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7 Mag

Nostra Italia delle meraviglie

Piccolo è bello. Lo sa bene Italia Nostra, una delle più antiche associazioni ambientaliste, che si occupa della salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali fin dal 1955, anno della sua costituzione. Quest’anno ha infatti deciso che le “Settimane del Patrimonio Culturale di Italia Nostra”, attualmente in corso fino al prossimo 16 maggio, saranno dedicate ai musei locali, coraggiosi avamposti di tutela della cultura, che curano patrimoni cosiddetti “minori” ma non per questo di valore inferiore rispetto ai tanti grandi spazi espositivi nazionali. Complice anche la voglia di conoscenza e di svago che accomuna le passeggiate alla scoperta dei piccoli musei locali, Italia Nostra propone dunque di visitare e sostenere questi spazi minimi “in quanto infrastruttura culturale complessiva che, per diffusione e consistenza patrimoniale, rappresenta un capitale sociale inestimabile per il Paese”. Musei piccoli che magari sono poco lontani da casa e dove le visite non prevedono prenotazioni e file come capita ai grandi spazi museali che quest’anno, causa la pandemia, hanno avuto un calo di visitatori pari al 77%, secondo le stime annunciate nell’aprile scorso dal Giornale dell’Arte e puntano con la riapertura a recuperare in fretta – e con grandi numeri – il danno provocato dalla chiusura delle strutture a causa della crisi sanitaria. È la presidente nazionale di Italia Nostra, Ebe Giacometti, a sostenere che “i musei dovranno fare i conti con la riduzione del turismo internazionale e quindi dovranno puntare sulla fruizione di prossimità, intensificando i servizi culturali che già forniscono ai cittadini italiani residenti nelle immediate vicinanze. Inevitabilmente il museo dovrà aprirsi e diventare il salotto di casa, dove andare a fare due passi, da soli o in compagnia ma ripetutamente e lentamente, senza la ressa dei grandi eventi espositivi. Forse, chissà, impareremo a conoscere bene i tesori che conservano le strutture museali che abbiamo dietro casa”. 

E come darle torto? Quanti di noi hanno un piccolo museo a portata di mano, vicino casa, che non hanno mai visitato, attratti da grandi esposizioni annunciate con clamore? Proprio per questo è stata siglata tra Italia Nostra e ICOM Italia – il principale network italiano di musei e professionisti museali che conta più di 2000 soci – un’intesa che punta a migliorare la consapevolezza del rapporto tra patrimonio e cittadino, chiamato oggi a partecipare in prima persona alla formazione dei saperi museali, in modo da avere musei realmente rappresentativi di un territorio al punto da diventarne il genius loci.

Cjase Cocel

Un accordo che è alla base della campagna “Settimane del Patrimonio Culturale di Italia Nostra” che quest’anno attua azioni di sostegno e divulgazione in 39 musei locali italiani. Non c’è che da scegliere in base alle proprie preferenze. Per chi ama conoscere la storia delle attività manuali locali c’è il Museo della pietra e degli scalpellini a Castellavazzo, frazione del comune di Longarone, in provincia di Belluno, dedicato all’estrazione e lavorazione della pietra che ha rappresentato la fonte di ricchezza della zona sin dal XV secolo; sempre in provincia di Belluno troviamo anche il Museo del ferro e del chiodo, nel comune di Val di Zoldo, che ripercorre, attraverso l’esposizione di reperti archeologico-industriali, documentazioni e illustrazioni, l’attività di lavorazione del ferro e, in particolare, la produzione dei chiodi. Molti musei locali sono dedicati alle attività contadine: A Jelsi, in provincia di Campobasso, c’è il MuFeG – Museo di Comunità della Festa del Grano – ospitato nel Convento di S. Maria delle Grazie – dove ogni anno, sin dal 1805, il 26 luglio viene fatta la festa in onore di Sant’Anna. A Crotone, fate il percorso museale dell’oliva bianca calabrese, partecipando al Progetto di Museo diffuso dell’agricoltura: si tratta di un nuovo percorso museale dedicato agli esemplari di oliva bianca (la leucocarpa, chiamata anche leucolea o olivo della Madonna) individuati in Calabria di recente, che si basa su tre tipologie integrate di patrimonio: materiale, immateriale e digitale. Interessante anche la Casa Museo dell’Apicultura Tradizionale, a Sortino, in provincia di Siracusa, che raccoglie ed espone tutta l’attrezzatura da lavoro per la fabbricazione, lavorazione e conservazione artigianale del miele, della cera e del distillato; oppure il Museo della vita contadina “Cjase Cocèl”, a Fagagna, in provincia di Udine, ospitato in un’antica casa contadina del ‘600, un museo ‘vivo’ dove dei volontari si dedicano ad attività tradizionali della vita contadina come l’allevamento di bovini o dei bachi da seta e che ha anche una sezione dedicata al merletto tradizionale. A Villa Santa Lucia degli Abruzzi, in provincia dell’Aquila, fate una passeggiata al Museo etnoantropologico delle Capanne in Pietra a Secco, dedicato al tipico ricovero d’altura, realizzato in pietra a secco, dell’antica economia agro-silvi pastorale dell’Appennino abruzzese, che illustra questo elemento caratteristico della cultura materiale; lo spazio ospita anche una sezione dedicata ai manufatti in lana e tappeti tipici abruzzesi. Senza spostarvi dalla regione, in provincia di Sulmona a Pettorano sul Gizio (che tra l’altro fa parte del club “I borghi più belli d’Italia”) visitate il Museo naturalistico e Parco di archeologia industriale, un museo diffuso che conserva un bellissimo patrimonio ambientale, oltre a vari edifici e mulini. In Sicilia, a Ortigia, in provincia di Siracusa, c’è il Museo del Papiro ‘Corrado Basile’, dove è possibile scoprire la storia di questa pianta – dal Lago Vittoria al Delta del Nilo, fino al Fiume Ciane – ed anche della carta di Papiro dall’Egitto alla Sicilia. 

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