Sono trascorsi cent’anni da quando Salvatore Ferragamo, nel 1923, aprì il primo negozio a Hollywood, di fronte al Grauman’s Egyptian Theater, confermando il successo raggiunto negli Stati Uniti, dove era emigrato nel 1915: nella grande sala cinematografica infatti venivano organizzati spettacoli teatrali e tutte le première dei film, come quella di The Ten Commandments con la regia di Cecil B. DeMille, che aveva affidato il disegno e la realizzazione delle scarpe dei protagonisti proprio a Ferragamo. Da quel momento il giovane irpino venne infatti soprannominato “Shoemaker to the stars”, il calzolaio delle dive, diventando uno dei protagonisti della moda internazionale. Da quel momento la produzione di Ferragamo si diversifica in scarpe per il cinema, per il teatro e per il balletto.
Per celebrare lo speciale anniversario è nato questo progetto, che ripercorre la storia del grande artigiano e ricorda la prima esposizione retrospettiva su Salvatore Ferragamo presentata nel 1985 a Palazzo Strozzi, una mostra itinerante, ospitata in ulteriori prestigiose sedi, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Museum Bellerive di Zurigo, il Los Angeles County Museum in California, la Sogetsu Kai Foundation a Tokyo, il Museo des Bellas Artes di Città del Messico. La mostra su Ferragamo si rivelò pioneristica dal momento che rappresentò senza dubbio l’inizio di un nuovo modo di vedere la moda come portatrice di un messaggio culturale, denso di valori e di significati. L’arco temporale preso in esame nella mostra Salvatore Ferragamo 1898-1960 è il medesimo e copre gli anni che corrono dal 1898, data di nascita di Ferragamo, alla sua morte, avvenuta precocemente nell’estate del 1960. Tuttavia, la prospettiva e la scelta dei contenuti suggeriscono e propongono considerazioni differenti.
Allora le calzature realizzate da Ferragamo erano state esposte in ordine cronologico come opere d’arte, riferendosi solo marginalmente al contesto creativo e sociale in cui erano state ideate. Oggi queste creazioni sono presentate non solo per il loro valore estetico, ma anche come documenti che attestano la capacità imprenditoriale e innovativa, la passione per i colori, la conoscenza anatomica dello scheletro e del piede umano, l’abilità artigianale delle lavorazioni, la ricerca dei materiali e la molteplicità d’ispirazioni, tratte dal mondo dell’arte e della cultura antica e contemporanea, che hanno contraddistinto il lavoro e la vita di Salvatore Ferragamo.
Da quella prima esperienza del 1985 sono nati l’Archivio Ferragamo, che raccoglie i prodotti e la documentazione riguardanti il cammino compiuto dall’azienda e i suoi protagonisti, e nel 1995 il Museo Ferragamo, un luogo deputato a conservare e promuovere la storia del fondatore e del marchio attraverso incontri, pubblicazioni, workshop ed esposizioni che hanno l’obiettivo di proiettare nel presente l’esperienza e la testimonianza del passato, stimolando e influenzando conversazioni e pensieri che interessano la contemporaneità.
Quindi il progetto odierno rappresenta la sintesi di un’indagine a ritroso non solo sull’operato e la vita di Salvatore Ferragamo ma anche sul ruolo del museo aziendale e sulla pratica curatoriale che lo accompagna. Si avvale di nuovi snodi che da un lato mettono in luce il contributo di Ferragamo alla rinascita dell’artigianato e alla definizione del Made in Italy nel dopoguerra, dall’altro evidenziano come il design italiano, espresso anche grazie alle calzature di Ferragamo, si basi sul connubio vincente fra tradizione decorativa e artigianale, funzionalità e innovazione tecnologica.
Nuove riflessioni suggerisce, inoltre, l’analisi della biblioteca personale di Salvatore Ferragamo. Dalle pubblicazioni in essa conservate emerge un’indiscutibile e innata attitudine a percepire i segnali più progrediti della società del tempo, assieme a una filosofia di vita e di lavoro che esprime un’ampia e profonda concezione del mondo, regolato da un’unica e universale sapienza divina.
In questo modo il Museo Ferragamo, come istituzione legata alla moda, che di per sé rappresenta un sistema complesso e versatile, ha espresso la sua finalità di mantenere vitale e dinamico il dialogo dell’impresa con il pubblico di riferimento. Il progetto di oggi rappresenta la sintesi di queste tappe, mettendo a confronto l’oggetto, il documento, il pensiero, l’ispirazione con la mostra che ha generato, negli anni trascorsi, questa ricchezza di materiali e, di conseguenza, spunti di riflessione.
Salvatore Ferragamo 1898-1960 è dunque molto di più di un’esposizione, potremmo definirla come una bobina della memoria, un’indagine a ritroso sul ruolo del museo e sulla pratica curatoriale che lo accompagna.
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