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18 Nov

Antonio Niccolini, scenografo dei Reali Teatri di Napoli

È stata inaugura martedì 7 novembre 2023 nella Sezione Teatrale della Certosa e Museo di San Martino la mostra “Antonio Niccolini, scenografo dei Reali Teatri di Napoli”, a cura di Pier Luigi Ciapparelli e Francesco Delizia, che sarà aperta al pubblico fino al 7 marzo 2024.

Protagonista di una varia e ampia produzione che spazia dalle dimensioni urbane a quelle effimere della scenografia, Antonio Niccolini (San Miniato di Pisa, 21 aprile 1772 – Napoli, 9 maggio 1850) è figura dominante nella cultura architettonica e teatrale napoletana della prima metà dell’Ottocento. Non meno importante è il suo impegno come primo professore della Reale Scuola di Scenografia – creata con Decreto Reale nel 1816 – di cui va considerato il vero promotore, avendone favorito la nuova organizzazione istituzionale e didattica, che viene approvata ed entra in vigore nel 1822, data anche della sua nomina a direttore.

L’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Certosa e Museo di San Martino intendono con questa iniziativa rendere omaggio allo scenografo-architetto, in continuità con le celebrazioni avviate nel 2022 in occasione dei 250 anni della sua nascita. La mostra è incentrata su una selezione dei circa 350 bozzetti, studi e schizzi di scenografie appartenenti al Fondo Niccolini, conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Certosa e Museo di San Martino, molti dei cui esemplari non sono mai stati esposti al pubblico.

Allestita nella Sezione Teatrale, presenta, secondo un itinerario fondato sul regesto aggiornato della produzione di Niccolini per il teatro, circa 90 esemplari del Fondo e alcuni dipinti e incisioni da collezioni private e pubbliche, insieme ad alcune delle opere della collezione permanente del Museo legate ai temi della mostra, come il ritratto di Domenico Chelli di Gaetano Forte.
Grazie alla nuova cronologia degli spettacoli, espressamente redatta da Paola De Simone per l’occasione e fondata sul regesto dei libretti di balli e opere sopravvissuti, sulle recensioni apparse nella pubblicistica dell’epoca e su materiale documentario archivistico, si è potuto aggiornare l’impegno del maestro per i Reali Teatri partenopei, rivedendone anche le diverse fasi produttive.

L’esposizione è articolata in sei sezioni, di cui la prima dedicata all’esordio di Niccolini al Teatro di San Carlo nel 1807, documentata dagli splendidi bozzetti per il ballo Cesare in Egitto di Gaetano Gioja con musica di Wenzel Robert von Gallenberg e per il melodramma Aristodemo del binomio Rossi-Pavesi. Da questo importante debutto diparte la fase di produzione continuativa e intensa per i teatri reali, estesa fino al 1822 e documentata nella seconda sezione. Dagli spazi arcaici dell’epopea omerica de L’incendio di Troja, all’Egitto consapevolmente filtrato dalla temperie artistica romana de La morte di Cleopatra, alla Roma di Numa Pompilio, alle raffinatezze ellenistiche de Le nozze di Alessandro e Statira, alla cultura artistica babilonese de La morte di Semiramide, i diversi esemplari presentati dispiegano la complessità delle diverse ambientazioni richieste da poeti e coreografi e la libera interpretazione che lo scenografo ne restituisce nei suoi elaborati.


Importante momento di cesura dell’attività professionale di Niccolini è l’incendio del Teatro di San Carlo il 13 febbraio 1816. A questo disastroso evento e all’allestimento del melodramma allegorico Il sogno di Partenope di Lampredi-Mayr, che celebra, il 12 gennaio 1817, la riapertura dell’auditorio ricostruito, è dedicata la terza tranche della mostra, il cui tema è anticipato all’inizio del percorso espositivo dalle ricostruzioni, a cura di docenti e allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, del costume di Giacomo Pregliasco per Isabella Colbran nel ruolo di Partenope (con la direzione di Gabriele Pacchia Mayer e Zaira de Vincentiis) e della scenografia di Antonio Niccolini (con la supervisione di Antonio Di Ronza).
Tra le opere presentate inerenti la distruzione, si distingue il noto capolavoro di Anton Sminck van Pitloo, puntuale reportage del tragico episodio messo a confronto con opere grafiche coeve, mentre il bozzetto di Niccolini e i figurini di Giacomo Pregliasco per lo spettacolo inaugurale evidenziano rispettivamente la inusuale e straordinaria dimensione onirica elaborata dal maestro, appropriata alla vicenda raccontata dal testo, e l’elegante classicismo dell’età della Restaurazione.

L’ultima fase di attività per il teatro di Niccolini, che si sviluppa in modo intermittente tra il 1823 e il 1840, viene raccontata nella quarta sezione della mostra, in cui si collocano, oltre alle diverse occasioni dettate dal cerimoniale di corte, importanti allestimenti per opere teatrali di Pacini, Rossini, Mercadante e Donizetti, tra gli altri. Le produzioni alle quali partecipa lo inducono a esplorare culture ancora poco note al pubblico della prima metà Ottocento, come gli Inca del Perù, gli Aztechi del Messico, l’India brahmanica e luoghi lontani quali le isole Antille e la Florida.
Risultato delle sue esperienze nello studio e conservazione delle antichità pompeiane, è, inoltre, l’ampio spazio dedicato a L’ultimo giorno di Pompei di Tottola-Pacini (1825), uno dei più fortunati successi dello scenografo, al quale il compositore attribuisce l’invenzione del soggetto dell’opera. Per questo episodio sono presentate due gouaches ancora poco note agli studiosi di scenografia, che illustrano due varianti dello spettacolo messe a confronto con le incisioni raffiguranti le stesse scene del celebre allestimento replicato alla Scala di Milano scaligero due anni dopo.


Oltre al Teatro di San Carlo, anche i palcoscenici del Teatro del Fondo (oggi Mercadante), in quanto teatro reale, e della più piccola sala dei Fiorentini nei pressi di via Toledo sono interessati dall’attività del maestro. A questa produzione è dedicata la quinta sezione con alcuni bozzetti che mostrano il suo sapiente controllo dello spazio scenico: in palcoscenici molto più angusti del Massimo, Niccolini riesce a costruire architetture complesse come la «Magnifica Moschea» per Zaira (1813) o ambientazioni “rustiche”, come il cortile di una locanda toscana per L’audacia delusa (1813), commedia in musica di Palomba e Mosca, ove inserisce elementi derivati dalla propria esperienza personale nelle terre native.

L’ultimo segmento della mostra è dedicato a una selezione degli esemplari ancora non riferiti a spettacoli, o la cui identificazione è dubbia, e consente di ripercorrere diversi tipi di spazi e ambienti urbani dove è evidente l’utilizzo della metodologia progettuale sperimentata da Niccolini in teatro, qui illustrata in diversi disegni di note opere dell’architetto, come la Villa Floridiana e la Casina di Villa Ruffo, messi a confronto con gli elaborati a destinazione scenica, da cui emergono la sua interpretazione della scenografia come rappresentazione dei ‘caratteri’ delle diverse nazioni e la straordinaria sensibilità per i temi del giardino e del paesaggio.
Il percorso si conclude con la restituzione in modelli tridimensionali di alcune delle scenografie più rappresentative, a cura della cattedra di Modellistica dell’Accademia di Belle Arti di Napoli coordinata da Rosario Barone.


Completa l’allestimento permanente della Sezione il dispositivo multimediale realizzato nell’ambito di una convenzione tra la Direzione regionale Musei Campania e il Centro Interdipartimentale di ricerca URBAN/ECO dell’Università Federico II di Napoli, diretto da Franco Cutugno, per il progetto CHROME (Cultural Heritage Orienting Multimodal Experience – PRIN MIUR 2015). Il dispositivo, in via di ultimazione, consente di accedere alla banca dati dell’intero Fondo Niccolini e di consultare e visualizzare le schede e le immagini ad alta risoluzione dei circa novecento fogli che lo compongono.

La mostra è accompagnata dal catalogo, a cura di Pier Luigi Ciapparelli ed edito da Arte’m, che raccoglie contributi dei principali studiosi dell’opera di Antonio Niccolini scenografo, con significativi documenti d’archivio.

All’inaugurazione, che ha luogo oggi martedì 7 novembre alle 14.30 (apertura al pubblico alle ore 17.00), alla presenza del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, partecipano il Direttore regionale Musei Campania, Massimo Osanna, il Direttore della Certosa e Museo di San Martino, Francesco Delizia, il Presidente e il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Rosaria Marchese e Giuseppe GaetaRenato Lori già Direttore dell’Accademia e il curatore della mostra Pierluigi Ciapparelli.

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