Tra i riccioli di vite, al chiar di luna. Lunghe tavolate imbandite tra i filari, in aperta campagna. Sospese tra i pali dei vigneti, mille bianche lucine. Possibilmente, musica dal vivo, da un qualche angolo dell’aia. Cucina preferibilmente nostrana, di terra ma non solo. E, sì, vino. Gran buon vino, per carità, ad innaffiare di fresca ebbrezza le caldi notti d’estate. Sono le sempre più richieste “cene in vigna”. “Dinners in the VineYards”, per i tanti turisti che stanno facendo dell’enogastronomia italiana una delle loro principali mete (non bastassero monumenti e musei a piè sospinto, dal piccolo borgo alla grande metropoli). Quelle che un tempo imbastiva il fattore al termine della vendemmia, con i vicini di tenuta e i lavoranti di ritorno dalla raccolta, si sono spostate dalla corte lungo i filari. E, spingendosi in quella cornice, si sono fatte “social eating”, così le chiamano adesso. Queste tavolate di gente, ormai di città, che riscopre il piacere di una cena in campagna, al fianco di tanti altri sodali.
Così, se per tutta la settimana, l’imprenditore vitivinicolo ha sperato piovesse almeno un po’ per dare acqua a queste terre secche, solcate dall’aridità, almeno quella sera no, la sera della cena si spera nel bel tempo. Amplificatore e balle di paglia, per il cantante, chiamato a intrattenere il suo pubblico. Catering o cucina improvvisata con una bella griglia, e tanta attenzione alle paglie che non devono prender fuoco. Fumatori accaniti, richiamati all’attenti. Bambini scorazzanti tra insetti e animali di bassa corte. Signore ben vestite, tacchi alti e spalle nude, presto avvolte da freddo e scialli. Uomini a far gruppo, ridanciani tra i tavoli a scherzare coi camerieri facendo mescere sempre più vino e quanta più cibanza possibile.
È la ritrovata goliardia delle sere d’estate “alternative”, quelle che rifuggono da infradito e spiaggia a chilometro zero, per cercare la quiete della campagna (e spezzarla). L’esperienza di un tramonto che scema in collina. Di una luna piena a richiamare le tonde lucine che fanno zig zag sulle proprie teste, simulando l’andamento delle costellazioni lontane.Tra i riccioli di vite, al chiar di luna. Lunghe tavolate. Provate a cercarle anche su Google, “cene in vigna”. Scoprirete esperienze che vanno da Castelvetro di Modena nell’Emilia, a Fratterosa nelle Marche. Dal Lambrusco Grasparossa, al Bianchello delle Cantine Terracruda, che ad esempio hanno impegnato in calendario tutti i mercoledì e i venerdì di luglio per far degustare le proprie etichette in abbinamento a cibi sempre diversi e nuovi. È così che scoverete la possibilità di conoscere i vini autoctoni di un territorio, capace di esprimersi in belle serate e tipicità. È il Genius Loci della vigna quello con cui vi troverete a brindare.
(nell’articolo, foto di Sanzia Milesi)
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