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28 Ago

Il trionfo della bellezza. Art Nouveau in mostra a Torino

Le Sale dei Paggi della Reggia di Venaria ospitano un’ampia retrospettiva sullo stile artistico che caratterizzò il volto della Belle Époque. Stampe, acqueforti, incisioni, sculture, complementi d’arredo, tracciano la storia della nascita della produzione in serie, fra arte e mercato. Fino al 26 gennaio 2020.

Alphonse Mucha, Sarah Bernhardt, 1897 © Arwas Archives

TORINO.  Ogni epoca ha avuto il suo stile, e la Belle Époque si rispecchia nell’esuberanza e nei colori dell’Art Nouveau. Nel quotidiano tripudio di una modernità che avanzava, accendendo entusiasmi talvolta abusivi, la fede nella scienza e nelle tecnica avevano raggiunto l’apice, e nessun ostacolo sembrava frapporsi al progresso dell’umanità. Questo clima di euforia trova la sua espressione negli elaborati motivi floreali che caratterizzano l’Art Nouveau, in una decisa rottura con i rigidi stilemi accademici ottocenteschi, espressione di una borghesia dai costumi più severi. Sul finire dell’Ottocento, sull’onda della rivoluzione industriale e del relativo benessere che ne consegue, l’Europa scopre la joie de vivre: i pic nic nei parchi cittadini, la nascita delle prime stazioni climatiche e balneari, i casinò, le corse dei cavalli negli ippodromi, occasioni mondane dove guardare gli altri e farsi guardare, magari sfoggiando abiti all’ultima moda. Non solo il guardaroba, ma anche l’attenzione per l’arredamento conosce una fase di espansione; con l’Art Nouveau nasce il concetto di oggetto d’arredo e di design moderno, dell’arte intesa come prodotto seriale. Se da un lato viene sminuito il significato dell’opera d’arte come “unicum”, dall’altro il concetto di stile e di bellezza si diffonde su scala relativamente larga, dando il tono a una società e a un’epoca. La Belle Époque dava molta importanza allo status sociale, e sfoggiare un certo tipo di abito, o poter esibire nel proprio salotto un particolare oggetto o mobilio, era indispensabile per mantenere agli occhi degli altri il proprio rango in società. Su queste basi, nasce un vero e proprio mercato che vede all’opera creativi, architetti, stilisti, pittori, scultori, ceramisti, maestri vetrai, organizzati in veri e propri laboratori artistici di respiro semi industriale, che grazie alla riduzione dei prezzi permessa dal lavoro in serie, intercettava non soltanto nobiltà e borghesia, ma anche il ceto medio che proprio allora consolidava la sua identità. Per questa ragione l’Art Nouveau può essere considerata come l’espressione artistica di un fenomeno sociale, identificabile nella nascita della società di massa e dei consumi. Così come di una moderna figura femminile, che ha le sue prime eroine nel mondo del teatro e della danza, a cominciare dalla celebre Sarah Bernhardt.

Alfredo Muller, Les Paons, 1903

I volti di questa moderna tendenza artistica furono molteplici: Jugendstil in Germania, Liberty in Italia, Modern Style in Gran Bretagna, e traevano ispirazione da esperienze artistiche precedenti, ad esempio la pittura simbolista e preraffaellita, le tecniche e gli stili dell’Arts&Crafts, la teosofia e la cultura giapponese e cinese. Si trattava di una reazione all’insofferenza verso il Positivismo, un tentativo del mondo dell’arte di recuperare la dimensione spirituale dell’individuo, corrosa dal vorticoso ritmo quotidiano di una società basata su scienza e denaro. Ad addolcirne i tratti, l’incessante ricerca della bellezza spirituale, attraverso stilemi floreali e idilliaci creati dagli artisti dell’Art Nouveau, alla ricerca di sfondi e situazioni anche esotiche, momenti d’evasione dalla quotidianità europea. Non casualmente, anche la letteratura dell’epoca produsse numerosi romanzi d’appendice ambientati in epoche antiche o in scenari africani e orientali, così come il Japonisme conquistò non soltanto i pittori ma anche decoratori e arredatori. Emile Gallé, Daum Frères, Alphonse Mucha, Louis Majorelle, René Lalique, Eugène Grasset, Henri de Toulouse-Lautrec, Eugène Gaillard sono solo alcuni dei protagonisti della mostra, ognuno con la sua concezione della modernità e della bellezza.

Grande diffusione ebbe anche la grafica, collegata al fiorire della vita mondana cittadina, in particolare quella dei teatri, delle sale da ballo e dei tabarin. Cantanti, attori, attrici, ballerine, divennero delle autentiche “star”, immortalate sui manifesti dalla mano di sapienti grafici; talvolta, anche i grandi artisti si prestavano al gioco, basti pensare ai manifesti di Lautrec per il Moulin Rouge.

La mostra torinese, con il suo allestimento avvolgente, di gusto teatrale, ricrea l’atmosfera di quell’epoca entusiasmante, e approfondisce la riflessione sullo sviluppo delle arti decorative in Italia e in Europa.

 

In copertina: Alphonse Mucha, Job, 1896, © Arwas Archivesopera

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