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6 Apr

Tutta l’Umbria in una mostra

Una mostra celebra i cento anni della Galleria Nazionale dell’Umbria attraverso 130 opere che raccontano l’epoca d’oro dell’arte umbra, fra Medioevo e Rinascimento: a Perugia, fino al 18 giugno 2018.

Anonimo, Trittico Marzolini, seconda metà XIII sec., inizi XIV sec.

PERUGIA. Annidata nel cuore dell’Italia, ammantata di un’aura ancora mistica e remota, la verdeggiante Umbria conserva intatto il fascino dei secoli passati, fatto di borghi arroccati e tradizioni ataviche, ma che è stato soprattutto espressione di stagioni artistiche di altissimo livello, caratterizzate da raffinate peculiarità. A riscoprire artisti noti e meno noti, la rassegna Tutta l’Umbria. Una mostra, curata da Cristina Galassi e Marco Pierini, che, come da richiamo del titolo, si ispira alla storica, monumentale Mostra d’antica arte umbra che si tenne nel 1907 e che contribuì a definire per la prima volta le caratteristiche della scuola umbra e i suoi tratti originali. All’epoca, furono esposte al pubblico circa mille opere d’arte, fra dipinti, sculture, ceramiche, arredi lignei, manufatti di alta oreficeria. Oggi, a distanza di oltre un secolo, a Perugia si parla di pittura e scultura dal Trecento al Cinquecento, un’epoca che vide il passaggio politico dall’Età comunale a quella delle Signorie rinascimentali, e da un punto di vista civile il risveglio dai lunghi “secoli bui” delle invasioni barbariche e delle lotte fra Papato e Impero. Relativamente pacificatasi l’Italia, e con essa anche l’Umbria, la vita urbana riprese a palpitare: Perugia, Assisi, Foligno, si inserirono nelle rotte commerciali italiane e si dotarono di strutture autonome di governo. Al fianco della vita secolare, ne scorrevano altre: una legata al cattolicesimo monastico e alla carità, un’altra legata alla tradizione militare dei capitani di ventura; terra di santi e d’eroi, da San Francesco d’Assisi a San Benedetto da Norcia, da Erasmo da Narni a Boldrino da Panicale, ma anche di artisti che seppero fissare sulla tavola o sulla tela l’animo fosco e gentile insieme di questa terra. Molti nativi del territorio, altri provenienti dalla vicina Toscana, Arnolfo di Cambio, Gentile da Fabriano, Niccolò di Liberatore, Benozzo Gozzoli, Pintoricchio e Perugino, sono alcuni degli artisti protagonisti della mostra, che prende le mosse dalla scultura di Arnolfo, architetto e scultore toscano nativo di Colle Val d’Elsa, ma attivo anche in Umbria. Fu tra i primissimi a riscoprire la scultura tardo antica, ma anziché alla Grecia, guardò principalmente all’Etruria, da dove di fatto nascevano le sue radici. Il suo stile si caratterizza per l’intenso realismo dei volti, così come della posa gestuale dei soggetti. Con Arnolfo, il Medioevo, almeno quello artistico, entra nella sua fase più matura, e apre la strada al Rinascimento: la sua “invenzione del vero” fu infatti ispiratrice per Brunelleschi e Donatello.

I primi esempi di artisti locali si ritrovano nel cosiddetto Trittico Marzolini, di anonimo artista umbro, datato tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento; un raffinatissimo esempio di pittura medievale, straordinario per la perizia dei fondi oro, come per il fatto di essere giunto integro sino a noi, senza essere stato smembrato nei secoli, come spesso accadeva per queste opere realizzate per la devozione privata. Nel pannello centrale, la Vergine con il Bambino richiama alla ieraticità della pittura bizantina, e il fondo oro sospende la scena in una dimensione irreale, divinizzante. I pannelli laterali riportano invece episodi della vita di Cristo, caratterizzate da una raffinata coloritura.

Gentile da Fabriano, Madonna con Bambino, 1420-23

Le evoluzioni della pittura umbra si colgono nella Madonna con Bambino di Ottaviano Nelli; in particolare, la raffigurazione dei volti sta perdendo la staticità medievale, in favore di una maggior caratterizzazione realistica. Così come si fa più raffinata la resa dei panneggi delle vesti, e la gestualità appare più morbida. L’Umbria fu meta artistica anche di Gentile da Fabriano, formatosi fra Venezia e Firenze, attivo anche a Roma e quindi fra i pittori più all’avanguardia circa gli sviluppi pittorici dell’epoca. Fu artista di passaggio fra il Gotico Internazionale e l’Umanesimo, e la sua pittura poetica e fiabesca, unita a un largo uso di elementi decorativi, fece di lui uno degli artisti più raffinati del suo tempo.

Tuttavia, un po’ per la posizione geografica, annidata fra le colline, e tagliata fuori dalle principali vie di comunicazione, pur ospitando sul suo territorio città splendide a raffinate corti signorili, l’Umbria ha a lungo mantenuto un carattere medievale, e in una geografia di boschi e rocce, di piccoli borghi arroccati sulla cima di colline, più adatta alla spada che alla filosofia platonica, il Rinascimento si è manifestato con più fatica; il Crocifisso di Antonio da Fabriano, pur esprimendo una notevole fisicità scultorea del corpo di Cristo, non raggiunge la pienezza umana che il Botticelli ha immortalato a Firenze, ed esprime ancora una certa ieraticità di gusto antico. Forse il primo grande maestro moderno che l’Umbria ha avuto, è stato quel Pietro Perugino che non casualmente fu il maestro del divino Raffaello;

Pietro Perugino, San Girolamo. 1470-80, affresco staccato

Pinturicchio, Madonna con Bambino e San Giovannino, Museo Diocesano di Città di Castello

il suo San Girolamo possiede una grazia di lineamenti che rompe definitivamente con la pittura del Medioevo; il disegno ben definito ed elegante, il colore chiaro, ricco di luce e steso con raffinate modulazioni del chiaroscuro, furono la cifra di uno stile che avrebbe segnata l’epoca a venire. La sua sfortuna fu di non concepire il Cinquecento e l’evoluzione della maniera moderna, ragion per cui trascorse gli ultimi anni della sua vita lavorando in Umbria, lontano da centri quali Roma o Firenze. Il clima artistico della città toscana si diffuse in Umbria appunto per tramite del Perugino, che indirettamente influenzò colui che avrebbe ulteriormente innovata la pittura locale, ovvero quel Bernardino di Betto Betti meglio noto come Pinturicchio. La sua Madonna con Bambino e San Giovannino è esemplificativa del suo gusto per le immagini variopinte e gli accesi cromatismi, qui esaltati dall’uso del rosso nella veste della Vergine e nel libro sorretto da San Giovannino. Ma l’importanza del Pinturicchio risiede anche e soprattutto nella “laicità” della sua pittura: anche scene come questa di carattere sacro, perdono qualsiasi aura agiografica o ieratica, e divengono scene di vita quotidiana, calate nella nuova prospettiva rinascimentale dell’individuo “conoscitore e scopritore” della natura e del sapere.

Una mostra affascinante, fortemente radicata nel territorio – con opere provenienti da prestatori di tutta la regione, siano essi musei o chiese, che ricostruisce in maniera approfondita le vicende e le evoluzioni dell’arte umbra fra Medioevo e Rinascimento, laddove si gettarono le basi per la nascita del pensiero moderno. E anche l’Umbria e i suoi artisti ne furono protagonisti.

(In copertina: Ottaviano Nelli, Madonna con Bambino, Trinita’, Santi e Cherubini)

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