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24 Ago

Eve Arnold. Tutto sulle donne

A sette anni dalla scomparsa, una retrospettiva rende omaggio alla prima fotografa della Magnum, che incentrò il suo lavoro sulla figura della donna, dagli Stati Uniti al Medio Oriente. A Villa Bassi, fino all’8 dicembre 2019.

Marilyn Monroe, Hollywood, 1960 © Eve Arnold, Magnum Photos

ABANO TERME. Medico mancato dopo aver lasciato gli studi universitari, entrata per caso nel mondo della fotografia, Eve Arnold (1912-2012) vi ha poi lasciata un’impronta indelebile. Nacque a Philadelphia da una famiglia ebrea di origini russe, e si avvicinò alla fotografia abbastanza tardi, nel 1948, seguendo un corso di sei settimane presso la New School for Social Research di New York. In precedenza, aveva lavorato come assistente tecnica negli stabilimenti fotografici della Stanbi, ma senza essere coinvolta dal lato artistico. Quel corso fu per lei importante, perché fra i docenti vi era Alexey Brodovitch, direttore di Harper’s Bazaar; intuendone il talento, la incoraggiò a fotografare la realtà urbana; il secondo “aiuto” del destino fu il suggerimento che le venne dato da una delle domestiche nere che lavoravano per la sua famiglia: raccontare le allegre e colorate sfilate di moda che ogni domenica si svolgevano ad Harlem, con modelle e stilisti di colore. Nell’America puritana e razzista di quegli anni, lo scalpore non sarebbe mancato. E così fu. Rifiutate dalle riviste nazionali, quelle immagini furono pubblicate dalla rivista inglese Picture Post. Arnold non si limitò a documentare le sfilate, ma puntò l’obiettivo anche dietro le quinte, immortalando le modelle mentre aggiustano il trucco o indossano o cambiano gli abiti. Un viaggio in una realtà sociale dinamica, che anche attraverso la moda dimostra la propria resilienza in quegli anni difficili, quando Harlem era ancora un ghetto. Il suo talento le valse, nel 1951, la chiamata nella Magnum, e fu la prima donna ad essere ammessa nella prestigiosa agenzia fotografica fondata da Robert Capa. L’idea di “arruolare” la Arnold fu di Cartier-Bresson, che era rimasto profondamente colpito dai suoi scatti newyorkesi.

Marlene Dietrich at Columbia records studios, New York, 1952 © Eve Arnold, Magnum Photos

A partire da quello storico, rivoluzionario reportage, la mostra ripercorre l’intera carriera della Arnold, concentrandosi sui ritratti femminili, testimonianze di momenti storici, artistici e sociali d’indubbio valore. La conoscenza nel 1955 con Marilyn Monroe (da cui nacque un’intensa amicizia), la introdusse nel mondo del cinema; seguì infatti l’attrice sia in privato sia sui set dei film da lei interpretati, compreso l’ultimo, Gli spostati, dove recitò accanto a Clark Gable. Scatti celebri che immortalano la bellezza della sfortunata attrice. A lei si aggiunse, nel 1959, Joan Crawford, che per l’occasione svelò i segreti dei suoi trattamenti estetici: Arnold documenta anche il dietro le quinte della vita delle star, che certe volte somiglia a quella dei “comuni mortali”. Non solo Stati Uniti o il mondo del cinema, nel suo lavoro: personalità intraprendente e curiosa, nel 1969 decise di recarsi in Afghanistan assieme alla reporter Lesley Blanch, per realizzare, su incarico del Sunday Times, uno studio della condizione femminile nel mondo musulmano, fra usi, costumi e restrizioni. Arnold documenta i due volti del Paese: quello dell’Islam più retrivo delle città al confine con il Pakistan, che costringe le donne a nascondersi sotto il burqa, e quello più aperto di stampo sufi praticato dalle tribù nomadi delle montagne del Panshir e dell’Hindu Kush. E ancora, le scuole femminili di Kabul, le cerimonie nuziali, la vita quotidiana di donne che speravano in una definitiva secolarizzazione della vita pubblica, che avrebbe forse potuto avere luogo senza il colpo di Stato del 1973 e la successiva invasione sovietica. A questo lavoro fotografico seguirà, nel 1971, il documentario Dietro al velo, costituito dalle decine di testimonianze di donne mediorientali raccolte in momenti particolari della vita quotidiana, come le cerimonie nuziali o il bagno nei tipici hamman; momenti di convivialità, dove la donna si sente relativamente libera di esprimere la propria femminilità. Il documentario fu girato in Egitto e nell’Emirato di Dubai, paesi che già all’epoca guardavano a stili di vita occidentali. Scatti intimi, densi di sensibilità e rispetto, motivati dalla volontà di conoscere una realtà così lontana e diversa.

Lavorando, alternava il colore al bianco e nero, ma quando optava per la prima soluzione utilizzava sempre tonalità chiare e soffuse, che non prendessero il sopravvento sulla scena e i soggetti. All’eleganza, al suo lavoro sapeva aggiungere la sostanza: lei stessa, prima che fotografa, si sentiva una donna, e ciò le permise di essere sempre emotivamente coinvolta ogni volta che maneggiava l’obiettivo. Un’empatia che si percepisce ancora oggi ammirando i suoi scatti.

 

In copertina: ritratto di Eve Arnold

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