Marie-Jeanne Lecca vive a Londra e lavora molto per il teatro d’opera. Ha ricevuto la medaglia Martinu per “Julietta” e “The Greek Passion” ed è stata nominata dalla rivista Opernwelt come costumista dell’anno per “Maskerade” e “The Haunted Manor”. Ha fatto parte anche della squadra britannica che ha vinto il “Golden Triga” alla Quadriennale di Praga del 2003. L’ho intervistata molto volentieri!
Potrebbe tratteggiare brevemente la sua formazione?
La mia formazione artistica è iniziata in Romania, presso l’Istituto di Belle Arti Nicolae Grigorescu di Bucarest dove ho studiato come scenografa e costumista. La mia esperienza professionale è iniziata nel Regno Unito, dove vivo dal 1984.
Da dove viene la sua passione per i costumi?
Mi è sempre piaciuta la magia che deriva dall’ascoltare e dal raccontare storie. Progettare le scenografie ed i costumi per l’opera è come illustrare una storia. I costumi fanno parte dell’intera storia – non puoi davvero separarli – e il fatto che a volte disegno sia scenografie sia costumi mi aiuta enormemente perché mi dà la capacità d’inserire completamente i costumi nello spazio scenico. Il mio interesse non è per l’abito in quanto tale, piuttosto per i personaggi che lo indossano e per la storia che raccontano. Tutti i personaggi portano dentro di sé una storia, descrivono e visualizzano il loro viaggio, il passato e il futuro: questo è ciò che mi piace.
Se non fosse diventata costumista, quale attività le sarebbe piaciuto svolgere?
Giardiniere!
Quali sono le sue fonti d’ispirazione?
Tutto ciò che mi circonda può essere fonte d’ispirazione: un pezzo di tessuto, un dipinto in un’esposizione, una fotografia in un libro, qualcosa che ho appena letto, un graffito sul muro, una conversazione con un amico. La tua mente diventa simile a tanti cassetti che memorizzano tutti questi elementi visivi e, auspicabilmente, li porta fuori al momento giusto. Faccio sempre un’immagine chiave per lo show su cui sto lavorando, come un mini poster che può essere composto da una o più immagini. Questo modo di procedere probabilmente deriva dal fatto che, negli anni ’80, in Romania, il designer era responsabile anche della progettazione della locandina dello spettacolo: ne ho fatte varie!
Parliamo del suo ultimo lavoro: “Francesca da Rimini” di Zandonai al Teatro alla Scala. Come ha creato il personaggio di Francesca?
Abbiamo iniziato con l’idea del contrasto tra il duro mondo militare maschile e il mondo femminile, circondato dal romantico revival medievale, quello dei trovatori e dei cavalieri in armatura scintillante.
C’è un costume preferito fra quelli disegnati per “Francesca da Rimini”?
Se dovessi scegliere “un” costume preferito, sceglierei la vestaglia rosso e oro di Francesca: ho cercato di rappresentare la bellezza femminile ed al contempo la voglia di libertà del personaggio. Se dovessi scegliere un “tableau” dello spettacolo, sceglierei la prima scena, quella con il giullare e le ragazze: i colori e le forme si leggono molto bene sul palcoscenico e, al contempo, essa descrive la libertà e l’eccitazione creativa di una classe di pittura.
Quale è la produzione del teatro lirico a cui è più affezionata?
Se parliamo delle mie produzioni operistiche, ne ho alcune: “The Greek Passion”, “Krol Roger” e “Il Flauto magico” per il Festival di Bregenz, “Le avventure di Mr. Broucek” per l’English National Opera e la prima “Carmen” che ho progettato (fino ad ora ne ho realizzate ben tre!) per il Minnesota Opera: questa produzione è andata ovunque negli Stati Uniti!
Parliamo del suo rapporto con la musica, in generale, e con l’opera in particolare.
Non sono una musicista e non so leggere la musica… Ascolto le immagini della musica, è tutto molto visivo.
Il suo stilista preferito: uno di ieri ed uno di oggi.
I miei designer d’opera preferiti del passato sono Maria Björnson e Stefanos Lazaridis. Per il presente, guardo con molta attenzione i lavori di Ralph Koltai.
Come è il suo rapporto con le primedonne? E, in particolare, con Maria Josè Siri – interprete di Francesca – al Teatro alla Scala?
I cantanti devono sentirsi a proprio agio sul palcoscenico. Nel momento in cui completo la creazione di un personaggio, mi sento felice! Naturalmente, già prima di arrivare in teatro, ho le mie idee sul personaggio dell’opera, ma non inizierò mai a disegnare un costume senza sapere come è effettivamente il cantante… non avrebbe senso. Fin dall’inizio, Maria Josè è stata molto sicura in fatto di gusti, ha avuto sempre le idee chiare su ciò che funzionava (o no) per lei e fino a che punto io mi potessi spingere.
Quale pensa sia il futuro per il mondo dell’opera lirica?
La ricerca della bellezza e la necessità di condividere questa bellezza e di rispondere ad essa, vivrà per sempre. L’opera non morirà mai.
Suoi progetti futuri?
Attualmente sono impegnata nella realizzazione di scene e costumi per “I sette peccati capitali…” di Weill-Schönberg all’Opera du Rhin di Strasburgo. In seguito sarò impegnata con “Guerra e pace” di Prokofiev per la Welsh National Opera e con “Siegfried” di Wagner per la Lyric Opera of Chicago.
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