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2 Ago

Il gentiluomo

Nell’anno di Raffaello, Urbino celebra un intellettuale che fu sodale del celebre artista e con lui condivise l’interesse per l’antichità. Baldassarre Castiglione e la civiltà delle corti rivivono in una mostra d’arte, ma anche di ricerca documentaria, che tratteggia un vivace ritratto dell’epoca. A cura di Elisabetta Soletti e Vittorio Sgarbi. Fino al 1° novembre 2020.

Raffaello (attribuito a), Ritratto di Guidobaldo da Montefeltro, 1502-04 circa, Gallerie degli Uffizi

URBINO. Le Sale del Castellare del Palazzo Ducale sono lo scenario per un viaggio ideale nella cultura del Rinascimento, attraverso l’emblematica figura di Baldassarre Castiglione (1478 – 1529), che fu umanista, letterato e diplomatico, ovvero una personalità poliedrica come si conveniva a un intellettuale del Rinascimento. La sua personalità viene ricostruita attraverso lettere, documenti, opere d’arte, e una sezione virtuale, e la mostra ha il pregio di ampliare il punto di vista sul personaggio, uscendo dalla prospettiva limitata del Cortegiano, che per quanto opera importante (fornì infatti il modello dell’uomo di corte rinascimentale), non fu l’unica del Castiglione: compose infatti anche rime e testi teatrali. Ma fu tra i primi a capire l’importanza della conservazione dell’antichità (che il Rinascimento stava appunto riscoprendo); celebre a questo proposito la lettera scritta “a quattro mani” con Raffaello e indirizzata a Leone X per sensibilizzarlo sulla necessità di recuperare le rovine romane.

Attraverso la sua figura, la mostra è occasione per ricostruire l’ambiente e l’atmosfera delle corti rinascimentali; nato a Casatico (nelle campagne del mantovano) compì gli studi a Milano, dove si appassionò particolarmente alla letteratura greca e latina e allo studio di queste lingue, dopo di che ritornò alla corte dei Gonzaga e s’impiegò nel servizio diplomatico. Ma nel 1503, a seguito della sconfitta subita dai francesi (di cui i mantovani erano alleati) per mano degli spagnoli nella Battaglia del Garigliano, Castiglione accolse l’invito del Duca d’Urbino, Guidobaldo da Montefeltro, e si trasferì alla sua corte, che proprio in quegli anni, grazie anche all’astro di Raffaello, raggiungeva il suo massimo splendore. Qui strinse amicizia con artisti e letterati, amicizia che poté approfondire successivamente a Roma, dove risiedé dal 1513 al 1516 in qualità di ambasciatore dei Montefeltro. Questo “gotha” intellettuale è ricostruito in mostra attraverso i ritratti di Leone X, del Duca Guidobaldo, e del cardinale Pietro Bembo, mentre quello del Castiglione eseguito da Raffaello è presente in copia, perché l’originale è adesso a Roma alle Scuderie del Quirinale.

Raffaello, Ritratto di Baldassarre Castiglione, 1514-15, Musée du Louvre

Ricostruita la cornice dei personaggi, la mostra si addentra nel clima culturale dell’epoca, quello che ispirò il Cortegiano, il quale doveva essere mondano ed erudito conversatore, esperto nell’uso delle armi, ma anche di poesia e letteratura, nonché elegante nel vestire. Una situazione che la mostra racconta toccandone i vari ambiti: sono infatti esposti pezzi dell’Armeria Reale di Torino, fra cui un’armatura e una celata, che fanno pensare ai paladini celebrati dal Tasso e dell’Ariosto, e che sono raffinati esempi dell’equipaggiamento militare dell’epoca, e che vedeva anche in Italia una fiorente e valente industria. Lo stesso Castiglione, pur non avendola mai praticata, apprezzava l’arte militare, e possedeva un equipaggiamento completo da cavaliere, probabilmente più per senso estetico che per reali finalità pratiche. Ricercava con attenzione selle, staffe e bardature di buona fattura per i cavalli, così come spade, celate, lance, che fossero riccamente decorate. La mostra racconta quindi il buon gusto di Castiglione, esteta ante litteram, che aveva anche la passione antiquaria per la ricerca dei documenti e delle antichità, e fu appassionato collezionista così come altri grandi personaggi del suo tempo. Fra questi, Giulio Romano, Andrea Piperario, Pietro Bembo, ma anche Federico Gonzaga e altri signori.

Fra i dipinti in mostra, diverse sono quelli di Raffaello, che di Castiglione fu molto amico e che nel 500° della scomparsa trova un altro omaggio indiretto con questa mostra urbinate.

Di assoluto pregio, infine, la sezione bibliografica, che espone manoscritti originali di Castiglione, del Cortegiano che fu uno dei primi grandi libri europei moderni che rappresentò il modello ideale dei valori della civiltà delle corti, e a questo, appunto, Castiglione deve gran parte della sua fama. Ma la mostra urbinate è anche occasione per ammirare altri scritti del Castiglione e preziosi volumi antichi, che costituivano il bagaglio culturale indispensabile del gentiluomo dell’epoca: Petrarca, Boccaccio, Virgilio, Seneca, Lucrezio e Tito Livio. Di questi grandi autori sono esposte preziose edizioni cinquecentesche, autentiche opere d’arte che documentano il pregio in cui all’epoca era tenuta la stampa. Una ricca ed elegante biblioteca era infatti immancabile nella “dotazione” del perfetto gentiluomo dell’epoca, che all’occorrenza doveva sapere di poesia, storia, arte militare, galateo, politica.

Attraverso Castiglione la mostra ci accompagna idealmente nella bellezza del Rinascimento, che segnò probabilmente l’apice della storia italiana.

 

In copertina: Raffaello, La Muta (particolare), 1507, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino

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