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24 Gen

Jean-Michel Basquiat

 

“Da quando avevo diciassette anni, ero certo di diventare celebre. Avevo delle idee romantiche sulla maniera di diventare celebre. Sognavo i miei eroi, Charlie Parker, Jimi Hendrix…”

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Loin, 1982

Il sogno di Jean-Michel Basquiat si avvera quando, il 12 Agosto 1988, accede a quel famoso “Club 27”, nome dato al gruppo di artisti scomparsi prematuramente all’età di 27 anni che, grazie al  loro genio, hanno illuminato il mondo lasciando la loro scia per sempre. Egli entra di fatto così nella lista di eroi  che tanto ammira e che gli permette, a distanza di anni, di intitolargli mostre come questa che si sta svolgendo al Mudec di Milano con un nome semplice eppure evocativo… il suo! In mostra, fortemente voluti dai curatori Jeffrey Deitch e Gianni Mercurio, oltre ai lavori realizzati insieme al suo più grande amico e sostenitore Andy Warhol sono esposti disegni, dipinti di grandi dimensioni, fotografie e piatti di ceramica in cui egli ritrae ironicamente personaggi e artisti di ogni epoca. Oggi usiamo i social network  per esprimere un’idea e condividerla con gli altri, Basquiat in effetti faceva proprio la stessa cosa, lasciava messaggi dovunque si trovasse e quindi su qualunque cosa gli capitasse a tiro, scatole di cartone, muri, cartelli o treni della metropolitana, tutto era utile per poter comunicare. Immagini e parole che  si intersecano, scritte apparentemente senza senso e molte volte volutamente cancellate per spingere chi osserva a soffermarvisi di più, tratti privi di regole, informali e resi quasi infantili, tutti ingredienti che lo porteranno a definire il suo stile “analfabetismo artistico”. Le sue non tele e i  suoi scarabocchi composti di ombre, musica, teschi e strade, divengono così portavoce di un messaggio di ribellione, aggressività e ironia seppure con modi semplici. Una semplicità che disturba e colpisce allo stomaco, urla  di rabbia silenziosa tra i frastuoni del mondo, ossimori propri di una personalità  rock e attuale quale fu quella di  Jean-Michel Basquiat.

Al Mudec di Milano, fino al 26 Febbraio.

 

 

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