All’interno della Biennale Architettura 2018, Freespace, la curatrice del Padiglione finlandese propone un confronto fra le architetture dedicate alle biblioteche, spazi di libertà per eccellenza. Fino al 25 novembre 2018.
Venezia. All’interno di una Biennale che ha posto la libertà di fruizione dello spazio come tema principale, il Padiglione Finlandia curato da Anni Vartola indaga i fondamenti di quella stessa libertà attraverso uno studio sull’architettura delle biblioteche pubbliche finlandesi. Il titolo, Mind-Building (costruzione della mente), richiama l’importanza del sapere come mezzo per costruire l’educazione, la moralità e la libertà degli esseri umani, intendendo il sapere non come accumulo di nozioni, bensì di strumenti, opinioni, esperienze, che aiutano a riflettere, a tessere rapporti umani, a sviluppare la propria personalità senza soggiacere alle regole della società di massa, ai suoi deleteri stimoli consumistici, e alle macchinazioni del potere. Qui nasce la cittadinanza attiva, quella che, per citare Socrate, si pone domande e cerca risposte, è stimolata a lavorare in autonomia ma senza perdere la disponibilità al dialogo e al confronto. Per questa ragione le biblioteche sono monumenti alla civiltà, luoghi dove si custodisce il sapere e si interagisce con esso. Poiché una Biennale è occasione di confronto con il resto del mondo, evidenti sono le differenze che passano fra le politiche culturali finlandesi e quelle italiane. Mentre nel “Bel Paese” le biblioteche sono spesso trascurate, chiuse, abbandonate ai ladri e all’incuria (famigerati i casi dei Girolamini a Napoli, e dell’Archivio Storico di Messina), in Finlandia è in vigore dal 1985 una legge che concede prestiti e sovvenzioni statali a favore della costruzione di nuove biblioteche o della ristrutturazione di quelle esistenti; i frutti di questa buona politica si sono apprezzati a partire dai primi anni Novanta, quando sono sorte in tutto il Paese decine di nuove biblioteche e sono state riqualificate tutte quelle che ne avevano necessità. “Piccoli”, semplici esempi dai quali l’Italia potrebbe imparare molto.
Un Padiglione articolato su una mostra fotografica e di plastici progettuali, e sulla riproduzione di una sala di consultazione bibliotecaria, per portare fisicamente a Venezia l’idea dello spazio libero per eccellenza: quello del luogo deputato alla cultura, accessibile gratuitamente, sostenuto da fondi pubblici, dove trovare quegli strumenti per diventare cittadini dotati di senso critico, e quindi liberi. Un excursus civile e architettonico che va dal 1881 – anno della costruzione della biblioteca pubblica Rikhardinkatu, la prima del genere a Helsinki, al 2018, con l’erigenda biblioteca centrale, ancora nella capitale, la cui inaugurazione è prevista per il prossimo dicembre.
L’architettura finlandese si distingue per funzionalità, razionalità, luminosità, dialogo con l’ambiente esterno attraverso l’ampio uso di vetrate. Canoni che valgono anche per le biblioteche, la cui caratteristica principale non è la maestosità (in Finlandia l’architettura non lo è mai, lascia questa prerogativa alla natura), quanto il saper reggere alla prova del tempo, l’inserirsi nelle abitudini della comunità e diventare per essa un punto di riferimento; la Biblioteca Centrale di Tampere, progettata da Reima e Raili Pietilä nel 1986, fu a lungo osteggiata per l’arditezza e l’eccentricità della forma, ma oggi, a trent’anni di distanza, è ormai un simbolo della città e un luogo imprescindibile negli usi e costumi degli abitanti. E con i nuovi concetti architettonici del III Millennio, sempre più si è affermata l’idea della biblioteca come centro della vita cittadino, con ampi e ariosi saloni dedicati all’incontro e al dialogo, luoghi dove la convivialità si affianca allo studio silenzioso.
Nell’armonia fra le strutture e l’ambiente esterno, nel morbido fluttuare della luce solare fra gli scaffali, nella scelta di colori chiari che invitano al silenzio e alla riflessione, sembra di ritrovare quella stessa armonia che caratterizza il leggendario Scriptorium dell’Abbazia di Melk, immaginato da Umberto Eco ne Il nome della rosa, anche se nello sviluppo della vicenda si scopre come quella biblioteca non fosse affatto uno spazio libero. Ma questo ha a che fare con la perversità che si può ritrovare dietro le logiche di potere, e non inficia la nobiltà dello scopo in sé di costruire biblioteche. Il governo finlandese ne ha fatta ormai da tempo una sorta di missione, di strumento di crescita per i suoi cittadini. E non è una coincidenza se il Paese vanta uno dei livelli di qualità della vita più alti al mondo.
(In copertina: Vallila Library and Day-Care Centre, Helsinki 1991. Architect Juha Leiviskä Ph. Simo Rista © Juha Leiviskä Architects)
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