Vi è mai capitato di entrare in un museo o a una mostra e avere subito la sensazione che il tempo a vostra disposizione non sia sufficiente per vedere e capire tutto? Succede sicuramente quando entriamo in siti come Pompei, il British Museum di Londra, il Pergamonmuseum di Berlino oppure il Metropolitan di New York. Ma cosa succede se si entra in una “virtual exhibit”, cioè una mostra virtuale accessibile solo dal web? Ecco, ci si perde! Non esistono direzioni consigliate, e ogni nostra scelta può aprire diverse altre strade. Tutto è virtuale e da esplorare, senza limiti.
E questo succede con “Music, Makers & Machines”, il nuovo progetto online e interattivo di Google Arts & Culture dedicato alla storia della musica elettronica e lanciato all’inizio di marzo sulla piattaforma, anche grazie al supporto di YouTube. Questa iniziativa è la prima panoramica completa di un movimento musicale presentato sulla piattaforma della società di Mountain View (California), ed è il risultato della collaborazione tra il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco di Milano e oltre 50 tra archivi, musei, collezioni, etichette discografiche, festival e alcuni dei maggiori esperti e pionieri dell’industria musicale, provenienti da 15 paesi europei e extra Europa.
Questa mostra ha la caratteristica di raccontare la storia della musica elettronica, attraverso un percorso online in cui vengono presentati i pionieri, gli strumenti inventati e trasformati, e che sono divenuti leggendari, mettendo in luce anche le tendenze, i luoghi, gli artisti e le svolte tecnologiche contemporanee, che fanno della musica elettronica ancora un campo di sperimentazione.
Il Castello Sforzesco di Milano partecipa al progetto presentando la virtual exhibit dello Studio di fonologia musicale di Milano della RAI, che proprio nel monumento milanese ha trovato collocazione a partire dal 2008. Nato nel giugno 1955 per volere dei musicisti Luciano Berio e Bruno Maderna, lo Studio di fonologia musicale di Milano della RAI vide i primi esperimenti sonori che diedero il via alla musica elettronica in Italia. Lo studio è rimasto in attività fino al 1983. Molti sono stati i musicisti che hanno lavorato allo Studio: oltre ai già citati Berio e Maderna, ricordiamo Luigi Nono, John Cage, Henri Pousseur, Niccolò Castiglioni, Luciano Chailly, Aldo Clementi, Franco Donatoni, Armando Gentilucci, Giacomo Manzoni, Giacomo Marinuzzi Jr, Angelo Paccagnini, Salvatore Sciarrino, Giuseppe Sinopoli, Camillo Togni, Roman Vlad.
Ma il progetto “Music, Makers & Machines” propone molto di più, con oltre 250 mostre online che abbracciano diversi campi dell’arte, e ospita un ampio archivio di oltre 15.000 foto, video, tour a 360° e scansioni 3D, insieme a caratteristiche editoriali su misura che approfondiscono scene, suoni e città iconiche.
Tra i partner dell’iniziativa figurano: il Barbican Centre di Londra, lo Stadtmuseum di Berlino, lo Swiss Museum & Center for Electronic Music Instruments (SMEM) di Friburgo, il Western Broadcasting Corporation (North Rhine-Westphalia) di Colonia, il Sydney Opera House, l’African Artists’ Foundation di Lagos (Nigeria), Bob Moog Foundation / Moogseum di Asheville (Stati Uniti), e molti altri.
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