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10 Mag

La mostra “controversa” di Roberto Barni all’Archivio di Stato di Venezia

Controversie che si esplicano in quattro sculture monumentali in bronzo di Roberto Barni, in esposizione a Venezia dal 13 maggio al 3 luglio nel Chiostro dei Fiorentini | Archivio di Stato della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari: a quasi un trentennio dalla sua ultima presenza in Laguna, l’artista toscano propone un percorso nel suo mondo artistico esponendo le opere Atto Muto, Capogiri d’oro, Camminare in croce, Doppia controversia.

La mostra, curata da Medardo Chiapponi e supportata dalla Galleria Poggiali di Firenze, riallaccia il dialogo con le precedenti esposizioni di Barni a Venezia, nelle Biennali del 1989, 1984 3 1988. Allora, lo scultore di Pistoia aveva presentato la prima versione di Atto Muto, nella quale tre personaggi, in quel caso bendati, sorreggevano silenti un piano circolare. L’allusione del titolo al servomuto, mobile nato nel Settecento e ancora presente in diverse versioni per sostenere, senza l’intervento della servitù, oggetti, abiti o vivande riesce, per contrasto, a rendere palese la circostanza che, anche nell’era dei robot domestici, agli uomini continuano ad essere assegnati i ruoli più umili e alienanti.

Camminare in croce

In Capogiri d’oro, tre pedoni capovolti in una gabbia semi-conica, viene presentata quella che potremmo chiamare “drammaticità del quotidiano”, che non è frutto di gesti epici in una situazione tragica, ma della drammatica incapacità di governare la cultura materiale a cui abbiamo dato vita e di cui finiamo per essere vittime.

Quattro uomini, congiunti per i piedi, separati da uno spazio pari ad un angolo retto, percorrono direzioni opposte: si tratta di Camminare in croce. Qui il principale riferimento simbolico sembra essere non tanto quello religioso della croce cristiana quanto lo smarrimento di uomini che camminano a piccoli passi in quattro direzioni diametralmente opposte, formando appunto una croce, simbolo secolarizzato di sofferenza.

In Doppia controversia, una stele umana in cui la verticalità è accentuata dalla posizione delle braccia aderenti al corpo, sembra di leggere il tentativo di emanciparsi collettivamente, pur partendo da posizioni differenti (uomini con il capo alternativamente rivolto verso l’alto e verso il basso). A ciò si oppongono però “controversie” più radicali che “si mettono di traverso” al processo di emancipazione e impediscono la condivisione, indispensabile a tale processo, di almeno qualche visione e qualche obiettivo.

Roberto Barni, al culmine della sua potenza creativa, con queste opere propone a Venezia una sintesi forte e drammatica del suo fare scultura.

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