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17 Ago

Anselmo Bucci. Ritorno al Vittoriale

Era l’estate del 1933 quando Anselmo Bucci da Fossombrone, figura di primo piano nella storia dell’arte del Novecento italiano, visitò per la prima volta il Vittoriale: di questa sua visita privata al Vate restano alcune testimonianze storiche inedite, impresse dall’autore in forma di acquerelli su un album di viaggio, nonché quattro opere pubblicate su Testimonianze per la vita inimitabile di Gabriele d’Annunzio di G. Nicodemi, opera in tiratura limitata del 1943. Prende avvio da questa testimonianza la mostra antologica Anselmo Bucci. Ritorno al Vittoriale, inaugurata a Villa Mirabella il 12 marzo 2022 – in occasione della prima festa dell’anno del Vittoriale degli Italiani, “Forme uniche di continuità nel tempo” – dove rimarrà allestita fino al 21 settembre.

Allestimenti della mostra Anselmo Bucci. Ritorno al Vittoriale

Allestimento (Foto: Finestra sull’arte)

Attraverso uno sguardo contemporaneo, la mostra – curata da Giordano Bruno Guerri in collaborazione con l’Archivio Anselmo Bucci di Monza – racconta l’artista svelandone le diverse sfaccettature della personalità, lo spessore intellettuale, la visione culturale, l’impegno come artista “totale” e il ruolo di assoluto protagonista del Novecento italiano. Bucci fu infatti anche scrittore (vinse il premio Viareggio nel 1930 con Il pittore volante), pubblicista (curava settimanalmente una pagina de La Domenica del Corriere) e designer.

Anselmo Bucci, L'Odéon, 1919 20. Courtesy Galleria Antologia, Monza |  Artribune

Anselmo Bucci, L’Odéon, 1919-20

Circa trenta opere scelte (un terzo delle quali inedite, provenienti da raccolte pubbliche e private) accompagnano dunque il visitatore alla scoperta del pittore, in un arco temporale che copre quasi quarant’anni di attività, dal 1908 al 1946. Apre il percorso un inedito del 1908 (studio per Jeunesse, tempera su tela) realizzato a Fossombrone durante una pausa dal suo soggiorno parigino e da sempre gelosamente custodito nello studio dell’artista, come documentato da svariate fotografie. L’esposizione si chiude con un dipinto del 1946, Il dono americano, assente dal circuito espositivo da sessant’anni, opera di amara ironia che nella sua composizione sembra costituire un’anticipazione della pop art.

Allestimenti della mostra Anselmo Bucci. Ritorno al Vittoriale

Allestimento, immagine di Gabriele d’Annunzio (Foto: Finestra sull’arte)

A connettere questi due estremi, i tre momenti salienti del suo percorso artistico: la stagione giovanile parigina, che lo formerà come pittore dalla forte radice post-impressionista, nonché come raffinato ed efficace incisore, portandolo a divenire “il più francese dei pittori del Novecento”, come verrà definito; l’adesione al sarfattiano gruppo dei “sette pittori del Novecento italiano” (movimento che gli deve il nome) – poi “Novecento Italiano” – periodo pittoricamente più alto; e, infine, il definitivo rientro a Milano nel 1935.

Adolfo Wildt, La concezione, 1921, marmo e doratura. Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

Anselmo Bucci, Rosa Rodrigo (La bella), 1923

Chiude il percorso espositivo, in una sala a parte, una raccolta di documenti storici inediti e di fotografie d’archivio che ritraggono l’artista durante il suo intenso vissuto e che, oltre a contestualizzarne il racconto pittorico, permettono un ulteriore livello di approfondimento dando corpo a una “rassegna intima”, dalla lettura in bianco e nero.

Allestimenti della mostra Anselmo Bucci. Ritorno al Vittoriale

Allestimento, Forme uniche di continuità nello spazio di Umberto Boccioni (Foto: Finestra sull’arte)

A corredare il racconto di Bucci e i suoi dipinti di guerra (L’addio, La casetta rosa e Il funerale dell’eroe e il disegno Nemico in vista), un grande arrivo: Forme uniche di continuità nello spazio di Umberto Boccioni, in prestito straordinario, sino al termine della mostra.

Accompagna la mostra un catalogo a cura di Roberto Consolandi edito da Silvana Editoriale.

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