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16 Feb

Maria Antonietta, una regina da Oscar

Nei magnifici costumi, premiati con l’Oscar, di Milena Canonero, rivive il personaggio romantico e glamour di una delle regine più controverse e affascinanti della storia. La mostra è realizzata in collaborazione con l’archivio della Sartoria The One, di Roma, specializzata in costumi per il cinema. Al Museo del Tessuto di Prato, fino al 27 maggio 2018.

PRATO. Condannata dalla storia, che la vide moglie di un sovrano galantuomo ma indeciso, Marie Antoinette d’Asburgo Lorena fu l’ultima regina della Francia assolutista, consorte di quel Luigi XVI con cui condivise i fasti di corte e la drammatica morte per ghigliottina. A raccontare questa sovrana nel suo lato più femminile, soltanto in parte frivolo e in realtà assai più profondo di quanto si pensi, il film del 2006 di Sofia Coppola, Marie Antoinette, con protagonista Kirsten Dunst. I favolosi costumi disegnati da Milena Canonero, sono adesso visibili al Museo del Tessuto, nella mostra Maria Antonietta. I costumi di una regina da Oscar; un allestimento fortemente scenografico valorizza i costumi esponendoli su una pedana, e calandoli in una atmosfera appena teatrale, come di fatto teatri erano le corti dell’Ancien Régime. Oltre agli abiti della regina, sono visibili anche i costumi dei personaggi principali del film, fra cui Luigi XVI. Ma la protagonista assoluta, come da titolo, è proprio Marie Antoinette.

Un guardaroba parla agli altri del suo proprietario quasi come una biografia; rivela infatti i suoi gusti, la sua eleganza, in certi casi anche le idee morali se non proprio politiche. Trattandosi di una proprietaria, e per giunta aristocratica, a quanto sopra si aggiunge – e vi primeggia -, il racconto della propria femminilità, del rapporto con il proprio corpo, dell’immagine che si vuole lasciare, anche ai posteri. Marie Antoinette è forse stata la prima sovrana ad avere con la moda e l’eleganza un rapporto molto stretto, e fu con lei che germogliò il primo seme di una storia femminile che attraverso le Merveilleuses sarebbe arrivata alle Suffragette e alle femministe. La sua eleganza, sfarzosa ma non pacchiana, è la prima manifestazione di una prima presa di coscienza della donna e del suo ruolo nella società, coscienza che le nacque grazie all’educazione moderna che ebbe a Vienna; e anche se non si può certamente parlare di femminismo, fu dalle aristocratiche del tardo Settecento che prese avvio un processo di partecipazione delle donne alla vita sociale e politica dei popoli.

Invisa alla corte francese per la sua appartenenza alla dinastia degli Asburgo (potenziale nemica nonostante gli accordi diplomatici), Maria Antoinette fu vittima di pettegolezzi e maldicenze che contribuirono a ingigantire la sua fama di donna frivola, non interessata alla realtà del Paese, e concentrata soltanto sul suo guardaroba e le feste di corte. La realtà è forse diversa: donna intelligente ed elegante, educata alla corte di Vienna (paradossalmente assai più illuminata di quella parigina), ebbe la sfortuna di regnare in una delle epoche di passaggio più problematiche e drammatiche per la Francia, oltre a quella di trovare una corte assai retrograda nella mentalità. A Versailles, Voltaire, Diderot e colleghi, non avevano diritto di cittadinanza, diversamente che a Vienna.  Fu persino vittima di una feroce satira anche a sfondo sessuale, e il soggetto di numerosi libelli pornografici pubblicati in forma anonima dopo il famigerato “affare della collana”, che vide implicato l’equivoco “conte” Alessandro Cagliostro. In realtà, Marie Antoinette fu una donna intelligente che non ebbe però modo di giocare un ruolo politico di peso per la Francia, alla cui corte aveva tentato di introdurre personaggi di formazione illuminista, che avrebbero potuto ammodernare il regime assolutista con una serie di riforme gradite al popolo. Il pavido Luigi XVI, incapace di comprendere come l’Illuminismo stesse cambiando il senso che il popolo aveva del potere, e che soprattutto stava creando i presupposti per una nuova società civile, respinse qualsiasi tentativo di ingerenza della regina, e soltanto quando fu troppo tardi, delegò di fatto la sovrana a prendere quelle decisioni che sarebbero state opportune qualche anno prima; nel maggio del 1783 erano tardive e inutili, e nonostante il radicale taglio delle spese della corte, la figura dei sovrani era ormai irrimediabilmente compromessa. La crisi finanziaria che causava il ristagno della produzione agricola e artigianale, e il cattivo raccolto del 1789, furono le scintille per i disordini dell’estate del 1789, che videro il fallimento degli Stati Generali e la sollevazione di luglio, con la destituzione dei sovrani. Marie Antoinette pagò anche e soprattutto per colpe non sue, e in un altro contesto, con al fianco un consorte dalla mentalità più aperta e moderna, il suo destino sarebbe stato ben diverso, così come diversamente sarebbe oggi valutata la sua personalità, che in vita non fu purtroppo valorizzata.

Questo personaggio dall’aura romantica, avvolto nel chiaroscuro della storia, rivive nella pellicola di Sofia Coppola, in particolare nei costumi disegnati da Milena Canonero e premiati con l’Oscar: tessuti preziosi dai colori tenui, mai appariscenti, gonne ampie e vaporose in preziosa seta rosa o azzurra, talvolta impreziosita da raffinati motivi floreali. Il lavoro di Milena Canonero conferma ancora una volta la grandezza del talento creativo italiano, che anche nella tradizione sartoriale vanta maestranze e know-how di altissimo livello; creando, su precisa documentazione storica, il guardaroba di Marie Antoinette, la Canonero è riuscita a dar vita a una suggestiva interpretazione del personaggio, la cui eleganza è stata un modo per “sfogare” quella femminilità e quell’intelligenza che la chiusa e retriva corte francese non riusciva a comprendere.

(Tutte le foto dei costumi sono di Leonardo Salvini)

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