“Anna è uno dei talenti più straordinari che mi sia capitato di incontrare”: così si pronuncia Salvatore Accardo riguardo ad Anna Tifu, giovane violinista di origine italo-rumena considerata una delle più talentuose esecutrici della sua generazione. Un passato da enfant prodige – vincitrice a soli 8 anni del primo premio con menzione speciale alla Rassegna di Vittorio Veneto – saggiamente trasformato in una carriera che la porta ad essere protagonista delle programmazioni dei templi sacri della musica classica. Studi nel Conservatorio della sua città, Cagliari, dove si diploma appena quindicenne, poi con Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e all’Accademia Chigiana di Siena. A 17 anni l’ammissione al Curtis Institute di Philadelphia e, a seguire, il perfezionamento a Parigi. Nel 2007 vince il concorso internazionale George Enescu di Bucharest. Oggi, alle notevoli qualità tecniche e ad un talento innato si aggiungono il gusto interpretativo e l’intensità emotiva di un’artista che cresce e raggiunge la piena maturità espressiva. Nelle sue esecuzioni il virtuosismo estremo si alterna all’enfasi melodica, la padronanza del suo compagno di viaggio, lo Stradivari “Marèchal Berthier” 1716 ex Napoleone, si trasforma in simbiosi. La incontriamo, in un attimo di tregua tra i suoi numerosi impegni, per chiederle di lei e della sua musica.
L’incontro con la musica classica e con il violino in particolare?
L’incontro con il violino, così come con la musica classica, posso dire sia avvenuto già nella pancia della mamma! Da grande appassionata di musica mi portava ai concerti da quando avevo 3/4 anni: ricordo che a 4 anni cantavo l’opera Carmen di Bizet a memoria. Mio papà è anche lui violinista, è stato primo violino della Filarmonica Enescu di Bucharest e mi ha trasmesso la passione per questo strumento…lo sentivo studiare a casa e m’innamorai del suono del violino, è stato un mio desiderio quello di intraprendere questa strada, nessuna costrizione da parte dei genitori».
Un passato da “enfant prodige”, vince a soli otto anni il primo premio con menzione speciale di merito alla Rassegna di Vittorio Veneto. Spesso si teme che lo studio della musica possa comportare grandi rinunce e sacrifici, quale è stata la sua esperienza?
«Da bambina si vive con incoscienza, suonare in pubblico era per me come giocare con le amiche. Mi veniva naturale e non mi sono mai sentita diversa dalle mie coetanee…certo è un mestiere che richiede sacrificio costante, devi essere pronto e consapevole che ti accompagnerà tutta la vita e se tradisci il tuo strumento lui tradisce te. Ma, per quanto mi riguarda, sono sempre riuscita a conciliare la mia vita da musicista a quella di ragazza assolutamente normale che ama uscire, andare al mare, andare al cinema; ho sempre cercato di non privarmi di nulla perché penso che sia assolutamente necessario vivere la vita e avere tante esperienze anche al di fuori della musica che ti formano come persona e influenzano il tuo modo di suonare e di comunicare al pubblico le tue emozioni. Sono convinta anche del fatto che la qualità nello studio sia più importante della quantità. Non ho mai dedicato più di 4 ore al giorno allo studio».
Nata in Sardegna da madre sarda e padre rumeno: in che modo le sue origini hanno condizionato il suo personale approccio alla musica?
«Sento molto la discendenza dal modo di suonare dell’Est Europa, dalla scuola rumena di mio padre. Ho vinto il concorso Enescu nel 2007 e recentemente è uscito un mio cd, insieme al pianista Giuseppe Andaloro, per Warner Classics dove, appunto, ho tenuto a onorare le mie origini inserendo un brano di Enescu, Impressioni d’infanzia. Penso che si percepisca subito dal modo di suonare con quali insegnanti un musicista ha studiato. Essere nata in Sardegna è stata per me una grande fortuna, amo la mia terra, l’aria del mare, il buon cibo, mi hanno aiutata a vivere la mia infanzia in un clima sereno, in una terra bellissima che mi porto nel cuore ovunque vada».
Affermata solista e spesso in viaggio: come concilia le fatiche della carriera violinistica con la dimensione e le esigenze di giovane donna?
«Essendo una “libera professionista” per fortuna trovo comunque il tempo da dedicare a me stessa; durante il giorno riesco a conciliare le mie esigenze con lo studio e così trovo il modo di vedere amici, andare in palestra e al cinema, una delle mie grandi passioni».
Una figura che ha condizionato in maniera significativa il suo percorso musicale?
«Senz’altro mio padre, nel bene e nel male, in quanto è sempre un punto di riferimento, ma è anche un critico severissimo. Devo tanto sicuramente anche a Salvatore Accardo, con il quale ho studiato per 10 anni in cui mi ha insegnato a stare sul palco, a gestire le mie emozioni; con lui ho studiato tantissimo repertorio».
Un’esperienza indimenticabile legata al mondo della musica classica?
«Ho tante esperienze indimenticabili, mi viene subito in mente la vincita al Concorso Enescu nel 2007, eravamo 44 concorrenti e superare ogni fase del concorso per poi arrivare alla vittoria è stata un’emozione unica. Dopo la prova finale del concorso (io non sapevo che fosse in platea ad ascoltare) si avvicinò il grandissimo Pinchas Zukerman e mi disse che per lui ero la vincitrice: ricordo perfettamente l’emozione di quel momento! Vorrei aggiungere anche i sogni che ho realizzato di recente, suonare diretta da Gustavo Dudamel e il mio debutto con l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Yuri Temirkanov. Ma ricordo anche con tenerezza la vincita alla rassegna di Vittorio Veneto all’età di 8 anni…».
Cosa consiglierebbe oggi a chi, ancora studente, guarda a lei con profonda ammirazione e come esempio da emulare?
«Un consiglio che mi sento di dare ai ragazzi che vogliono, o stanno intraprendendo questa strada, è quello di perseverare nello studio con caparbietà, tenacia e ricordare che lo studio ripaga sempre. E suggerirei di fare concorsi…la competizione rappresenta uno stimolo a migliorarsi sempre».
Reduce dall’esperienza in giuria al Premio Paganini: un resoconto e le sue impressioni a caldo sul concorso?
«È stata una fantastica esperienza: stare dall’altra parte è certamente più rilassante, anche se mi sono immedesimata parecchio nei bravissimi concorrenti presenti. Per quanto riguarda le impressioni, devo dire che ho trovato un livello generale davvero alto e, in tutta coscienza, posso dire che sia io che i miei colleghi abbiamo agito con la massima onestà e obiettività».
Suo inseparabile compagno è lo Stradivari Marechal Berthier 1716 ex Napoleone: cosa ha significato per lei averlo ricevuto? E quanto è importante la qualità del violino per un solista (tema ultimamente oggetto di dibattito…)?
«Ho la fortuna di suonare su questo meraviglioso strumento, gentilmente concessomi dalla Fondazione Pro Canale di Milano, da due anni; è stato un feeling immediato, ha una qualità e una potenza di suono pazzeschi e si adatta ad ogni tipo di repertorio. Penso che per un concertista sia assolutamente importante la qualità del proprio violino, soprattutto quando si suona in grandi sale da solista con un’orchestra».
Si parla tanto di avvicinare i giovani alla musica classica, dell’esigenza di rinnovamento del pubblico dei concerti. Quali strategie adotterebbe e qual è la sua visione sul futuro della musica classica?
«Penso che il problema legato alla mancata presenza di un pubblico giovane ai concerti di musica classica sia molto semplice: non la conoscono, come può piacere o appassionare ciò che non si conosce? La musica in generale oggi è dappertutto, la sentiamo nei centri commerciali, nei negozi, in tv etc…tutti conoscono l’ultimo singolo di Madonna o l’ultimo vincitore di X Factor perché ci viene proposto dappertutto. Penso sia fondamentale abituare i bambini ad ascoltare musica diversa rispetto ai soliti tormentoni, fin da piccoli. Così i miei genitori hanno fatto con me ed è stato molto naturale che mi appassionassi e avvicinassi al mondo della musica classica. Recentemente è venuta ad un mio concerto una ragazzina di 10 anni che mi ha detto di aver iniziato ad interessarsi alla musica classica e, al violino in particolare, dopo che ha visto dei miei video su youtube: ecco, per me questa è una grande soddisfazione! »
Sogni ancora da realizzare per la vita musicale e non solo?
«Sono una sognatrice, per cui di sogni ne ho parecchi, tantissimi in ambito musicale. Mi piacerebbe presto, poter incidere un disco con due dei mei concerti preferiti, Shostakovich n.1 e Prokofiev n.2 e spero di non perdere mai la voglia e lo stimolo a fare sempre meglio, ma sono molto determinata. Mi piacerebbe in futuro crearmi una famiglia e trovare la persona giusta, cosa non facile, sono ancora single e sogno il grande amore».
Impegni imminenti?
«A settembre inauguro la Stagione a Parigi, a La Maison de la Radio, insieme all’orchestra Radio France e diretta da Mikko Franck. Ho inoltre in programma una tournée in Germania in cui suonerò il concerto di Tchaikovsky insieme alla SWD Philharmonie di Konstanz; tour che precede l’inaugurazione per la stagione della Società dei Concerti a Milano, in Sala Verdi il 3 ottobre. E, infine, Michael Nyman sta scrivendo un concerto per violino e orchestra a me dedicato che eseguiremo in prima mondiale al Festival Enescu nel 2019».
Donatella Gaboardi
Deliziosa. La ricordo quindicenne all’accademia Stauffer: bravissima e di grande temperamento. Prometteva di diventare quella che oggi ammiriamo a Cremona. (Next Tango)