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12 Gen

Valadier. Orafo e “designer” nella Roma del Settecento

A Villa Borghese, una scenografica mostra a cura di Anna Coliva, in dialogo con la collezione permanente di arte antica, racconta la perizia artistica di Luigi Valadier, orafo di papi, nobili e regnanti. 87 opere da collezioni pubbliche e private, visibili fino al 2 febbraio 2020.

ROMA. Sacro e profano s’incontrano nel segno dello sfarzo e della magnificenza, in una mostra che celebra la bellezza dell’arte italiana sulla china di vari secoli. L’arte antica della collezione Borghese incontra le raffinate ed elaborate creazioni di Luigi Valadier (Roma, 1726 – 1785) in una mostra che ne racconta l’importante ruolo nel contesto culturale e artistico della Roma del Settecento, che era all’epoca una tappa irrinunciabile del Grand Tour degli intellettuali europei, ma anche meta prediletta di artisti, letterati, esteti, archeologi, ognuno affascinato dall’atmosfera ricca di storia e di arte che si respirava in città. Esponente di una “dinastia” di argentieri di origini francesi (il padre Andrea giunse nell’Urbe dalla Provenza nel 1714), seguì appunto le orme paterne lavorando nella bottega di famiglia, situata nella centralissima Via del Babuino, a pochi passi dalle residenze delle famiglie nobili, ma soprattutto a pochi passi dalla corte pontificia, di cui diventò orafo officiale a partire dal 1769. Ma fra i suoi committenti, si annoveravano anche diversi regnanti e dignitari stranieri, fra i quali l’Elettore Carlo Teodoro di Baviera  ed Enrico Benedetto Stuart, duca di York e cardinale. Ebbe però anche uno stretto rapporto lavorativo con la stessa famiglia Borghese, che vantava fra i suoi membri quel Marcantonio IV considerato fra i più munifici mecenati della Roma del Settecento. All’epoca, ma forse ancora oggi, esistevano due volti della città: uno popolare, colorato, vivace, e un altro più sussiegoso, legato per interesse e per censo agli strati più alti della società, ma dotato di un gusto assai raffinato e capace di apprezzare il bello nelle sue molteplici manifestazioni. E quella che scaturiva dalla perizia del Valadier suscitava l’ammirazione di tutta Europa.

Tratto peculiare del Valadier, l’equilibrio con cui seppe fondere nelle sue opere il gusto antico per il Barocco con quello per il moderno Rococò, per poi aggiornarsi nel Neoclassicismo. Angeli, dei, colonne, fiori, sbuffi, conchiglie, si affiancano in quei fastosi orologi, centrotavola, oggetti vari, che fanno del Valadier un autentico designer ante litteram, che spaziava dalla creazione di un piccolo e prezioso oggetto fino alla realizzazione di arredi e sculture dalle forme e dalle dimensioni assai più complesse. Argento, oro, bronzo, marmo, alabastro, tanti sono i materiali con i quali l’artista aveva dimestichezza e che, per mezzo di certosina pazienza e di un’abilità manuale superlativa, riusciva a piegare al volere del suo gusto artistico, a dar loro vita sotto forma di piccoli o grandi capolavori.

Tante le committenze di carattere sacro, anche dall’estero, a cominciare dalle due monumentali lampade che Valadier realizzò per il Santuario di Santiago di Compostela e che costituiscono l’apertura della mostra e tornano a Roma per la prima volta dalla loro creazione. Fra gli oggetti a carattere mondano, sei pezzi superstiti di un grandioso servizio da tavola in argento, composto da centinaia di piatti da portata, alzate, terrine, a cui Valadier lavorò per oltre vent’anni su commissione dei Borghese, ma che purtroppo le difficoltà economiche costrinsero la famiglia a fondere per ricavarne monete.

Sfortunatamente, nonostante il talento, Valadier non ebbe una carriera troppo fortunata, e morì suicida nel 1785, a causa di una grave depressione dovuta alle ristrettezze economiche e ai cattivi rapporti con il socio che era stato costretto a prendere con sé per far fronte alle difficoltà in cui versava la sua bottega: accadeva infatti spesso che molti clienti stranieri, dopo aver ritirato quanto chiesto all’artista, abbandonassero la città senza preavviso e senza pagamento. Dopo la sua scomparsa, le celebre bottega fu portata avanti dai figli Filippo, Tommaso e Luigi. Ma nonostante queste sfortunata vicende, l’opera del Valadier incanta ancora oggi per la sua raffinatezza.

 

VALADIER. Splendore nella Roma del Settecento. Installation view Ph. Alberto Novelli © Ministero per I Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Galleria Borghese

 

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