SECONDA EDIZIONE DELLA RASSEGNA ARTISTICA SENTIERI D’ARTE, MOSTRA DI ARTE PUBBLICA DISSEMINATA NELL’AMBIENTE NATURALE DEI SENTIERI DI MONTAGNA. ECCO QUALI SONO LE OPERE DEGLI ARTISTI PARTECIPANTI BENNI BOSETTO, CUOGHI CORSELLO, DADO, MAURIZIO MERCURI, FRUIBILI FINO AL 3 NOVEMBRE
Nei boschi di Cortina d’Ampezzo si cela una mostra molto particolare: ispirata al ricco patrimonio di leggende e fiabe legate alla storia delle Dolomiti, accompagna il visitatore alla scoperta del sentiero di Pian de ra Spines, un percorso con poco dislivello, che si snoda nella piana di Fiames su entrambe le rive del torrente Boite. Si tratta della seconda edizione della rassegna Sentieri d’arte, mostra di arte pubblica disseminata nell’ambiente naturale dei sentieri di montagna, promossa da Associazione Controcorrente, Regole d’Ampezzo, Liceo Artistico di Cortina, in collaborazione con l’agenzia creativa di Milano Quiqueg e con il patrocinio del Comune di Cortina d’Ampezzo. “Il progetto artistico riflette l’immaginario delle narrazioni fantastiche ambientate lungo l’arco dolomitico, legate al territorio di Cortina e alle zone limitrofe”, racconta Fulvio Chimento, curatore della mostra insieme alla Presidente di Controcorrente Carlotta Minarelli.
SENTIERI D’ARTE. GLI ARTISTI
Gli artisti coinvolti in questa seconda edizione di Sentieri d’Arte – Benni Bosetto, Cuoghi Corsello, Dado, Maurizio Mercuri – hanno realizzato le opere per essere collocate nei boschi del sentiero, con l’intento di creare un percorso onirico dove il visitatore di ogni età può ritrovare la propria dimensione legata all’infanzia. Lasciandosi ispirare dalle opere in mostra, a loro volta i visitatori possono scrivere una propria fiaba che potrà essere inviata all’indirizzo mail dell’Associazione Controcorrente. I testi ritenuti più interessanti in relazione al progetto verranno pubblicati nel catalogo della mostra. Vediamo nel dettaglio i singoli progetti.
Benni Bosetto (Merate, 1987) utilizza l’installazione sonora per diffondere nell’ambiente tramite la sua voce un canto a cappella composto dalla scrittrice Clara Mazzoleni, che ha la funzione di avvicinare il pubblico all’ambiente che lo ospita e di evocare presenze naturali in qualche forma personalizzate. La voce è un elemento corporeo che nasce dagli organi più nascosti e si espande in esterno: interpretata dall’artista come parte del corpo che penetra (fisicamente) nelle molecole dell’“altro”, testimonia come l’uomo sia ontologicamente parte dell’ambiente che lo ospita. La Bosetto interviene anche con il disegno a matita sui tronchi di alcuni alberi disposti lungo il percorso e in avvicinamento alla sua installazione sonora.
Monica Cuoghi (Sermide, Mn, 1965) e Claudio Corsello (Bologna, 1964) propongono attraverso il linguaggio artistico delle installazioni ispirate a un sorprendente immaginario fiabesco; i loro interventi nel bosco sembrano suggeriti da alcuni topoi che caratterizzano la letteratura fantastica. Le opere sono allestite dagli artisti in differenti luoghi di visione strategici: come astri che compongono una costellazione, guidano il visitatore alla scoperta di un universo vasto e illimitato. Per osservare le opere il fruitore sarà spinto ad abbandonare in alcuni tratti il sentiero principale, e si troverà completamente immerso in una dimensione naturale, a favore di una maggiore connessione con gli spiriti di natura.
Dado (Alessandro Ferri, Bologna, 1975) elabora la propria opera, L’Albero magico, dipingendo con il colore oro uno degli alberi che danno forma al bosco attraversato dal sentiero di Pian de ra Spines. L’intervento non mira alla decontestualizzazione dell’elemento naturale rispetto alle altre specie vegetali, ma l’opera è collocata all’interno del bosco con la finalità di coniugare la sfera fantastica del mondo delle fiabe con quella reale del bosco. La luce che penetra dalla selva determina variazioni di iridescenza del color oro, così l’albero in determinati momenti del giorno sembra trasformarsi da opera d’arte in elemento incantato.
Maurizio Mercuri (Fabriano, 1965) si lascia ispirare da una nota leggenda legata alle Dolomiti, Il giardino di rose di Re Laurino, che illustra l’enrosadira: fenomeno apparentemente magico, che si ripete ogni giorno in coincidenza dell’alba e del tramonto, quando i raggi del sole accarezzano le cime delle Dolomiti, colorandole di rosa. Mercuri realizza un’installazione che ha come finalità quella di tentare di catturare la luce dolomitica attraverso gocce di vetro all’interno di piccole gabbie, abitualmente utilizzate per uccelli da richiamo in una tipica tecnica venatoria, che prevede che il richiamo dell’uccello avvicini potenziali prede. Mercuri utilizza invece le gocce di vetro come fonte attrattiva per la sorgente luminosa.
Da Artribune
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