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26 Feb

Georges de La Tour. L’Europa della luce

Palazzo Reale riscopre uno dei più importanti pittori del Seicento europeo, Georges de La Tour, con la prima retrospettiva italiana a lui dedicata. Un racconto in oltre trenta opere provenienti da importanti musei esteri, ripercorre, anche nel confronto con i contemporanei, la pittura di un secolo che fu elegante, carnale, e insieme crudamente realista. Fino al 7 giugno 2020.

Georges de La Tour, Maddalena penitente, 1635 – 1640, National Gallery, Washington

MILANO. Pittore talentuoso dal tratto espressivo ed elegante, ammiratore di Caravaggio e dell’Italia, eppure in Italia misconosciuto, al punto che tutte le sue opere sono conservate all’estero. Georges du Mesnil de La Tour (1593 – 1652) è stato, con Nicolas Poussin, il più importante esponente del Seicento francese, e nonostante Stendhal lo ammirasse alla follia, la sua opera è stata riscoperta soltanto nel Novecento. Ma la sua vita resta ancora in parte misteriosa, e non è certo se abbia realmente compiuto un viaggio a Roma per approfondire la conoscenza di Caravaggio, o se invece lo abbia studiato attraverso il “filtro” dell’olandese Hendrick ter Brugghen, che invece soggiornò a lungo nell’Urbe, e la cui opera era abbastanza nota in Lorena, la regione in cui visse de La Tour, sospesa com’era fra la cultura francese e quella di area germanico-fiamminga-olandese; un’altra traccia per collegare il caravaggismo e de La Tour potrebbe essere la pittura di Carlo Saraceni, anch’essa nota nella Francia dell’epoca. Sia come sia, Caravaggio è molto presente nelle sue tele, ma egli lo interpreta a suo modo, attraverso una luce fredda che avvolge la scena in un realismo quasi brutale, fortemente stilizzato. Ne risultano dipinti solenni, che caratterizzano la sua fase giovanile.

Georges de La Tour, Pagamento dei debiti, Ucraina, Lviv National Art Gallery

De La Tour fu un uomo di “sangue caldo”, dall’esistenza tormentata e costellata di episodi giudiziari che gli valsero la poco invidiabile fama di essere un tipo violento e rissoso, in questo non dissimile dal suo maestro ideale, Caravaggio; tuttavia, queste sue avventure non erano dovuto alla ribellione dello spirito, quanto all’ossessione di difendere per ogni dove quei mondani privilegi di casta che aveva acquisito, lui umile figlio di umili fornai, attraverso il matrimonio con l’aristocratica Diana le Nerf, conquistata dal suo talento pittorico.

Due sono i capitoli della parabola artistica del de La Tour, uno legato alle scene diurne e un altro dedicato a quelle notturne. Queste ultime si caratterizzano per la solennità, l’atmosfera meditativa e quasi ascetica, come appare dalla splendida Maddalena penitente, che realizzò in almeno quattro versioni e la cui luce a lume di candela rimanda e suggerisce riflessioni su temi come la bellezza femminile, la conversione e il destino umano. All’altro capo, le scene colorate e vivaci della vita quotidiana nei suoi aspetti più popolari e in un certo senso anche drammatici: la povertà, il gioco d’azzardo e le risse nelle taverne, i musici mendicanti; il feroce naturalismo introdotto da Caravaggio trova ulteriore compimento nei suoi “discendenti”, che non rifuggirono dal ritrarre la disperazione nei volti dei poveri, la bizzarria delle vesti colorate che suscitano meraviglia e sottile inquietudine. Più ancora dei soggetti religiosi, sono queste le opere che costituiscono la grande eredità di de La Tour e degli altri caravaggeschi, olandesi, fiamminghi o francesi che siano; opere che testimoniano indirettamente il vero volto dell’Italia della Controriforma: furono infatti i pittori stranieri, già maestri nella pittura di genere, a immortalarne le miserie, quella disperazione popolare che affoga nel vizio per cercare di fuggire da se stessa. La mostra propone anche il confronto fra de La Tour e i suoi contemporanei olandesi del gruppo dei Bentvueghels, fra cui Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Hendrick ter Brugghen, che frequentarono a lungo Roma e “studiarono” Caravaggio, così come il veneto Carlo Saraceni.

Una mostra affascinante, fra atmosfere ieratiche e crudamente quotidiane, doppio volto di un’Italia che a ben guardare esiste ancora.

 

In copertina: Georges de La Tour, La lotta dei musici, 1625 ca., Paul Getty Museum, Los Angeles

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