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20 Lug

Ecologie musicali in Valtellina

Il 1° agosto prossimo si aprirà la nona edizione del Valtellina Festival LeAltreNote, con tema “Ecologie”, abbiamo intervistato il suo direttore artistico Francesco Parrino.

Si affaccia alla sua nona edizione il Valtellina Festival LeAltreNote, che quest’anno dall’1 agosto all’8 settembre metterà in programma in innumerevoli località della parte nord della Lombardia, una serie di concerti con artisti di rilievo internazionale. Il territorio valtellinese è un luogo ideale per andare alla scoperta di un ambiente ricco di storia, cultura e tradizioni; e il variegato cartellone di concerti, incontri a tema si sposano idealmente con i paesaggi montani, offrendo momenti di emozione fra diverse culture, usando la musica come collante unico.

Francesco Parrino

Quest’anno il tema Ecologie sarà la traccia che legherà i quaranta giorni di concerti, che inizieranno il 1° agosto a Valdidentro e il giorno successivo a Buglio in Monte, con il concerto dell’Orchestra Rossini di Pesaro diretta da Giuseppe Grazioli con brani di Elgar, Britten, Holst e Grieg. Tutti gli eventi, escluso il concerto del 18 agosto a Poschiavo, sono ad ingresso libero. Per conoscere di più del Valtellina Festival LeAltreNote abbiamo intervistato il suo direttore artistico Francesco Parrino, che ha conseguito il diploma in violino presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, la laurea di Docerend Musicus della Hogeschool voor de Kunsten di Utrecht, il Master of Music della Royal Academy of Music di Londra e il PhD (Doctor of Philosophy) presso il Royal Holloway College, University of London.

Come è nato il festival? E perché proprio scegliendo di puntare sulla musica da camera?

«Il Festival è nato parallelamente alla fondazione di una serie di corsi strumentali, le Masterclass LeAltreNote. L’idea iniziale era di condividere con le comunità valtellinesi il lavoro di ricerca artistica intrapreso da docenti e studenti durante il periodo di studi. Negli anni seguenti le due iniziative si sono progressivamente sviluppate e differenziate, registrando, per quanto riguarda il Festival, un considerevole incremento nella quantità di iniziative che ha comportato la presenza di numerosi artisti ospiti. Puntare sulla musica da camera è stato naturale in quanto si tratta di una delle forme più alte ed eloquenti in cui si manifesta lo spirito di collaborazione tra esseri umani, un simbolo di ciò che la società può raggiungere quando ogni individuo si apre al dialogo costruttivo con gli altri».

Il programma di quest’anno è dedicato alle “Ecologie”, ma che legame può esserci tra la musica e uno dei più urgenti problemi della contemporaneità?

«Senza voler scomodare antiche cosmogonie, le tesi di etnomusicologi come Marius Schneider o le battaglie di Murray Schafer e di altri musicisti per una virtuosa ecologia del suono, è sufficiente pensare a quanto il rapporto tra uomo e natura abbia rappresentato una impellente preoccupazione per gli artisti di tutte le generazioni e latitudini. Nelle sue creazioni, l’artista all’ascolto della natura (pensiamo, ad esempio, all’emblematico caso di Beethoven e della sua Sinfonia “Pastorale”) se ne fa portavoce o eco, invitando il suo pubblico a fare altrettanto e prospettandogli così una maniera sensibile di porsi in relazione ad essa. Chi sa veramente ascoltare e ascoltarsi, rispetta e si rispetta. A mio modesto avviso, questo è uno dei contributi che la musica può dare al tentativo di salvaguardare la “casa comune” e il nostro futuro».

Orchestra Sinfonica Gioachino Rossini

Il festival si apre con l’Orchestra Rossini di Pesaro, che però non eseguirà musiche del maestro marchigiano, quale criterio ha seguito per creare un così fitto programma di concerti?

«Sì, il concerto d’apertura, diretto da Giuseppe Grazioli, non presenta lavori di Rossini. Devo confessare di non essere un grande patito dei centenari: li trovo un po’ come le feste comandate in cui si fanno grandi abbuffate o come celebrazioni consumistiche ispirate a principi commerciali. Amo sempre la mia fidanzata e non ho bisogno di attendere San Valentino per manifestarle la mia passione! Pertanto, nel festival si adempie ai pur doverosi obblighi di celebrazione in maniera minimalista anche se altamente simbolica (Rossini sarà presente con una Sonata per archi affidata ai virtuosi archetti dei Solisti di Sofia e Bernstein sarà onorato con una esecuzione della Sonata per clarinetto a cura del fenomenale Anton Dressler e del bravissimo pianista Marco Bettuzzi). Ci interessa invece trovare, ove ciò sia possibile e compatibilmente con i contesti in cui hanno luogo gli eventi, maniere di porre i programmi in relazione al tema del Festival. Per quanto riguarda la scelta delle opere, nel dialogo con gli artisti invitati suggeriamo e ascoltiamo i loro suggerimenti, cercando una via comune che possa soddisfare tutti».

Per sostenere quasi 40 giorni di concerti lo sforzo economico deve essere parecchio oneroso, quanto vengono coinvolte le realtà locali e regionali ad aiutarvi a sopportarlo?

«Pur avendo il Patrocino del Ministero dei Beni Culturali, non abbiamo mai potuto contare sul supporto economico da parte del Fondo Unico per lo Spettacolo. Per la sopravvivenza del Festival è quindi fondamentale il Patronato e il contributo di Regione Lombardia nonché il sostegno di varie Amministrazioni valtellinesi (in primis il Comune di Valdidentro per quanto riguarda la Masterclass) e di diversi sponsor privati che sposano il nostro progetto. Ricordo con gratitudine anche i numerosi privati che, a vario titolo e in maniera totalmente disinteressata, contribuiscono in maniera determinate alla riuscita della manifestazione».

Dopo nove anni di festival che bilancio può fare?

«Da un punto di vista quantitativo, direi che i numeri parlano chiaro: di anno in anno gli eventi aumentano e il circuito del Festival si allarga a nuove località, consentendo tra l’altro la scoperta e valorizzazione di luoghi naturali o storici raramente accessibili; il numeroso pubblico, sia quello valtellinese che quello composto dai villeggianti, segue i concerti con costanza e passione. Per quanto concerne la qualità delle proposte, la presenza nel corso di queste prime nove edizioni di tanti bravi artisti e intellettuali (per menzionarne solo qualcuno, Dimitri Ashkenazy, Andrea Bacchetti, Paola Caridi, Gloria D’Atri, Roberta De Monticelli, Patrick Gallois, Peter Lukas Graf, Trey Lee, Mats Lidstrom, Grazia Marchianò, Fabrice Pierre, Roberto Prosseda, Dario Russo, Quartetto Viotti) e l’interesse dei programmi proposti mi riempiono di orgoglio per il lavoro fin qui svolto».

L’anno prossimo sarà la decima edizione, ci dovremo aspettare qualcosa di speciale?

«Penso proprio di sì. Abbiamo già scelto il tema e stiamo lavorando alla programmazione ma non voglio dire altro».

Ha un sogno nel cassetto per il festival?

«Più d’uno! Per esempio, portare la musica in numerosi angoli della magnifica Valtellina che ancora oggi devono essere scoperti e valorizzati; potenziare le attività del Festival in favore dei giovani meritevoli di un palcoscenico di prestigio; fare della manifestazione una fucina di idee per guardare al mondo e ai suoi problemi in maniera innovativa».

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