Il Teatro Regio di Torino festeggia i suoi primi 50 anni con un grande Gala.
In realtà il compleanno è “lungo un anno” – oltre al gala, una mostra su Mollino, un libro con 250mila immagini, 5mila manifesti, 3mila ore di registrazione e 1.700 bozzetti -, come afferma il sovrintendente Mathieu Jouvin, ma l’evento più atteso è senz’altro I Vespri siciliani, capolavoro di Verdi presentato stasera, ore 19, in forma di concerto che omaggia l’inaugurazione originale del 1973 con la regia della Callas (sua prima e ultima volta in questa veste) e di Giuseppe Di Stefano. Certo non si può parlare del nuovo Regio, opera maestra dell’architettura moderna, senza citare Carlo Mollino a cui fu affidato l’arduo compito di far rinascere il Teatro, distrutto anni prima da un terribile incendio: ancora oggi si presenta come un edificio dal grande carattere contemporaneo che mantiene un forte legame con la città e la sua storia. Tra la Callas e Mollino, quello del 10 aprile 1973 fu un avvenimento cultural-mondano ma la soirée di stasera promette di non essere da meno: un brindisi speciale, offerto dal Consorzio Alta Langa, accoglierà gli ospiti all’ingresso del teatro, così come un allestimento floreale realizzato appositamente dal Verde pubblico della Città di Torino. Per l’occasione, è stato anche realizzato un volume dedicato all’Opera, in un’edizione straordinaria che sottolinea l’eccezionalità dell’appuntamento con un inserto fotografico rievocante i cinquant’anni dalla celebre inaugurazione.
Il Coro del Teatro Regio è istruito per la prima volta da Ulisse Trabacchin mentre la direzione è affidata al maestro bresciano Riccardo Frizza che ha parlato a lungo di questo concerto alla stampa e sui propri social: «Torno al Regio dopo il Concerto della Memoria dello scorso mese di gennaio che ha colmato un’assenza dal teatro lunga venti anni, quando appunto diressi qui un’opera che mi è molto cara, Semiramide. La scelta felice di inaugurare nel 1973 l’astronave con i Vespri affidati a Maria Callas per quella che fu la sua prima e unica regia, alle voci di Raina Kabaivanska, Gianni Raimondi e Bonaldo Giaiotti, meritava il rinnovo delle emozioni di allora. Sono felice di dirigere oggi un altro cast stellare che vede tra i protagonisti Roberta Mantegna, Piero Pretti, Vladimir Stoyanov e Michele Pertusi. Il Coro del Teatro Regio è istruito per la prima volta da Ulisse Trabacchin, la versione del grand-opéra eseguito in forma di concerto è quella italiana di Arnaldo Fusinato. Auguro a Torino e al suo Regio le migliori fortune artistiche».
Mentre il tenore protagonista è Piero Pretti, a Torino in una delle sue parti distintive che ha portato nei teatri di tutta Europa e che, peraltro, ha debuttato proprio al Regio nel 2011. «Essere Arrigo ora, di nuovo al Regio di Torino, a dodici anni dalla prima volta e con la naturale maturazione vocale e artistica della parte, mi riempie di gioia. Ma soprattutto di orgoglio: se nel 2011 ho cantato per il 150 anni dell’Unità d’Italia, questa volta lo faccio nell’occasione gioiosa dei primi 50 anni del “nuovo” Teatro Regio torinese, quel capolavoro di architettura, modernità, design ed originalità frutto dell’inventiva di un grande torinese come Carlo Mollino». E finisce con un energico «Avanti Verdi, Viva Verdi!»
Faccio mia l’esortazione di Pretti aggiungendo, Viva il Regio di Torino!
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