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28 Mag

Dior e Venezia. Intramontabili eleganze

Dall’archivio di Cameraphoto i leggendari scatti della campagna pubblicitaria Dior in Laguna del 1951, affiancati da quelli di uno dei balli mondani più affascinanti: il Bal Oriental voluto da Don Carlos de Beistegui y de Yturbe, uno dei tanti aristocratici conquistati dal fascino di Venezia. A Villa Pisani, fino al 3 novembre 2019.

STRA (Venezia). Il fasto e il fascino di Venezia, sospesi fra Oriente e Occidente, hanno da sempre affascinato gli artisti di ogni epoca e Paese, non soltanto pittori o fotografi, ma anche leggendarie figure come Christian Dior, couturier parigino che aveva esordito nel 1947 con la stupefacente collezione New Look. Quattro anni dopo, conquistata ormai fama mondiale, giunse nella città dei Dogi per presentare le nuove creazioni, rompendo la tradizione di sfilare a Parigi, allora considerata capitale indiscussa dell’alta moda. Voleva Venezia perché affascinato dalle sue pietre, dai suoi canali e campielli, da quei palazzi leggiadri e decorati come ricami, sfondo ideale per far risaltare la spensierata e raffinata leggerezza di quegli abiti in seta, di quelle fruscianti gonne a ventaglio, di quei vezzosi cappellini; i suoi abiti si caratterizzavano per la linea che assecondava con morbidezza le fattezze del  corpo femminile, così come per l’alta qualità dei tessuti e l’attenzione ai dettagli. Ci voleva un palcoscenico d’eccezione. E non poteva essere che Venezia; uscita indenne dalla Seconda Guerra Mondiale, in quei difficili anni del ritorno alla normalità la cultura non smise di pulsare in città; ripresero subito la Mostra del Cinema, la Biennale, le esposizioni d’arte, e il beau monde internazionale non aveva cessato di frequentarla, spinto anche dagli edonistici scritti di Hemingway a proposito dell’Harry’s Bar.

Così, in quel 1951, l’intramontabile eleganza di Dior “invase” Piazza San Marco e le Procuratie, i campielli più nascosti e persino le gondole. Il tutto documentato dagli scatti di Dino Jarach, fondatore dell’agenzia Interfoto (che poi confluirà in Cameraphoto), che contribuì in maniera sostanziale a diffondere nel mondo l’immagine glamour della città di Venezia e, in un certo senso, a convincere Dior di approdarvi, certo del riverbero mediatico che la sua collezione avrebbe avuto. E Jarach non tradì le attese, con i suoi scatti dal raffinato sapore teatrale, che seguono la modella con sguardo affascinato teso a catturarne le agili, sensuali movenze, esaltate dagli abiti di Dior. Il quale fu così soddisfatto del risultato del lavoro di Jarach, da richiamarlo in servizio quando Don Carlos de Beistegui y de Yturbe, gentiluomo spagnolo con un debole per Venezia e il sua fasto settecentesco, chiese allo stilista di realizzare i costumi per il Bal Oriental, grande evento mondano che si sarebbe tenuto il 3 settembre del 1951, organizzato appunto dal marchese.

In quella notte, la crema dell’aristocrazia mondiale si dette appuntamento in Laguna: i Duchi di Windsor, i Grandi di Spagna, il sovrano d’Egitto, l’Aga Khan, Winston Churchill, ma anche attrici e attori di Hollywood, artisti e intellettuali; quasi mille persone per le quali Dior, coadiuvato da una folta schiera di sarti, realizzò gli sfarzosi costumi ispirati all’epoca di Goldoni e Casanova, ovvero quel Settecento veneziano così elegante, sensuale e libertino. Le coreografie furono studiate da Salvador Dalì, che ricreò l’atmosfera dell’Oriente delle fiabe. E Jarach, ancora una volta, è ritrattista fedele e attento di quei momenti consegnati alla storia, che fanno parte di stili di vita ormai tramontati, ma ancora ricordati con nostalgia.

Un anno straordinario, quel 1915 a Venezia, ricco di eleganza e glamour, raccontato attraverso 40 scatti in bianco e nero di Jarach in una mostra che rende omaggio a un genio della moda e a un elegante fotografo, ma soprattutto a quell’Italia della Dolce Vita che era sinonimo di eleganza e buon vivere, e che purtroppo il dissennato Miracolo Economico avrebbe cancellata pochi anni dopo.

 

Foto: Dior a Venezia nel 1951, Archivio Cameraphoto ©Vittorio Pavan

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