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27 Mag

Pas de deux. Marino Marini e Igor Stravinskij

Prorogata fino al 27 giugno “Pas de deux. Marino Marini Igor Stravinskij”: 50 opere, molte mai esposte in precedenza, che ripercorrono l’amicizia e il sodalizio tra due delle personalità artistiche più influenti del Novecento. La mostra, curata da Luca Scarlini e allestita presso il Museo Marino Marini di Firenze, presieduto da Patrizia Asproni, documenta le tappe inedite di uno straordinario incontro, avvenuto nel 1948 all’interno della galleria d’arte newyorkese Curt Valentine e illustrato in alcune tra le opere più straordinarie di Marinidalle acqueforti della serie “Marino to Stravinskij” alle litografie “Personnages du sacre du printemps”, fino all’unica, magnifica scenografia mai realizzata dall’artista: quella per “La sagra della primavera” dello stesso Stravinskij, rappresentata alla Scala l’8 dicembre 1972.

La sagra della Primavera ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala

Al primo piano del museo sono esposti dipinti dedicati ad attori, danzatori e giocolieri e incisioni originali a tema teatrale. In prestito dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia le acqueforti e le litografie realizzate tra il 72 e il 74 in ricordo dell’amico scomparso nel 1971, oltre al ritratto in bronzo di Stravinskij che il musicista definì “straordinariamente bello” e una serie di affascinanti materiali – tra biglietti e scambi epistolari – che documentano la stima e l’affinità artistica tra i due. Andati malauguratamente dispersi dopo il debutto dello spettacolo, i fondali dipinti da Marini per il balletto di Stravinskij sono proiettati in formato digitale, e uno di essi è riprodotto su tela. L’allestimento è a cura di Marisa Coppiano.

Giocolieri e cavallo_Marino Marini / Biglietto con note musicali e dedica a Marina Marini / Il fondale

Già molte volte Marini aveva rifiutato di lavorare per il teatro, ed è solo il profondo affetto per l’amico a persuaderlo. Ne risultano opere straordinarie, che contribuirono a rendere il balletto, diretto da Bruno Maderna con coreografie di John Taras e protagonista l’étoile Natalia Makarova, da poco transfuga in occidente, un netto successo. “Gli incontri tra artisti di diverse discipline generano eredità ricche – spiega Scarlini, collaboratore di numerose istituzioni teatrali italiane e europee, tra cui il National Theatre di Londra, lavorando in varie occasioni su temi di storia della scenografia – il Novecento è stata epoca di grandi incontri: il lavoro di artisti notissimi con compositori illustri nasceva in base ad affinità elettive. Il ballo per Marino era stato una seduzione importante fin dalla giovinezza, come dimostrano la nutrita sequenza delle danzatrici, di grandi e piccole dimensioni, e i numerosi lavori pittorici e di incisione. “Pas de deux: Marino Marini Igor Stravinskij” narra con opere inedite o poco viste la storia di un’amicizia che è anche sincera condivisione di un sentimento dell’arte come evocazione di antichi ritmi vitali, che il secolo scorso aveva riscoperto dopo un lungo oblio”.

Allestimento (ph Giovanni De Stefano)

Il Museo Marino Marini è nato dalla volontà di Marino e Marina Marini che, alla fine degli anni Settanta del Novecento, individuarono l’ex chiesa di San Pancrazio di Firenze come luogo ideale al quale legare la donazione di opere che l’artista, poco prima di morire, aveva fatto alla città. La ristrutturazione della chiesa, recuperata dopo secoli e ridestinata a una funzione pubblica, è stata realizzata dagli architetti Lorenzo Papi e Bruno Sacchi che hanno saputo creare un allestimento a immagine e somiglianza di quel mondo così affascinante di Marino Marini, uno dei personaggi più significativi della cultura figurativa del Novecento. Il museo ospita 183 opere di Marino Marini: disegni, litografie, dipinti, sculture, tutte esposte al pubblico sui quattro livelli del museo. Parte integrante del museo, recuperata alla visita del pubblico dopo un lungo restauro, è una delle meraviglie del Rinascimento fiorentino: la Cappella Rucellai, capolavoro assoluto dell’architetto Leon Battista Alberti, con il Tempietto del Santo Sepolcro.

 

Foto © Museo Marino Marini di Firenze

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