L’incontro è casuale, ai Bagni Misteriosi di Milano. E’ la Festa della Musica e lei non può mancare. Eleonora Buratto, soprano dalle infinite coloriture, giovane donna ironica e intelligente, racconta «Questa sera sono solo una spettatrice, Emanuele suona con il Quartetto. È il preludio a tutto ciò che ricomincia: la musica torna a essere dal vivo. E anch’io riprendo con gioia a cantare».
Bambina come si sarebbe immaginata da grande?
«Volevo soprattutto cantare! Mi piaceva anche la danza, per alcuni anni mi sono immaginata showgirl come Raffaella Carrà o Lorella Cuccarini. L’idea di essere cantante, magari pop, ha finito con il prevalere, sognavo il palcoscenico pieno di luci, di realizzare video delle canzoni e fare concerti con coreografie bellissime come quelle di Madonna e Beyoncé».
Poi cosa è successo?
«Dopo un periodo trascorso cantando pop e rock, ho scoperto la lirica che piano piano ha avvolto la mia vita».
La prima grande emozione vissuta in teatro?
«Il debutto in Susanna ne “Le nozze di Figaro” di Mozart, era il 2007 è stato il mio primo grande ruolo. Lo amerò per sempre».
Fra i ruoli interpretati a quale si è sentita più affine?
« “Ho testa bizzarra; son pronta, vivace…mi piace scherzar, mi piace brillar”, quindi ho gran affinità di carattere con Norina del Don Pasquale di Donizetti e anche con Alice di Falstaff, donna vivace e arguta creata da Verdi e Boito. Ha capito il genere?»
E quali vorrebbe interpretare?
«Non sono ancora programmati ma mi auguro di poter debuttare nel ruolo di Elisabetta del Don Carlo di Verdi, di Leonora del Trovatore, Suor Angelica di Puccini e più avanti negli anni in Aida. E perché no, Tosca».
Quanto è importante condividere la passione per la musica con Emanuele Quaranta, (nda musicista, trombonista, cofondatore del Mascoulisse Quartet, fra i pochi ensemble internazionali composto di soli tromboni)?
«È stato bellissimo fin da subito avere una passione comune e profonda. Con lui ho iniziato ad ascoltare più musica sinfonica e lui è diventato un melomane. Ci confrontiamo e consigliamo sugli ascolti da fare».
La sua carriera lirica è ampiamente avviata. Vuole essere considerata una diva, un’interprete oppure ha un’altra idea della professione?
«Vorrei essere definita solo una brava artista, intesa come cantante e interprete. Se queste due qualità fanno una “diva”, allora consideratemi tale».
Lavora sia all’estero sia in Italia. Quali differenze trova nel pubblico e nell’organizzazione teatrale?
«Ogni pubblico ha le sue caratteristiche, le diversità le avverti fra teatro e teatro. Impossibile non notare la differente gestione nella programmazione dei teatri. In alcune città europee e americane ogni sera propongono uno spettacolo diverso, gli spettatori accorrono numerosi, da noi questo non accade».
Se avesse potuto scegliere, in quale Paese sarebbe nata?
«In Italia! Non posso assolutamente immaginarne un altro, né avere avuto un’infanzia diversa da quella che ho avuto e la tradizione culinaria con la quale sono cresciuta!»
Crede nel caso o nel destino?
«Fortemente nel destino, con la convinzione che bisogni assecondarlo un po’. E potrei portare tante prove a sostegno di quello che dico!»
Chi è. Fra i soprani lirici più richiesti del momento. In carriera da dieci anni, il suo percorso di crescita è stato costante e inesorabile. Creusa, Susanna de I due Figaro, Nannetta, Norina, Amelia, Alice, Adina e ancora la Contessa d’Almaviva, Donna Anna, Corinna, Micaela. Per arrivare a Liù, Mimì, l’Elettra mozartiana e le verdiane Luisa e Elvira. Quest’ultima la debutta al Festival Verdi di Parma il prossimo settembre. Ha un’estate post-covid molto intensa. Ha iniziato il 28 giugno cantando nel Requiem di Donizetti nel piazzale del Cimitero di Bergamo, alla presenza del Capo dello Stato. Continuerà con tre serate all’Arena di Verona. In quella di mezzo, diretta da Daniel Oren, canta con Francesco Meli e Luca Salsi in un Gala verdiano che è un approdo e un punto di partenza, sia per il contenuto che per il fatto di cantare con le due voci maschili verdiane per eccellenza. Oltre al palcoscenico, ama la sua casa in Franciacorta e la sua famiglia. Si lancia in tutte le cause che ritiene giuste e, per quanto possibile, le sostiene. Innanzitutto, quella dei “bambini farfalla”. Ha un bel rapporto con la moda, viene assistita da Chiara Boni La Petite Robe e da Martino Midali. Con Cartier, che la ingioiella sia per i concerti che per i servizi fotografici, la collaborazione è altrettanto intensa.
Grazia Lissi, fotografa e giornalista, inizia a lavorare a Parigi, effettuando reportage e ritratti di personaggi, attori, scrittori, artisti. Sue le foto del libro Diario di bordo di Vasco Rossi (Mondadori). Ha realizzato la mostra fotografica e il volume L’ora della luce. La preghiera dei monaci (Ancora). Con il biblista Bruno Maggioni ha pubblicato il libro Solo il necessario. Per Longanesi ha pubblicato Il coraggio di restare. Storie di imprenditori italiani che ancora scommettono sul nostro Paese, vincitore premio Circolo dei Lettori al Premio Biella Letteratura Industria 2016. Collabora con diversi periodici e con Qn-Il Giorno, Treccani Atlante, ilsole24ore.com. È nata a Como dove vive.
(Il ritratto di Eleonora Buratto in copertina è di Dario Acosta NY)
Damiano
E tu sei una grande stella che brilla Eleonora. Difatti Il ministro Mattarella ti ringrazierà per aver visto una grande come te, così da vicino in prima fila. E per aver ascoltato la tua angelica voce.