. Bisogna investire su questo, difendere il marchio, formare i nostri giovani. Voglio in Italia un liceo del made in Italy che formi i giovani per dare continuità ad una serie di settori della nostra economia che rischiano di essere totalmente perduti». Lo aveva detto Giorgia Meloni nell’agosto 2022, poi il silenzio. Sembrava un’idea finita nel dimenticatoio e invece torna ad essere tema d’attualità perché fortemente sostenuta da Giuseppe Valditara. Seguirò attentamente la vicenda. Ma io spero che la cosa si concretizzi. Potrebbe essere la volta buona per riorganizzarsi le idea, creare una nuova o, per lo meno, più chiara definizione di “Made in Italy” per il pubblico (che sia chiaro, non parlo delle norme e leggi da rispettare perché un marchio sia garantito come tale) perché dai dati visti fin ora, c’è tanta confusione e poca trasparenza. Potrebbe essere l’opportunità di una nuova vita in mano alle nuove generazioni e allora, forse, torneremo ad essere il terzo – magari il primo – brand più riconosciuto al mondo.

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