TOP
2 Ott

Chanel in mostra al Palais Galliera

Il Palais Galliera celebra Coco Chanel con una mostra che apre il ricco calendario di eventi del prossimo anno, per ricordare il cinquantesimo della scomparsa di una stilista che negli anni Venti rivoluzionò (per sempre) il mondo dell’alta moda. Oltre 350 pezzi fra abiti, accessori, gioielli, fotografie, esposti fino al 14 marzo 2021.

Gabrielle Chanel and Suzy Parker, 1959, © The Richard Avedon Foundation

PARIGI. L’eleganza, sosteneva Coco Chanel, prima di essere una questione estetica, è una questione d’intelligenza. Come a dire che dietro l’apparenza deve esserci sostanza. E lei, che nella vita ha saputo realizzarsi e superare ancora bambina enormi difficoltà, d’intelligenza ne ha avuta molta. E disegnando i suoi abiti, pensava a una donna del genere. Dopo oltre due anni di lavori finanziati dalla Maison Chanel il Palais Galliera riapre al pubblico con la prima retrospettiva parigina dedicata a uno dei più grandi simboli della moda: Coco Chanel, appunto. La mostra, a cura di Miren Arzalluz e Véronique Belloir, intitolata Gabrielle Chanel, Manifeste de Mode, è un invito a scoprire un universo e uno stile senza tempo. Una mostra che mette in evidenza le più grandi creazioni di Chanel, come i modelli in jersey o il famoso tailleur degli anni Cinquanta, e altri abiti iconici.

Ma prima del successo, Gabrielle Bonheur Chanel (1883-1971) ebbe un’infanzia povera e difficile fra la Marna e l’Alvernia, trascorsa in parte anche presso la casa di accoglienza delle suore di Aubazine, dove imparò anche l’arte del cucito. Una sapienza che le fu utile quando, a 18 anni, trovò il suo primo impiego di commessa a Moulins, in un negozio di biancheria. Contemporaneamente, però, si esibiva anche in un café chantant e prese il suo futuro pseudonimo dalla canzone Qui qu’a vu Coco?. Ma la musica le portò doppia fortuna: Étienne de Balsan, imprenditore tessile e ufficiale di cavalleria, e assiduo frequentatore del locale, s’innamorò di lei e la invitò a trasferirsi nel suo castello. La relazione durò otto anni, fino al 1912, e sin dal 1909, grazie al sostegno del compagno, Coco poté lanciare la sua prima collezione di accessori, quei graziosi cappelli in paglia ornati da semplici fiori in raso o singole piume, che ebbero successo prima fra le amicizie di de Balsan, e poi su più larga scala commerciale. Fu questo il primo passo di una carriera travolgente che avrebbe rinnovato la moda non soltanto francese, bensì mondiale. Poi, appena prima della Grande Guerra si legò in una relazione sentimentale con l’industriale britannico Boy Capel, e la sua carriera decollò definitivamente; Capel le aprì una boutique a Deauville e una a Biarritz. Fu la prima a capire le evoluzioni della moda subito dopo la guerra, e cominciò a creare abiti che rifiutassero gli ornamenti superflui, con forme semplici intrise di naturalezza; abiti flessibili e fluidi che rispettano il corpo delle donne e danno loro la capacità di muoversi con disinvoltura.

Parfum N° 5, 1921

Una sala della mostra è interamente dedicata al celeberrimo Chanel n°5, Il profumo, la cui iconica bottiglia è parte, dal 1959, della collezione permanente del MoMA di New York. Coco lo creò nel 1921, con la consulenza del figlio dell’ex profumiere dello Zar di Russia, in esilio in Francia. Fra gli anni Venti e Trenta Chanel detta l’evoluzione della silhouette confermando le sue scelte estetiche e la sua personale concezione della moda, con modelli sobri, tessuti morbidi e spesso monocromatici; la sua tavolozza è sottile e sfumata e mentre dominano i bianchi e il beige, include anche note più intense di blu notte e rosso fuoco. Ma in questi anni Chanel fa anche un uso molto personale delle tecniche di decorazione: ricopre completamente i tessuti con perle, paillettes o frange che si fondono in un corpo unico, e all’eccesso di eccentricità contrappone la monocromia dei materiali e la semplicità della linea. Ma il suo pezzo più iconico, quello che ancora contraddistingue la sua filosofia, è il celeberrimo tubino nero in maglia di lana, che avvolge il corpo come un guanto e ne esalta la grazia.

Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, Chanel chiuse il suo atelier, per riaprirlo solo alla fine del conflitto, ancora in tempo per disegnare collezioni d’impatto. Infatti, nel 1954, in un contesto ancora segnato dallo spirito del New Look caratterizzato dal ritorno a una silhouette che esalta i vecchi canoni della femminilità, Mademoiselle, già ultrasettantenne, rilancia la sua maison con abiti ancora  più minimalisti, a cominciare dal tailleur, in aperta polemica con il New Look. Semplicità e naturalezza resteranno sempre i suoi valori di riferimento. “La moda passa, lo stile resta”. Un’altra affermazione di Chanel, confermata dalla classicità, anzi dall’immortalità delle sue creazioni, come dimostra il celebre tubino nero, ancora oggi fra i simboli dell’eleganza femminile.

 

In copertina: Gabrielle Chanel, Manifeste de Mode, installation view, Paris, 2020. Courtesy Palais Galliera

Nessun Commento

Inserisci un tuo commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.