Da oggi 10 marzo fino al 3 giugno 2018 il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art accende i riflettori sulla mostra Mario Sironi e le illustrazioni per ‘Il Popolo d’Italia’ 1921-1940, a cura di Fabio Benzi, organizzata in collaborazione con la Galleria Russo e MVIVA.
Una selezione di 100 opere, tra le quasi mille illustrazioni realizzate da uno dei più grandi esponenti dell’arte italiana del ‘900 per il quotidiano ufficiale del Partito Fascista. Un percorso di rilettura e riscoperta del talento artistico di Mario Sironi che mette in luce, in particolare, le sue doti di “disegnatore politico”. I suoi disegni ottennero un grande consenso tanto da essere considerati “una parte fondamentale della sua produzione artistica” senza la cui conoscenza risulta difficile comprendere appieno il corpus della sua produzione.
Le vignette di Sironi – vere e proprie opere d’arte realizzate perlopiù tra il 1921 e il 1927 usando tecniche come china, biacca, matita, tempera e collage su carta –, con la loro satira tagliente e la loro ironia pungente, hanno come bersaglio soggetti esclusivamente politici come i partiti avversari, a partire da quello socialista fino a quello popolare, senza dimenticare la vecchia classe governativa liberale, la stampa filodemocratica, le ricche democrazie dell’America, della Francia e dell’Inghilterra nonché il comunismo russo.
“Nelle illustrazioni per ‘Il Popolo d’Italia’ – scrive il curatore della mostra Fabio Benzi – colpisce la varietà infinita dei temi compositivi e iconografici, mai ripetuti ma invece reinventati quotidianamente, con una ricchezza di spessore visionario e simbolico, trasfigurante la realtà ma profondamente radicato in essa; così da costituire un unicum assolutamente straordinario nella storia dell’illustrazione”. Alcuni disegni originali sono colorati e per la gran parte accompagnati dai suoi commenti, “un sovrappiù tecnico ed espressivo, che è anche un’ansia di perfezionismo e una ricerca di assoluto”, un segno che “la passione politica è inscindibile da quella artistica ed estetica”. La composizione grafica delle scene è sempre curata e calibrata: attraverso l’incrocio di sottili tratti di china o corposi segni di matita litografica costruisce forme e figure ben definite dando un effetto di maestosità, crudeltà, grottesco e caricatura – lasciando trapelare in questo caso l’ispirazione a maestri come Goya e a Galantara – o realismo a seconda delle necessità del tema trattato. Con gli anni si nota un’evoluzione stilistica: le scene si semplificano e i soggetti, più spigolosi, acquistano una maggiore drammaticità, quasi scultorea, anche grazie all’uso calibrato della luce.
“La profonda partecipazione di Sironi alle idee fasciste – conclude Benzi – lo condusse a sublimarle in sintesi stilistiche monumentali, imperturbabili e inappellabili, contribuendo ad impostare un modello di propaganda utilizzato anche in modi assai banali e corrivi. Tuttavia in Sironi prevale sempre la meditazione sull’uomo, che egli rappresenta nei suoi sentimenti più aulici o comunque più totali: pensoso, ispirato, coinvolto dal dramma, magari disperato, ma sempre memore di una sua natura nobile, tendente all’assoluto”.
L’esposizione è arricchita da un documentario che aiuterà i visitatori a comprendere e contestualizzare al meglio le opere e il lavoro del Sironi “illustratore”.
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