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13 Gen

A Padova, una fantastica collezione di Gauguin e altri tesori francesi

Dalla pittura storica di metà Ottocento all’avanguardia di Matisse e Redon, passando per la scuola di Barbizon e il paesaggio impressionista, e le avvisaglie astrattiste di Paul Gauguin, in mostra a Palazzo Zabarella i capolavori della collezione Ordrupgaard. Un’ampia pagina di arte moderna europea, raccolta dal banchiere e filantropo Wilhelm Hansen. Una mostra organizzata da Ordrupgaard, Copenaghen, Fondazione Bano e Comune di Padova. Fino al 27 gennaio 2019.

Camille Pissarro, Alberi di prugne in fiore, 1894 ©Ordrupgaard, Copenhagen, Ph. Anders Sune Berg

PADOVA. Se il patrimonio artistico dell’umanità è disponibile all’ammirazione di tutti, lo si deve anche all’impegno e alla generosità di filantropi che riescono a creare importanti collezioni di capolavori e, alla loro dipartita, le donano ai musei. Apprezzando, con la loro sensibilità, la bellezza e l’importanza dell’arte, decidono di offrire a tutti la possibilità di ammirare quei capolavori che loro stessi avevano apprezzato in vita. Uno di questi fu il banchiere, assicuratore e uomo politico danese Wilhelm Peter Henning Hansen (1868-1936), le 156 opere della collezione del quale erano ospitate in una Galleria appositamente costruita, e aperta al pubblico, ogni lunedì, a titolo gratuito. Il quale pubblico aveva la possibilità di ammirare le tele di Monet, Pissarro, Delacroix, David, Manet, Renoir, Cézanne, Gauguin, quanto di meglio la pittura francese aveva da offrire all’epoca. La passione per i francesi nacque in Hansen nel 1893, dopo un viaggio d’affari a Parigi; ma fu soltanto nel 1915 che, anche in conseguenza della sua intuizione circa il possibile aumento di valore dei quadri di Impressionisti, Fauves, Romantici eccetera, dette vita a un apposito gruppo di investimento, nel quale aveva coinvolti numerosi colleghi e amici facoltosi e amanti dell’arte. dopo tre anni di ricerche e acquisti, la collezione Ordrupgaard aprì al pubblico nel 1918, e si differenziava molto dai musei tradizionali perché offriva ai visitatori la possibilità di vedere i quadri da molto vicino, in ambienti intimi e domestici. Purtroppo, quella straordinaria collezione fu in larga parte dispersa nel 1922, quando le difficoltà economiche di Hansen gli imposero la vendita di molti quadri, acquistati da musei esteri. Tuttavia, pochi anni dopo, una ritrovata floridezza economica gli permise di ricostruire la collezione con nuove opere, che alla sua scomparsa la vedova donò allo Stato danese.

Pierre Auguste Renoir, Ritratto di donna rumena, 1877 ©Ordrupgaard, Copenhagen, Ph. Anders Sune Berg

Un secolo dopo la nascita di quella favolosa collezione, che lo svedese Klas Fåhræus avrebbe descritto come la “migliore collezione impressionista al mondo”, Palazzo Zabarella propone una selezione di quei capolavori, in una mostra a cura di Anne-Birgitte Fonsmark e Fernando Mazzocca.

Il percorso prende le mosse dal nucleo dei pittori storici neoclassici, fra cui Ingres e David, cantori delle grandezze della Francia, tuttavia limitati da un eccessivo formalismo accademico, che conferiva ai loro quadri una freddezza quasi scultorea che richiamava i marmi greci e romani. Furono i Romantici, in particolare Courbet e Corot ad ampliare l’orizzonte pittorico francese, nobilitando quei generi quali il paesaggio, gli animali, e la vita di provincia. Il metodo dell’en plein air consentiva di catturare la naturalezza della realtà, allontanandosi dalla “polverosa” pittura di studio, ma soprattutto il Romanticismo associava la visione del reale alle sensazioni che esso provocava nel pittore e nell’osservatore, giocando su poderosi effetti luminosi che avessero carattere sia estetico sia psicologico. Il paesaggio ebbe definitivo riconoscimento grazie alla nascita della Scuola di Barbizon, dall’omonimo villaggio non lontano da Parigi dove si recavano a dipingere Jules Dupré, Camille Corot, Charles-François Daubigny e Jean-François Millet, interessati a riprodurre fedelmente la natura. Il loro metodo e la loro informalità attrassero anche coloro che poco più tardi avrebbero dato vita al gruppo degli Impressionisti, ovvero Monet, Sisley e Renoir.

Paul Gauguin, Ritratto di giovane donna, 1896 ©Ordrupgaard, Copenhagen, Ph. Anders Sune Berg

Tuttavia Hansen non si fermava alla pittura di paesaggio, ma apprezzava anche la vita cittadina e, soprattutto, il ruolo sensuale della donna nella Belle Epoque; le luci di Parigi e dei suoi locali notturni, così come dei tabarin diurni; il Moulin de la Galette visto da Renoir, è uno dei fiori all’occhiello della collezione, accanto alle ballerine di Degas. A queste suggestioni, facevano da contraltare le vedute della periferia cittadina di Camille Pissarro, affascinato da quelle stradine strette e sporche, che riesce ad avvolgere di luce fiabesca.

Non secondaria l’attenzione di Hansen per le prime avvisaglie di astrattismo, a partire da quel Paul Gauguin che, stanco dell’artificiosità della vita in Europa, si spostò prima in Martinica e successivamente in Polinesia, dove morì nel 1903. Il suo sguardo verso la natura è intriso di sogno, di musica, di poesia, i suoi paesaggi sono viaggi in un passato mistico e primitivo, alla ricerca dell’essenza dell’anima umana. Gli è concettualmente vicino Odilon Redon, che conferisce un significato simbolico e spirituale agli oggetti inanimati attraverso l’impiego di un colore antinaturalistico. Legato invece a questioni estetiche, l’approccio di Henri Matisse, i cui colori sgargianti vanno oltre la realtà oggettiva, stravolgono proporzioni e prospettive, e aprono la strada all’arte moderna.

Su queste premesse, la mostra di Palazzo Zabarella è una bella occasione per una panoramica su circa un secolo di arte europea.

(In copertina: Claude Monet,Il Ponte di Waterloo nuvoloso, 1903-©Ordrupgaard, Copenhagen, Ph. Anders Sune Berg)

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