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4 Feb

Jan van Eyck in mostra a Gand: la rivoluzione ottica

Nell’anno tematico dedicato al sommo pittore fiammingo, la città di Gand ospita una grande retrospettiva di studio e di confronto fra il maestro e le altre scuole pittoriche europee: Van Eyck. An optical revolution sarà visitabile al Museum voor Schone Kunsten fino al 30 aprile 2020.

Jan van Eyck, L’Annunciazione, 1434-36, National Gallery of Art, Washington

Jan van Eyck, Ritratto di Baudouin de Lannoy, 1435, Gemäldegalerie der Staatlichen Museen zu Berlin – Preussischer Kulturbesitz, Berlin

GAND. Venti soltanto le opere di  Jan van Eyck (circa 1390 – 1441) che ancora si conservano nel mondo. Ben 13 di queste saranno esposte in via eccezionale a Gand, nella grande mostra celebrativa del talentuoso innovatore della pittura fiamminga. Nonostante il suo indiscusso talento pittorico e la fama che in virtù di esso lo circondò in vita, più di un lasso dell’esistenza di Van Eyck ci è a tutt’oggi sconosciuto, a cominciare da luogo e data di nascita, ipotizzata sul finire del XIV Secolo nella zona di Maastricht, all’epoca parte del Ducato di Borgogna. Alla cui corte fu apprezzato dal sovrano Filippo III detto Il Buono, che lo nominò artista della casata, carica che mantenne fino alla morte nel 1441, svolgendo nel contempo anche alcune missioni diplomatiche. Quasi niente però si conosce circa la sua formazione, e i pochi documenti noti risalgono già alla piena maturità, ovvero ai primi anni Venti quando l’artista già si trovava a L’Aia, presso la corte di Giovanni di Baviera, allora signore della contea. E fu lì che attorno al 1424 lo raggiunse la nomina di Filippo Il Buono, grazie alla quale ritornò in patria. Il ducato era allora uno dei regni più splendidi d’Europa, grazie a un sovrano amante dell’arte e della cultura, che potremmo definire un umanista ante litteram. Bruxelles, Gand e Bruges erano le città principali, ricche grazie ai commerci e caratterizzate da una vivace vita politica e sociale, e il ricco ceto mercantile imitava l’aristocrazia nell’investire in arte una buona parte delle sue ricchezze. Fu questo clima a favorire le carriere di artisti come van Eyck, il quale può essere considerato come l’apice dell’arte tardo medievale, appena prima che sbocciasse il Rinascimento.
A caratterizzare lo stile di van Eyck e a dettarne la modernità, fu quel senso del realismo tipico del suo modo di rendere persone, oggetti, paesaggi, espressioni del volto, sfumature del cielo. Per la prima volta nella storia dell’arte, la realtà assume un carattere tangibile, la pittura si fa “specchio della vita” nel tentativo di raffigurare il gran teatro del mondo, affrancandosi dal misticismo ieratico che sin qui aveva caratterizzato il gusto artistico comune; cosa non sorprendente in un’Europa dominata dalla Chiesa. Ovviamente, la tematica religiosa rimase anche nell’opera di van Eyck, ma la prospettiva era completamente nuova: attorno alle figure divine si dispiegavano paesaggi quotidiani, reali, avvolti da una luce che non era più quella del paradiso ma quella, prosaica, delle stagioni terrestri; paesaggi in cui si muovono donne e uomini in carne e ossa, i cui volti rivelano un primo accenno d’indagine psicologica. In estrema sintesi, il nuovo corso pittorico inaugurato da van Eyck si basa sulla la verosimiglianza, la perfezione formale, l’attenzione al dettaglio minuto ed alla resa delle superfici, lo studio della luce.
Caratteristiche che lo splendido polittico Adorazione dell’Agnello Mistico (eseguito fra il 1432 e il 1433 per la Cattedrale di San Bavone a Gand e appena restaurato dopo un lavoro di diversi anni), riassume magistralmente. Gli otto pannelli sono per la prima volta esposti insieme in via eccezionale, e qui come nelle altre opere si può apprezzare la bellezza dei colori. La “rivoluzione ottica” apportata da van Eyck, cui fa riferimento il titolo della mostra, è dovuta alla stesura del colore in velature trasparenti (anticipando la moderna tecnica a olio) che permise all’artista di ottenere sorprendenti effetti realistici,
Pregio della mostra, allo scopo di far meglio comprendere al pubblico la portata delle innovazioni stilistiche introdotte da van Eyck, i suoi dipinti sono accostati ad altri di pittori a lui contemporanei provenienti dall’area germanica, la Francia, l’Italia e la Spagna, quelle regioni che nel Medioevo si caratterizzarono per la vivacità della scena artistica. Per l’Italia sono esposti i capolavori di Fra Angelico, Paolo Uccello, Pisanello, Masaccio, che a loro modo innovarono la pittura antica italiana e aprirono la strada al Rinascimento, alla stessa maniera in cui van Eyck modernizzava quella fiamminga.
Una mostra nel segno di van Eyck ma di respiro europeo, che segna una tappa importante del cammino dell’arte del Vecchio Continente.

In copertina: Jan Van Eyck, Particolare del Ritratto dei coniugi Arnolfini

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