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26 Dic

Art of violence: Ribera a Londra

Londra riscopre il Barocco spagnolo attraverso l’opera di Jusepe de Ribera. La Dulwich Picture Gallery ospita la prima retrospettiva in Gran Bretagna dedicata all’artista di Xàtiva, che fu molto attivo anche in Italia. Fino al 27 gennaio 2019.

Jusepe de Ribera, Il senso dell’odorato, 1615 Abelló Collection, Madrid

LONDRA. Mentre l’Europa Settentrionale conosceva un rapido sviluppo sociale a seguito dell’affermarsi della Riforma Luterana, l’Europa Meridionale rimasta sotto lo scettro del cattolicesimo romano ripiombò, sotto alcuni aspetti, nei secoli bui dell’oscurantismo medievale. La netta, fanatica opposizione del Papato all’interpretazione da parte di laici dei testi sacri, e la fiera difesa dei dogmi della dottrina. In estrema sintesi, anziché incentrata sulla realizzazione di sé, seguendo il senso critico e il cartesiano istinto del dubbio, la vita dell’italiano sotto la Controriforma doveva essere una sorta di preparazione alla morte, in rigido rispetto dei dogmi divini. Ciò, in prospettiva, scoraggiò la nascita di un ceto borghese imprenditoriale, (come invece accadde in Germania e in Olanda), e lasciò l’Italia in balia di una nobiltà parassita e di una borghesia legata alla servitù di palazzo, che tiranneggiavano masse contadine assai poco istruite. L’arte tornò ad essere una sorta di Biblia Pauperorum, strumento di educazione di quelle masse attraverso immagini che richiamassero l’ortodossia della dottrina. La Spagna fu il fedele suddito del cattolicesimo e l’inflessibile guardiano del sistema politico neofeudale che ne derivava, e suo malgrado anche l’Italia ne subì gli effetti, perché a seguito della pace di Cateau-Cambrésis del 1559, era pressoché divenuta una sua colonia, o comunque un Paese sotto stretto controllo di Madrid.

La pittura barocca dominò incontrastata nel XVII Secolo, l’individuo uscì dalla tela per lasciare posto alla teatralità di atteggiamenti, concetti, plasticismi scultorei, pose eroiche o tragiche, che riconducono prevalentemente alla dimensione divina, al suo regolare le azioni e i pensieri dell’individuo, tenuto pressoché schiavo della dottrina e dei suoi aspetti più cruenti. Molto spesso, infatti, dall’arte barocca emerge il senso di fanatica esaltazione della punizione del corpo e della mortificazione dei sensi, quasi in un ritorno ai secoli delle grandi penitenze medievali. Jusepe de Ribera (1591-1652) fu uno dei pittori nella cui opera questo senso della violenza mistica fu più forte e più efficacemente espresso, e i curatori Edward Payne e Xavier Bray lo hanno scelto per questa retrospettiva alla Dulwich Gallery, sviluppata su otto grandi tele e circa quaranta fra stampe e disegni, potendo così apprezzare la versatilità dell’artista nelle diverse tecniche.

Jusepe de Ribera, Martirio di San Bartolomeo, 1644 Museu Nacional d’Art de Catalunya, Barcelona Ph. CalverasMéridaSagristà

Nato a Xàtiva, nella provincia di Valencia, da un’umile famiglia, adolescente fu allievo di Francisco Ribalta, ma non ancora ventenne avvertì la necessità di perfezionarsi in Italia sulle opere di Guido Reni, Annibale Carracci, e soprattutto di Caravaggio. Nel 1606 soggiornò a Roma dove studiò la scultura classica, la pittura rinascimentale e quella del Merisi, a lui contemporaneo. Nel 1611 visitò anche Parma, ma i suoi destini italiani si compirono nella Napoli spagnola, dove giunse nel 1616. Qui, per le sue origini spagnole, fu subito ribattezzato lo Spagnoletto, soprannome con cui è appunto passato alla storia.

L’opera di Caravaggio esercitò su Ribera un grande fascino, ma la folta concorrenza di pittori stranieri a Roma lo indusse a lasciare la Città Eterna, e Napoli lo attrasse dopo la sosta parmense, forse per l’aria della patria che vi ritrovava, ma soprattutto per la protezione che il Viceré Osuna era disposto ad accordargli. E Napoli divenne la sua seconda patria, dove realizzò numerosi capolavori. Vi giunse tuttavia preceduto dalla fama di cinque dipinti, con le allegorie dei cinque sensi, realizzati a Roma attorno al 1615, che eccezionalmente la mostra londinese espone tutti insieme: si tratta di allegorie dal profondo senso realistico, scene di vita quotidiana che sembrano tratte da un mercato cittadino, tanta è la loro freschezza, anche in virtù di un tratto pittorico assai dinamico.

La pittura di Ribera va oltre il naturalismo di Caravaggio, enfatizzando, come accennato di sopra, il senso mistico della violenza e della sofferenza fisica. Alla base di queste intense e drammatiche pitture, un accurato studio del corpo umano, come si evince dal corpus di cinque disegni datati 1622 e provenienti dal British Museum: si tratta di accurate riproduzioni del naso, della bocca, degli occhi, delle mani, delle orecchie e della bocca, il cui carattere di studi anatomici è propedeutico alla realizzazione dei successivi dipinti. Sulla carta, Ribera fissava parti del corpo umano, ne studiava le diverse espressioni, la forma e le deformazioni dovute alle malattie, toccando a volte anche corde grottesche. Infatti, Ribera fu per l’epoca un artista assai all’avanguardia, che fra le pieghe della pittura mistica riuscì a inserire anche aspetti della realtà umana. Ciò emerge in particolare nei disegni e nei bozzetti, che possiedono maggiore vitalità rispetto alle tele (più cupe e solenni), e il tratto dinamico che in parte si ispira al disegno rinascimentale italiano del Cinquecento, affine allo stile teatrale di artisti quali Jacques Callot e affini (con cui la mostra propone un interessante confronto).

Tuttavia, Ribera fu pittore “violento”, e lo zelo controriformista sembra sfogarsi nei disegni con scene di tortura dell’Inquisizione, così come del martirio dei santi.

La teatralità drammatica lascia però spazio alla realtà fisica del corpo umano, e in questo Ribera dimostra sorprendente modernità. E non è azzardato affermare che molti dei suoi disegni, spesso considerati solo bozzetti, possiedono maggiori elementi di interesse rispetto alle accademiche e sussiegose tele dipinte per il potere. Non che Ribera fosse un campione della libertà, ma ebbe comunque la sensibilità per capire che l’arte barocca aveva i suoi limiti, che al pubblico si dovesse raccontare la realtà quotidiana, e chissà che se avesse potuto esprimersi in terra protestante, non avesse lasciato all’umanità capolavori più intensi di quelli che comunque ha realizzato.

In copertina:  Jusepe de Ribera, Apollo e Marsyas, 1637 Museo e Real Bosco di Capodimonte, Naples. Photo Museo e Real Bosco di Capodimonte

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