A pensarci bene, ancora prima che si parlasse di globalizzazione e di inclusione etnica e sociale, i celeberrimi mattoncini danesi avevano fondato le basi per una soluzione condivisa. Intorno a essi chiunque si sederebbe, senza far caso all’età, condizione economica, colore della pigmentazione corporea, e condividerebbe il piacere di creare qualcosa. E anche nel piccolo di una famiglia, tra genitori e figli, il trovarsi insieme a progettare una casa, un’astronave, un albero, un’automobile, ognuno attraverso la propria capacità e fantasia, è sempre stata un’azione di legame affettivo. Quindi aggirarsi nelle stanze del Museo della Permanente di Milano e avere modo di ammirare la mostra I Love LEGO (patrocinata del Comune di Milano e realizzata da Arthemisia), è come tornare bambini e veder realizzate le fantasie di allora.
Minuziosamente progettati e ricostruiti da RomaBrick (uno dei LUG – Lego® User Group – più antichi d’Europa), la mostra propone sei diorami a tema, portando il visitatore a perdersi nella ricostruzione di un insediamento lunare, dei fori imperiali dell’antica Roma, di un’immaginaria metropoli, dell’isola dei pirati, di un castello e di un rifugio sul picco di una montagna, che sembrano usciti da una saga fantasy. Plastici per la cui realizzazione si è dovuto utilizzare oltre un milione di mattoncini, risultato di un vero lavoro di squadra; dove ogni singola parte delle installazioni in mostra è frutto di una progettazione collettiva e assolutamente originale. Ogni edificio, strada, mezzo o piazza è il risultato del lavoro di team, che come ci informano i tabelloni esplicativi della mostra, vanta la presenza di numerosi architetti e ingegneri.
C’è da perdersi veramente nell’osservare questi diorami, posti in spazi che coprono due o tre metri quadri ognuno. A esempio il plastico dal titolo “Classic Space” riproduce un insediamento minerario lunare, immaginandolo in un futuristico scenario dove l’uomo si avvale dell’aiuto di astronavi, droidi e macchinari per la ricerca di nuove risorse. La realizzazione e la progettazione di questo diorama è di Massimiliano Valentini, uno dei più grandi collezionisti al mondo di set e pezzi originali della serie Anni ‘80 Lego® Classic Space. La particolarità di questa installazione è il suo continuo aggiornamento, infatti di volta in volta si arricchisce di nuovi elementi unici e irripetibili creati dal costruttore, che trae ispirazione oltre che dalla serie originale anche dalle più importanti saghe di fantascienza cinematografiche.
Proseguendo nella visita ci si trova al cospetto dell’installazione dedicata ai pirati e alle loro avventure nei mari caraibici. In essa si possono trovare varie ambientazioni: un atollo di origine vulcanica, il posto perfetto per nascondere i tesori delle mille scorribande dei pirati, dove gli indigeni sono pronti a difendere il proprio territorio, e nel contempo i gendarmi sono appostati per recuperare il bottino e imprigionare i malviventi.
A lato di questa scena si può vedere il kraken (mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi, un incrocio tra un calamaro gigante e un cefalopode) costruito con 5.350 pezzi, e progettato interamente in digitale con successive modifiche estetico/strutturali. Due sono le navi presenti: la Sea Reaper (progettata da A. La Dolcetta e costituita da 7000 pezzi) ispirata alla famosa nave HMS Victory, costruita nel 1760; e la Snake Wing (sempre di A. La Dolcetta e costituita da 6350 pezzi) in cui le vele e il cordame sono realizzati con pezzi originali presi dai set della serie “Pirates”.
Questi sono solo due esempi dei diorami presenti, ma vale la pena segnalare anche gli iconici 12 oli ispirati a grandi capolavori della storia dell’arte (come la Gioconda e la Ragazza con orecchino di perla), reinterpretati e trasformati in “uomini lego” dal giovane artista contemporaneo Stefano Bolcato, che unendo la sua passione per i mattoncini e con la sua arte, crea forme di assemblaggio ispirate in particolare modo dal “magnetismo” dei ritratti rinascimentali. In aggiunta a tutto questo durante la visita si potranno vedere anche le installazioni comiche tratte dalla pagina umoristica “Legolize”, fondata da tre ragazzi (Mattia Marangon, Samuele Rovituso e Pietro Alcaro), che vanta più di mezzo milione di fan su Instagram e altrettanti su Facebook.
Certamente questa mostra (aperta fino al 2 febbraio 2020) sa appassionare piccoli e grandi, riportandoli a una dimensione ludica e manuale che stiamo purtroppo abbandonando.
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