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2 Apr

Procida. L’isola che c’è

Una quinta di casette colorate in tinta pastello, che si staglia sul porto di Marina Grande, accoglie il visitatore che sbarca a Procida, isoletta campana che con il suo essere “piccola” rispetto alle più note consorelle del Golfo di Napoli – Capri e Ischia – ha saputo conquistare la commissione di sette esperti nominata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che designa ogni anno la capitale italiana della cultura. Nel 2022 Procida potrà mostrare all’Italia e al mondo – perché la nomina innesca un turbinio di interessi che farà dell’isoletta di poco più di diecimila abitanti una delle mete turistiche preferite – quello che è e cosa ha da offrire allo sguardo attento del visitatore. 

Sul sito dedicato alla nomina a chiare lettere c’è già un’affascinante descrizione, declinata in diversi modi, di quello che l’isola mostrerà a chi vorrà toccare con mano la capitale della cultura italiana del 2022: “Le rotte ci portano in un luogo, Procida. Potenza di immaginario e concretezza di visione ce la mostrano come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni naturali. Procida è aperta. Procida è l’isola che non isola, laboratorio culturale di felicità sociale”. E ancora ecco le linee guida lungo le quali verranno sviluppate tutte le attività del 2022: Procida ispira, include e impara, immagina, inventa e crea perfino la sua “flotta di carta”, un’iniziativa a cura dei bambini procidani che hanno affidato al mare il messaggio “La cultura non isola”. Sì, perché l’isolano che necessariamente è in continuo contatto con la terraferma e parte e ritorna, porta a casa il mondo che incontra, così come trasferisce a sua volta il modo di vivere tutto isolano fatto di tradizioni e amore, attaccamento e necessità di vedere cosa c’è al di là del mare, un’attrazione fatale che fa dell’isola ieri e oggi il luogo ideale per una storia d’amore. Come quella raccontata in “Graziella”, il romanzo di Alphonse de Lamartine, che narra la sua storia d’amore con la giovane procidana, con sullo sfondo il Grand Tour, la Procida dell’Ottocento, la pesca, la lavorazione del corallo, e tutti gli usi e i costumi dell’isola di un tempo. Oggi di quel grande amore resta traccia anche nella visita alla Casa di Graziella, un’abitazione-museo dedicata all’omonimo romanzo. 

L’isola ha ispirato un amore più recente ma non meno struggente, raccontato nel film “Il postino”, girato da Michael Radford, con uno splendido Philippe Noiret, che ebbe nel 1994 come set il borgo marinaro della Corricella dove, a pochi passi dalle reti dei pescatori c’è la Locanda del Postino, dove nacque l’amore fra Mario Ruopolo (Massimo Troisi) e Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), ultima pellicola dell’attore napoletano scomparso in quell’anno e ricordato da una targa a lui intitolata nell’omonima piazzetta. La Corricella è il luogo dove il mare e le gite in barca sono a portata di mano, ma diverse spiagge e insenature si possono raggiungere anche con una passeggiata, come quella della Lingua e quella della Silurenza, a breve distanza dallo scalo marittimo.

L’origine vulcanica di Procida regala ad alcune sue spiagge un colore scuro. Cambiatene ogni giorno una, visitate Ciraccio e Chiaiolella, nella parte occidentale dell’isola, o l’arenile del Pozzo Vecchio. La più nota spiaggia di Chiaia, ad est di Procida, si può raggiungere con 180 scalini, ma ne vale la pena. La vita tranquilla di Procida iniziò a movimentarsi in senso turistico quando nel borgo di Terra Murata, nel 1988, Palazzo D’Avalos, che era un penitenziario dal 1830, abbandonò questa destinazione d’uso e venne acquisito dal Comune. Costruito nel 1563 dalla famiglia D’Avalos e poi divenuto Palazzo Reale dei Borbone che lo convertirono in una scuola militare acquisito dal Comune, è un intero complesso monumentale, formato da Palazzo D’Avalos, dalla caserma, dall’edificio delle celle, dal cortile, dall’edificio dei veterani, dalla medicheria, dalla casa del direttore e dal terreno agricolo della Spianata. Il borgo che ospita Palazzo D’Avalos, Terra Murata, deve il proprio nome alle mura che lo circondano, costruite per difendere gli isolani dagli attacchi dei saraceni. A proposito di edifici storici, la splendida abbazia di San Michele, edificata dai frati benedettini verso l’anno Mille è una meta interessante così come la Chiesa della Pietà e il crocifisso di legno datato 1845, in Piazza Sancio Cattolico. Ma sono soprattutto i Casali, abitazioni a più piani raggruppate attorno a un vasto cortile, del XVI secolo, ad attrarre per la loro unicità. Passeggiando tra vicoli, archi e corti interne, visitate Casale Vascello, un bell’esempio di architettura medievale di difesa. A proposito di archi, sull’isola troverete il vefio, un tipico terrazzo o balcone coperto da una volta ad arco policentrico. 

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