Da 16 anni il Festival della Mente di Sarzana è una delle rassegne estive di riferimento nel panorama culturale italiano. Un appuntamento diretto da Benedetta Marietti, promosso dalla Fondazione Carispezia e dal Comune di Sarzana, dove si incontrano personaggi provenienti dai campi del sapere più svariati, che si confrontano intorno a un tema sempre diverso. Per l’edizione del 2019 l’argomento scelto è il Futuro; intorno a esso si svilupperanno i 40 incontri in programma, i 20 eventi ideati appositamente per bambini e ragazzi e i 6 workshop didattici nella sezione curata da Francesca Gianfranchi.
Prendendo ispirazione da una frase di Abraham Lincoln («Il miglior modo per predire il tuo futuro è crearlo») la rassegna ligure da oggi 30 agosto fino al 1° settembre darà modo di ascoltare la voce di un centinaio di ospiti italiani e internazionali, a cui è affidato il compito di farci comprendere i cambiamenti, il fermento creativo e le speranze della società del futuro (o almeno quella che si può prevedere che potrà essere). «Il concetto di “futuro” è sempre stato importante e necessario per la mente umana – spiega Benedetta Marietti – ma acquista particolare significato in un’epoca come la nostra, densa di cambiamenti sociali, di trasformazioni tecnologiche e di incognite che gravano sul presente. Con il consueto approccio multidisciplinare, il festival si interroga sugli scenari possibili che ci attendono in campo scientifico e umanistico, senza però dimenticare che per guardare al domani bisogna conoscere il passato».
Ad aprire il festival sarà la lezione inaugurale di Amalia Ercoli Finzi dal titolo “L’esplorazione spaziale: oggi, domani e… dopodomani”. L’ingegnere aerospaziale, che da oltre venticinque anni si occupa di dinamica del volo e progettazione di missioni nello spazio, ha contribuito infatti alla realizzazione di satelliti e sonde per l’esplorazione planetaria e ricoperto incarichi presso le Agenzie Spaziali italiana ed europea, oltre all’International Astronautical Federation.
Come si è detto saranno parecchi gli incontri, le letture, gli spettacoli, i laboratori e i momenti di approfondimento culturale, all’interno del festival, e per dare un’idea di cosa c’è in programma possiamo segnalare alcuni eventi. Nell’ambito della tematica “Il futuro della letteratura, della lingua e delle arti” si potrà assistere all’incontro con Masha Gessen (una tra le più brillanti giornaliste della scena internazionale, firma del New Yorker e vincitrice del National Book Award 2017), che insieme allo scrittore Wlodek Goldkorn, parlerà della nuova Russia, nazione che con un sorprendente rovesciamento è passata dall’essere il faro della sinistra internazionale a diventare il modello esemplare, in America e in Europa, del pensiero conservatore. Poi a proposito di Medioriente la scrittrice israeliana Dorit Rabinyan, in dialogo con lo scrittore Alessandro Zaccuri, rifletterà sui grandi ostacoli, tra cui il dialogo interreligioso, che si frappongono al raggiungimento della stabilità politica e all’interruzione della guerra tra Israele e Palestina.
Forse più complesso ma sicuramente di grande fascino sarà l’incontro con il linguista Andrea Moro, che cercherà di dimostrare che le regole del linguaggio non sono convenzioni arbitrarie, ma sono legate all’architettura neurobiologica del cervello: non esistono quindi lingue migliori di altre, lingue musicali o lingue stonate, né l’essere umano vede il mondo diverso a seconda della lingua che parla, come se essa fosse un filtro per i sensi e i ragionamenti.
Anche la scienza avrà un ruolo fondamentale nell’ambito del festival: si avrà modo di assistere a molti incontri legati tra di loro dal tema dell’intelligenza artificiale. Come d’obbligo, si discuterà sulle legittime preoccupazioni derivanti dal suo utilizzo sempre più massiccio: l’uso dei dati, le possibili discriminazioni, l’allineamento ai valori umani, la trasparenza, la necessità di capire come l’intelligenza artificiale prende decisioni, l’impatto sul mondo del lavoro. Tra i molti invitati alla discussione (in diversi incontri) ci saranno Francesca Rossi (global leader dell’intelligenza artificiale dell’IBM) e Barbara Mazzolai (direttrice del Centro di MicroBioRobotica dell’IIT di Pontedera e nella classifica internazionale delle donne più geniali della robotica).
Di scienza si parlerà anche nell’ambito del nutrizionismo, con il chimico Dario Bressanini e la nutrizionista Lucilla Titta dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, che mettono in guardia sulle bufale delle mode alimentari, che offrono soluzioni semplici, ma non poggiano su solide basi scientifiche. Molto interessante sarà anche l’incontro con il neuropsichiatra e neuroscienziato Edward Bullmore dell’Università di Cambridge, che spiegherà il nesso esistente fra infiammazione e depressione, dimostrando come e perché l’infiammazione può rientrare tra le cause della depressione.
Si discuterà anche del futuro dell’ambiente con personaggi come il filosofo della scienza Telmo Pievani, che ci sfiderà a immaginare come sarebbe la terra senza la pervasiva presenza dell’uomo. E poi ci sarà il contributo dell’artista interdisciplinare, compositore e ingegnere del suono David Monacchi, che sta conducendo una ricerca sul patrimonio dei suoni delle foreste primarie equatoriali. Raccoglie registrazioni che restituiscono, fissandolo nel tempo, il linguaggio sonoro di un pianeta che rotola verso la sesta estinzione, per accrescere la coscienza ecologica pubblica e sperare di salvare così quanti più ecosistemi possibili. Il futuro della società e dell’individuo sarà invece il tema conduttore degli incontri con Filippo Grandi (Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati dal 2016), Massimiliano Valerii (direttore del Censis), Bertrand Badré (che è stato managing director della World Bank e chief financial officer del World Bank Group), lo psicoanalista Massimo Recalcati.
Molto attesi sono anche gli incontri con lo storico Alessandro Barbero: tre appuntamenti dedicati alle rivolte popolari nel Medioevo, che hanno cambiato il corso della storia. Il primo riguarderà i jacques: i contadini dell’Île-de-France, che, a metà del 1300, a causa delle continue disfatte che i nobili francesi riportavano nella guerra dei Cent’Anni, si ribellarono al dovere di mantenerli con il loro lavoro. Poi sarà la volta dei ciompi fiorentini, che nel 1378 occuparono le piazze della città per ribadire il loro diritto a essere coinvolti direttamente nel governo della città. Si chiuderà con la rivolta dei contadini inglesi del 1381, gli ultimi a essere liberati, in Europa, dalla servitù della gleba.
Sarebbe impossibile elencare tutti gli appuntamenti di questo Festival; se se ne vuole sapere di più si può consultare il programma all’indirizzo www.festivaldellamente.it.
In copertina: Festival della mente di Sarzana (foto d’archivio)
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