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21 Feb

Manet e la Parigi moderna

A Milano in mostra a Palazzo Reale dall’8 marzo al 2 luglio.

“In una figura, cercate la grande luce e la grande ombra, il resto verrà da sé”. Ecco, questo pensava Édouard Manet, il pittore parigino classe 1832, autore del celebre Le déjeuner sur l’herbe e incensato appunto dal suo coevo e concittadino Camille Pissarro, altro artista tra i maggiori esponenti dell’Impressionismo (e suo amico al pari dei migliori dell’epoca, Edgar Degas, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e il meno amico Paul Cézanne) con tali parole: “È molto più abile di tutti noi, ha trasformato il nero in luce”.

Berthe Morisot con un mazzo di violette, 1872

La mostra Manet e la Parigi moderna – che apre l’8 marzo a Milano al piano nobile di Palazzo Reale fino al 2 luglio – intende proprio raccontare quel fervido periodo in cui questi celebri artisti sono frequentatori assieme a lui di caffè, studi, residenze estive, teatri, e rendere il suo stesso percorso artistico che consta all’incirca di 430 dipinti prodotti in poco più di vent’anni d’attività (due terzi dei quali copie, schizzi, opere minori o incompiute). Le opere esposte, un centinaio, arrivano quindi dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi, tra cui 55 dipinti: 17 opere su tela (oltre a una decina di disegni e acquarelli) di Manet e altri 40 quadri di artisti come Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latoure, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot (anche qui, più una ventina di disegni e sette maquettes e sculture).

Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, la mostra è curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi con le due conservatrici del Museo, Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher. L’esposizione intende celebrare il ruolo centrale di Manet nella storia dell’arte europea, un uomo in grado di coniugare la grandezza della pittura classica e la libertà dell’arte moderna. Una pittura energica nell’uso dei colori e nel taglio delle composizioni che qui viene presentata al fianco degli altri generi cui l’artista si dedicò: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne, Parigi, sua città amatissima (rivoluzionata a metà ‘800 dal nuovo assetto urbanistico attuato dal barone Haussmann). In mostra, due macro sezioni, “Manet e la nuova pittura” e “Manet e la Parigi moderna”, a loro volta divise in dieci sottosezioni tematiche (Manet e la sua cerchia, Ispanismo, Nature morte, Sulle rive, Parigi, la città moderna, Il lato nascosto di Parigi, L’Opéra  – Dipinti, disegni, sculture, maquettes, Parigi in festa, In bianco: l’universo femminile e gli spazi intimi, In nero: le passanti e i loro misteri).

Le Tuileries, 1875

Tra i capolavori di Manet saranno esposti Lola de Valence (1862), Ramo di peonie bianche e cesoie (1864), La lettura (1848-1883), Il pifferaio (1866), Ritratto di Emile Zola (1868), Il balcone (1868-1869), Berthe Morisot con un mazzo di violette (1872), Ritratto di Berthe Morisot con il ventaglio (1874), Stéphane Mallarmé (1876), La cameriera della birreria (1878-1879). Tra le opere più importanti degli artisti coevi: Ritratto di Henri Rochefort (1882 circa) e Scena di festa (1889 circa) di Giovanni Boldini, Pastorale (1870) di Paul Cézanne, Argenteuil (1872) e Le Tuileries (1875) di Claude Monet, Il Ballo (1878) e Le due sorelle (1863) di James Tissot, Il foyer della danza al teatro dell’Opéra in rue Le Peletier (1872) di Edgar Degas, Vaso di fiori (1873) e Garofani (1877) di Henri Fantin-Latour, Il ballo dell’Opéra (1886) di Henry Gervex, Giovane donna in tenuta da ballo (1879) di Berthe Morisot, Il bagno (1873-74) di Alfred Stevens, La Senna al ponte Iéna. Tempo nevoso (1875) di Paul Gauguin, Strada di Gennevilliers (1883) di Paul Signac, Madame Darras (1868 circa) e Giovane donna con veletta (1875 circa) di Auguste Renoir. Il catalogo della mostra è edito da Skira.

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