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13 Giu

Raffaella Lupinacci: Rossini è un seduttore

È considerata uno tra i mezzosoprani più interessanti della sua generazione. Raffaella Lupinacci, originaria di Acri, in Calabria, inaugurerà il prossimo mese di luglio il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca nel ruolo di Romeo in Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj. Studi di canto lirico nel Conservatorio di Cosenza e la prosecuzione del percorso formativo con Fernando Cordeiro Opa. Nell’estate del 2012 il debutto, selezionata da Alberto Zedda per l’Accademia Rossiniana di Pesaro, nei panni della Marchesa Melibea ne Il viaggio a Reims di Rossini. Poi l’affermazione nel 64° concorso AsLiCo e il debutto in Tancredi nel Circuito Lombardo. Una carriera in ascesa, la sua: calca le scene di importanti istituzioni in Italia e all’estero tra cui, per citarne alcuni, il Rossini Opera Festival, il Teatro Comunale di Firenze, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Verdi di Trieste, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro di Manacor a Palma de Mallorca e poi Torino, Antwerpen, Piacenza e il Wexford Festival Opera. La incontriamo, in occasione dell’approssimarsi del suo prossimo impegno per la 44esima edizione del Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, per chiederle di sé e del canto nella sua vita.
L’incontro con il canto.
«Se nasci in un piccolo centro della nostra Italia, nel mio caso ad Acri in provincia di Cosenza, ti avvicini alla musica se hai una famiglia che già la ama e la frequenta. Ed è stato anche il mio caso. Ma vai avanti se inizi a fare musica con gli altri e a trarre gioia dal fatto di essere coinvolta in un “gioco” così straordinario. Altra felice combinazione, perché l’esperienza che per anni ho fatto nel coro polifonico di Acri ha contribuito a rivelare a me stessa la mia autentica passione per il canto. Ogni piccolo paese dovrebbe avere la banda e una corale, perché far musica insieme da giovanissimi trasmette emozioni tali che, se hai talento e possibilità, ti portano a desiderare d’intraprendere la strada del professionismo».
Selezionata da Alberto Zedda per l’Accademia Rossiniana di Pesaro, nell’estate del 2012 debutta come Marchesa Melibea ne Il viaggio a Reims di Rossini. Sul forte legame con la musica del “Cigno di Pesaro” di cui quest’anno ricorre il 150° della morte?
«Per me Rossini fa tutt’uno con Pesaro e l’Accademia. A loro debbo l’inizio della carriera e la rivelazione a me stessa che quello che amavo cantare fortunatamente corrispondeva a quello che la mia voce poteva cantare. L’Accademia di Pesaro e il Maestro Zedda mi hanno dato basi musicali e motivazionali delle quali sarò per sempre grata. Per non parlare dell’opportunità di entrare nell’universo rossiniano dalla porta principale, a stretto contatto con studiosi e interpreti che vivono per quelle opere e quelle musiche. E che, con la loro devozione, hanno dato vita alle celebrazioni per i 150 anni della morte di Rossini che stanno riguardando tutto il mondo. Mai visto un interesse così diffuso, così partecipe! Rossini è un seduttore».
Una figura determinante nel suo percorso di crescita professionale?
«Oggi sicuramente quella di Fernando Cordeiro Opa, il mio Maestro di tecnica vocale. Sono in stretto contatto con lui, il confronto è a tutto campo sulla vocalità, ma anche sulla definizione dei personaggi.
Riferimenti tra i mostri sacri del passato?
«Quanti nomi potrei fare! Da ognuno delle grandi cantanti del passato che amo ho avuto qualcosa e non solo a livello emotivo. E ovviamente, per caratteristiche legate al repertorio che hanno cantato. Sicuramente Lucia Valentini Terrani è un riferimento per la sua bellezza timbrica e la capacità di comunicare. Per questo, basta ascoltare la sua esecuzione dell’Agnus Dei della Petite Messe Solennelle di Rossini. Ma adoro anche Shirley Verrett per la vocalità così particolare, la padronanza tecnica e le grandi doti interpretative che in lei andavano in armonia con la ricerca sempre puntuale del fraseggio e degli accenti più adatti al ruolo».
Suggerimenti per coloro che, guardando al suo esempio, vorrebbero intraprendere la carriera di cantante lirico?
«Tre, i classici punti fermi: cervello, disciplina e coraggio. È importante studiare sempre e avere rispetto del proprio strumento, assecondarne lo sviluppo con la tecnica e con tanta pazienza. E, ultimo ma molto importante, sognare i ruoli più amati ma iniziarne lo studio solo quando sono giusti per il proprio percorso vocale e interpretativo. Si, bisogna essere anche saggi».
Sulle regie d’opera: tradizione o innovazione. Quale la sua opinione a riguardo?
«Ascolto e leggo sia le prese di posizione del pubblico più appassionato che dei miei colleghi. Posso dire che mi colloco nel mezzo? Tra tradizione o innovazione non mi schiero né da una parte né dall’altra. Se c’è un’idea che funziona, va bene tutto. L’opera è musica e teatro, leggere le due componenti separatamente è sbagliato, avere dei pregiudizi lo è ancora di più».
Nel luglio 2018 inaugurerà il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca nel ruolo di Romeo in Giulietta e Romeo di Nicola Vaccaj: qualche anticipazione a riguardo?
«È un’opera bellissima, degna di inaugurare il prestigioso Festival della Valle d’Itria. Ovviamente sono lusingata d’essere una delle protagoniste, cantando Romeo en travesti. Sto studiando con grande piacere, forse non m’aspettavo una scrittura così elegante nel suo equilibrio classico ma proiettato in una inedita atmosfera romantica. I melomani, che conoscono alcune parti vocali a partire dalla splendida aria di Romeo “Ah, se tu dormi svegliati”, rimarranno sorpresi dalla bellezza complessiva dell’opera. Sarà anche un’occasione speciale perché utilizzeremo l’edizione critica di Ilaria Narici. Un’ulteriore garanzia è la direzione affidata al Maestro Sesto Quatrini, con le cui scelte musicali sono in sintonia. Canterò con ottimi colleghi e potremo contare sull’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza».
Sogni ancora da realizzare?
«Ho ancora tanti sogni da realizzare essendo, anche artisticamente, piuttosto giovane. Li concentro in uno solo, quello di una carriera puntellata di traguardi ma sempre stimolante».
Impegni imminenti?
«Dopo Martina Franca volo a Seul per Così fan tutte. In ottobre debutto in Italiana in Algeri, perché Rossini resta il mio nume tutelare».

Photo by Andrea Chemelli©

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