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8 Dic

Jan Fabre. A Milano una mostra sull’identità, sessualità e sensualità belga

La Galleria Gaburro di Milano (via Cerva 25) ospita una personale di Jan Fabre (Anversa, 1958), uno dei maggiori artisti contemporanei, fino al 12 febbraio 2023,

Curata da Giacinto Di Pietrantonio, l’esposizione, dal titolo La saggezza del Belgio, presenta una trentina di disegni di piccolo formato della serie Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge e una decina di sculture, per la prima volta esposte in Italia, attraverso le quali, Jan Fabre s’interroga sull’identità belga, sulla sessualità e sensualità, passate al vaglio visivo del surrealismo, caratteristica che contraddistingue la sua opera, nonché l’intera arte belga.
Jan Fabre, che in questo caso si definisce ironicamente “Le Bon Artiste Belge”, propone un corpus di opere volte a cercare l’identità nazionale belga che non è unica, ma densa di differenze, a partire dalla presenza di tre comunità: fiamminga, vallone e quella di lingua tedesca. Queste aree a loro volta sono internamente ancor più frammentate, una diversità in cui cerca di ritrovare saggezza e unità per proporre ciò che può “connettere piuttosto che dividere”.

JAN FABRE. LA SAGGEZZA DEL BELGIO | Milano, Galleria Gaburro | 2 dicembre 2022 – 12 febbraio 2023

JAN FABRE. LA SAGGEZZA DEL BELGIO | Milano, Galleria Gaburro | 2 dicembre 2022 – 12 febbraio 2023

Su ogni disegno campeggia la spiritosa scritta ÉDITÉ ET OFFERT PAR JAN FABRE LE BON ARTISTE BELGE (Pubblicato e offerto da Jan Fabre, il bravo artista belga) che fa ricorso alla frase pubblicitaria della cioccolata “Côte D’OR, Le Bon Chocolat Belge” riportata sulle cartoline con immagini del folklore belga allegate negli anni sessanta alla nota cioccolata, forte simbolo alimentare identitario sovranazionale del Belgio. Fabre sceglie tuttavia di accompagnare i disegni con questa definizione non solo per la dolcezza che la cioccolata esprime, ma metaforicamente anche per il suo “lato oscuro”, in quanto nasce dal colonialismo belga in Congo, tema su cui l’artista lavora da anni.

Jan Fabre, Belgian shell-tongue (2018) pigmenti, carta, polimerato, tessuto, guscio, 24,2 x 56,1 x 27,6 cm

Jan Fabre, Belgian shell-tongue (2018) pigmenti, carta, polimerato, tessuto, guscio, 24,2 x 56,1 x 27,6 cm

Autodefinitosi “Guerriero della Bellezza”, con le sue opere agisce nell’arte e in difesa dell’arte, mettendosi in dialogo con il sapere scientifico, la saggezza popolare e il rapporto uomo-natura, facendo convergere tutto verso la centrale poetica della metamorfosi. Per questo Fabre agisce come un rivoluzionario del linguaggio che cerca di rovesciare lo stato delle cose, servendosi spesso del riferimento al carnevale quale azione di sospensione e rovesciamento della realtà. Le sculture sono stravaganti, ironiche e sgargianti come le tradizioni carnevalesche, folkloriche e teatrali del Belgio.

“Jan Fabre” – ricorda Giacinto Di Pietrantonio – “nel suo tentativo di rovesciare linguisticamente il mondo e le sue regole, rivede quelle della sessualità che in questo specifico caso portano Fabre a interagire con alcuni artisti di riferimento, fino al più “surrealista” di tutti i tempi: Hieronymus Bosch. L’iconografia e l’iconologia dei disegni e delle sculture di Fabre in mostra sembrano infatti uscire dai quadri dell’eretico artista rinascimentale fiammingo, dove elementi marini come conchiglie, uomini, animali e piante subiscono surreali e simboliche metamorfosi umano-animale in un’orgia di colori, forme e sessualità che Fabre rilegge saggiamente anche alla luce delle trasformazioni delle culture popolari”.

Jan Fabre, The small, plump, alluring Belgian Venus (I) (2018), matita HB, matite colorate su carta chromo, cornice dorata, passe-partout rosso, 37 x 33,7 x 2,2 cm.
“La sua arte” – continua Giacinto Di Pietrantonio – “è sempre un andirivieni tra alto e basso, passato e presente, un modus operandi che lo tiene legato anche alla tradizione dei floridi corpi barocchi del concittadino Rubens soprattutto nella serie Mer du Nord Sexuelle Belge, in cui piccoli grassottelli cupidi e piccole veneri cicciottelle nascono da conchiglie marine. Dall’altra parte i disegni di Folklore Sexuel Belge per tavolozza e caratterizzazionechiudono modernamente il cerchio, guardando all’arte espressiva carnevalesca e grottesca del connazionale James Ensor dell’Entrata di Cristo a Bruxelles nel 1889. È la maturità artistica di Fabre che attinge alla Saggezza del Belgio, rileggendo la tradizione narrativa e visuale alternativa delle leggende popolari di un sapere che si perde nella notte dei tempi e che l’arte salva dall’estinzione”.

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